Vedi Pecco Bagnaia cadere a Barcellona, a nove curve dalla fine, e pensi che sia un modo per fare il pilota, di fare l’artista: è uno che reagisce al meglio sotto pressione, quando la deadline la puoi quasi toccare. Il suo primo mondiale in MotoGP l’ha vinto in questa maniera, recuperando gli ormai famosi 91 punti da Fabio Quartararo dopo l’ennesima caduta al Sachsenring. Nel 2023 il dramma è stato a Barcellona. E adesso, mentre Marc Marquez si prende la seconda posizione in campionato e Jorge Martín allunga in classifica, Pecco si ritrova così, a rincorrere, dove rende al meglio. Evidentemente è la sua zona, una situazione che gli permette di tirare fuori un demonio. Come funziona, per lui, andare a cercare lo scontro, la bagarre: in questa MotoGP è il principe del gomito a gomito. Con Marquez. Con Acosta. Pecco risponde sempre e se va male cade, se va bene si rimette davanti un altro po’.
“Sono incazzato nero”, dice appena arrivato in sala stampa. Alle televisioni ha preferito un briefing con i tecnici per capire cosa sia successo lì, a un minuto dalla bandiera: “È normale. Quando cadi e c’è un motivo valido è più facile da accettare. Quando cadi principalmente per le condizioni dell’asfalto ti fa un po’ più incazzare. Alla fine avevo gestito tutto perfettamente e cadere all’ultimo giro, a nove curve dalla fine, ti fa girare i coglioni. Soprattutto perché ero entrato più piano e con lo stresso freno. Quindi non c’è proprio un motivo valido, però evidentemente basta. Anche quando si è steso Binder mi è sembrato normale, sapevo che sarebbe stata una gara difficile ma l’avevo controllata fino a lì e quando mi sono steso… non so con chi prendermela, quando cadi il novanta percento delle volte è colpa del pilota. Però cazzo. Mi prendo le mie responsabilità, dicendo che forse avrei dovuto farla forte come il giro prima. Invece mi sono tenuto del margine e mi sono steso”.
Poi parla delle condizioni del circuito, a cui affida una bella parte di responsabilità: “Questa pista è un disastro. Andrebbe riassaltata assolutamente, ma quando spingi in safety Commission ti dicono di no. Sarà uguale nei prossimi anni, speriamo facciano qualcosa. Secondo me non è bello vedere così tante cadute in tutte le categorie come è successo quest’anno. Dovrebbero pensarci bene. In campionato questo zero influisce molto, sono 12 punti buttati nel cesso. A Jerez eravamo velocissimi, da podio. A Le Mans eravamo velocissimi, da podio. Qui era vinta. Quindi molto, influisce. Ho visto una classifica: prima di Barcellona nelle Sprint avevo fatto 14 punti, Martín 50. E nelle gare della domenica io 77 e lui 79. Quindi sta influendo molto, troppo”.
In tutto questo c'è anche quanto successo in qualifica, quando gli è stato tolto un tempo da pole position a causa di una bandiera gialla che, però, non ha penalizzato Raul Fernandez, con cui Bagnaia stava girando: “Davide (Tardozzi, ndr.) è andato a parlare con i responsabili perché voleva chiarire l’accaduto. Io la bandiera gialla non l’ho assolutamente vista, ci è stato fatto vedere solo un fermo immagine - neanche il video - di me piegato a sinistra con la bandiera gialla dietro a destra. Ancora peggio che a Portimão, fortunatamente avevo fatto un secondo giro molto veloce. Io ero insieme a Raul Fernandez, è strano. Va bene lo stesso, però ci vorrebbe un po’ più di costanza in certe cose”.
Ecco, un Bagnaia così arrabbiato non lo vedevamo da un po'. Flemmatico, duro, determinato. È l'uomo dell'ultimo metro, dell'ultima goccia di sudore. È, di fatto, nel suo angolo del ring con i nervi tesi e la voglia di picchiare forte.