“Se un pilota ha un talento eccezionale e anche una certa maturità umana e un modo di pensare superiore, cioè se ha una mente matura, allora quel pilota ha un vantaggio netto e positivo sui suoi rivali" _ Aki Ajo spiega così la differenza che c’è tra un semplice pilota di talento che potrebbe anche vincere qualche mondiale e uno che, invece, è un predestinato.
Lui, nella sua lunga storia nel motomondiale, i predestinati ha imparato a riconoscerli. Nel suo box, infatti, c’è passato anche un certo Marc Marquez all’inizio della sua carriera nel mondiale e adesso che il suo pilota di punta è Pedro Acosta non si fa troppi problemi a scomodare un paragone che per i più sarebbe impensabile. Oltre che pesantissimo. Con Aki Ajo che però lo dice senza mezzi termini: “Pedro è il prossimo Marc Marquez”.
Un modo per caricare il suo ragazzo ora che c’è un cammino da riprendere, una rimonta da completare su Tony Arbolino e pure un mondiale da andare a prendersi prima del grande salto in MotoGP con KTM, con Ajo che aggiunge: “Per me è sempre difficile confrontare i piloti. Ogni pilota ha la sua personalità, il suo carattere. Ma quello che vedo con i migliori piloti o con molti piloti davvero forti che hanno una carriera di successo, lo vedo anche con Pedro. Ha i piedi per terra. E posso sempre dire che capisce la vita, nonostante la sua giovane età. Ha solo 19 anni, ma pensa come un uomo maturo, con molta esperienza. Ogni volta che mi ritrovo a parlare di Pedro Acosta, a raccontare il suo modo di essere nelle corse e il suo approccio al lavoro, finisco per dire cose che in passato dicevo esattamente identiche su Marc Marquez. Ecco perché penso che i due siano veramente simili".
Un paragone, quello di Aki Ajo, che rappresenta anche una speranza per il motociclismo spagnolo, visto che sono in molti, anche sulla stampa di settore iberica, a considerare la carriera di Marc Marquez ormai nel pieno della così detta fase calante. “Con Pedro – ha poi concluso il finlandese - parliamo molto. Ma molte delle nostre conversazioni non ruotano attorno a dettagli legati al motociclismo o alla moto. Parliamo più della vita in generale. Ed è importante che i ragazzi cresciuti nel paddock capiscano la vita. Perché spesso ci aspettiamo che siano molto intelligenti e si comportino anche meglio di noi, che incarniamo la vecchia generazione. Ma noi siamo adulti più grandi e i piloti sono in realtà giovani poco più che adolescenti”.