“E’ veramente un onore per me scegliere dover scegliere tra questi piloti”- l’ha detto Gigi Dall’Igna, subito dopo la bandiera a scacchi del GP di Barcellona, con la faccia visibilmente provata dalla valanga di emozioni che l’ha travolto sin dal via e una consapevolezza che non è solo quella della gioia di vedere tre Ducati davanti: “sono stremato”. Sì, un Gigi Dall’Igna così non s’era visto mai. Letteralmente cotto. Tanto da sembrare uno che ha appena perso dieci anni di vita. Ecco perché ci viene da dire che l’unico che ha perso oggi qualcosa è stato proprio l’ingegnerissimo della Ducati. Specificando, però, che è pure stato contentissimo di farlo. La scelta e le solite discussioni su chi dovrà occupare la sella della Desmosedici identica a quelle di Bagnaia l’anno prossimo può aspettare. Adesso, invece, è il tempo della cronaca.
Perché in questa domenica a Barcellona il capolavoro dei capolavori l’ha fatto Pecco Bagnaia, giocando di intelligenza e regalandosi la follia di andare a sorpassare Martin proprio su quella stessa curva in cui ieri aveva gettato tutto al vento. “Ero arrabbiatissimo per ieri – ha spiegato - Sapevo che avevamo grande potenziale e all’inizio c’ho provato in tutti i modi. Quando ho visto che non riuscivo a mettere abbastanza gap ho cercato di gestire per tornare a attaccare nella seconda metà della gara. Sono contento”. Il campione del mondo ha rimesso in una sola domenica in chiaro chi comanda e perché comanda, ma non è stato l’unico a firmare un capolavoro in questa domenica al Montmelò.
Lo ha fatto anche Jorge Martin, mettendosi alle spalle le difficoltà della Sprint di ieri e provando comunque a andare a prendersi la corsa nonostante qualche problema di troppo, fino a regalarsi una seconda posizione che probabilmente vale quanto una vittoria. Il capolavoro l’ha fatto anche Marc Marquez, partito 14esimo e capace di rimontare fino al terzo gradino del podio, infilando all’ultimo anche quell’Aleix Espargarò che a Barcellona era sembrato imbattibile fino a ieri. L’otto volte campione del mondo ha anche azzardato di correre con la morbida al posteriore e ha chiuso sulle uova rispetto ai colleghi con la gomma media. E l’abbraccio con Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati, nel parco chiuso la dice decisamente lunga sul ruolo che il 93 avrà nel futuro del marchio (probabilmente con i colori di Pramac).
Basta coi capolavori? No, non basta. Perché è un capolavoro anche il quarto posto di Aleix Espargarò, tutto di gestione e intelligenza, così come è un capolavoro il quinto posto di un Fabio Di Giannantonio che zitto zitto, e con quel fare da romanaccio che non si prende sul serio, sta continuando a mettersene alle spalle decisamente tanti di quelli che tutti hanno sempre considerato più di lui. Il capolavoro l’ha sfiorato, salvo poi farne comunque un altro, anche il giovane fenomeno Pedro Acosta, caduto mentre cercava di soffiare la testa della corsa a Jorge Martin e poi capace di rimontare dall’ultimissima posizione, mettendosi alle spalle diversi piloti e andando comunque a conquistare un paio di punti che da un lato fanno classifica e dall’altro dimostrano che il ragazzo è di quelli faranno parlare a lungo. Un altro che il capolavoro l’ha sfiorato è Raul Fernandez, comunque sesto al traguardo con la “vecchia” Aprilia del Team Trackhouse.
Chi, invece, il capolavoro non l’ha fatto e anzi ha combinato un mezzo pasticcio (ma senza alcuna colpa, ndr) è Enea Bastianini, rimasto nelle retrovie dopo la partenza e poi protagonista di un “atto di disobbedienza” (sacrosanto, ndr) verso la direzione gara, che gli aveva chiesto di osservare un (discutibile, ndr) long lap penalty. “Quello che stabilisce l’arbitro va rispettato” – ha laconicamente commentato Gigi Dall’Igna, lasciando poi le giuste polemiche a Davide Tardozzi nel post gara. Niente capolavoro neanche per Franco Morbidelli, che ha lottato tra la sesta e l’ottava posizione per buona parte della gara, prima di far spegnere ogni sogno di gloria sulla ghiaia.
Quanto al resto della classifica, chiudono la top ten, dietro a Raul Fernandez, Alex Marquez con l’altra Ducati del Team Gresini, Brad Binder con la prima delle KTM, Fabio Quartararo con Yamaha e Miguel Oliveira con l’altra Aprilia di Trackhouse. Marco Bezzecchi, undicesimo, con Maverick Vinales e Pedro Acosta chiudono la classifica di quelli che non guidano una giapponese, davanti al quartetto Honda, Mir, Zarco, Marini e Bradl e dell’altra Yamaha di Alex Rins. Da segnalare, infine, che per effetto della penalità rimediata Enea Bastianini risulta retrocesso fino ala 18esima posizione. Gara finita sulla ghiaia, oltre che per Morbidelli, anche per Augusto Fernandez (sempre più lontano da un futuro in MotoGP) e Jack Miller (sempre più lontano dal box ufficiale di KTM).