Ci sono posti che hanno destino da “incrocio”. Ok, detta così è contorta, soprattutto se quel posto è Jerez e tra curve da interpretare ogni volta che non si fanno capire mai (tipo “la Pedrosa”) e asfalto che manda in sofferenza le gomme, di incroci non si vede neanche l’ombra. L’incrocio, però, è proprio Jerez, che ha quel destino lì. Non solo perché in questo 2025 segna il ritorno in Europa, di cui tutti hanno sempre parlato come se per i piloti della MotoGP facesse davvero la differenza correre su un continente piuttosto che su un altro, ma perché Jerez è uno di quei luoghi che eleggono eroi, segnano record e, spesso, diventano teatro di colpi di teatro. Un modo per dire che no, non è una pista come un’altra e che, in particolare in casa Ducati, le sensazioni possono umanamente essere quelle di prima di un grande evento.

Ecco perché è ingiusto parlare di Jerez come di un rematch tra Pecco Bagnaia e Marc Marquez. Sì, ok, sono stati loro stessi nelle dichiarazioni del mercoledì a ricordare il recente duello avuto proprio lì e le vittorie ottenute, quasi a rivendicare il trono di Jerez. Entrambi, però, sanno fin troppo bene che i regni della MotoGP durano fino “alla rivoluzione dell’anno dopo” e continuare a pensare che la leva che muove un pilota sia l’affermazione sull’altro – o addirittura il desiderio di vendetta sportiva – è francamente triste. Chi compete per rispondere a un istinto, lo fa sempre e comunque con se stesso come primo avversario. Vale persino per due che tutti, tutti davvero, vogliono mettere contro a ogni costo: Marc Marquez e Pecco Bagnaia.
Per entrambi, però, i pensieri saranno ben altri rispetto al compagno di squadra. E è ora di capirlo. Come direbbe Vasco: ognuno nel suo viaggio, ognuno diverso. Al di là del gusto e della possibilità di ritrovarsi veramente a duellare, fianco a fianco, magari per il primo posto e con quella che è oggettivamente la moto migliore del mazzo. Solo che Jerez, appunto, è un incrocio. Che questa volta arriva relativamente presto rispetto alla possibilità di trovare due ragazzi già così risolti da poter pensare all’altro. Vendicare, anche se solo sportivamente, non sarà il verbo. Il verbo sarà, piuttosto, partorirsi. Per Marquez perché proprio a Jerez, nel 2020, è iniziato l’ormai famoso calvario e sempre a Jerez, l’anno scorso e come ha raccontato lui stesso, con un podio è tornata la sensazione di fiducia. Oggi, come ha detto, è un altro Marc e è lì, esattamente a Jerez che sente di doverlo dimostrare proprio a se stesso.
Sì, “dimostrare a se stesso” che è esattamente anche il “partorirsi ancora” di Pecco Bagnaia. Non c’è il duello nella testa, ma come rinascere ancora in un 2025 che fin qui è stato gestazione. Al di là di tutto quello che è successo prima, al di là dei corpo a corpo del passato e, soprattutto, fregandosene davvero di chi c’è dall’altra parte del box e sopra una moto uguale a quella che lui, Pecco Bagnaia, sente di dover ancora conoscere davvero. “Negli ultimi tre anni – ha detto - ho raccolto molto qui a Jerez e sono contento di tornarci per il GP. Siamo stati sempre molto veloci e incisivi e abbiamo centrato il massimo risultato nelle ultime stagioni. In Qatar, abbiamo raddrizzato un weekend che, dopo la qualifica, sembrava davvero molto complicato: un altro podio importante e sensazioni alla guida sempre migliori”.
Non sono solo dichiarazioni di circostanza, ma parole che raccontano una necessità che adesso è troppo personale per proiettarsi su ciò che invece l’appassionato medio vorrebbe: rivalità e sportellate. Per tutto quello ci sarà tempo, in un incrocio diverso da Jerez. E lo dice, anche se con altre parole, pure Marc Marquez, spiegando che, adesso, la parola “duello” è qualcosa da associare solo a un bel ricordo. “Il GP di Spagna a Jerez è sempre speciale: la prima gara davanti ai tifosi spagnoli – ha detto - Sono contento, sarà un weekend impegnativo. Qui ho centrato il mio primo podio con la Ducati, l’anno scorso, dopo un bel duello con Pecco, che qui è davvero veloce, e non vedo l’ora di scendere in pista”.