“La cosa bella è che siamo umani e quindi riusciamo sempre un po’, ancora, a fare la differenza”. L’ha detto Fabio Di Giannantonio nella sala stampa di Jerez, dopo un GP di Spagna chiuso sì in quinta posizione, ma senza una gran sorriso stampato in faccia. Quel passaggio il pilota romano l’ha fatto in riferimento all’importanza di ali, alette e appendici aerodinamiche varie, spiegando che a volte gli stessi ingegneri si chiedono fino a che punto quegli accorgimenti fanno la differenza. Lui, invece, non se lo chiede più di tanto: “sicuramente tutto quello che abbiamo aiuta”. Approccio analitico, quindi, per un pilota che spesso si ritrova, oltre che a dover raccontare la sua gara, a dover spiegare questioni tecniche come se a lui e solo a lui venisse riconosciutolo speciale talento di saper raccontare in maniera semplice ciò che semplice non è.

E’ successo, appunto, anche nella sala stampa di Jerez, quando il Diggia s’è trovato ancora una volta a spiegare le differenze che ci sono quest’anno tra le Desmosedici e quelle che, invece, c’erano in passato. ”L’anno scorso Marc e io rischiavamo la vita spesso e spesso siamo finiti a terra – ha detto – perché facevamo con la GP23 tempi che l’anno prima con la stessa moto non facevano. C’era un gap di quasi un secondo tra le 23 e le 24. Eravamo quasi sempre oltre il limite. Io non ho guidato la GP24, quindi non posso rispondere su che cosa Pecco trova diverso, ma di sicuro quest’anno siamo un po’ più tutti lì: sia chi guida la 24, sia chi guida la 25. Tutte le Ducati funzionano bene e, facendo gli scongiuri, tutti i piloti Ducati stanno cadendo un po’ meno”.

Domani, sempre a Jerez, intanto, sarà giornata di test e Fabio Di Giannantonio, che guida una Desmosedici GP25, avrà qualche aggiornamento da provare, anche se a Sky, poco prima di presentarsi in sala stampa, aveva spiegato di non aver ancora visto la lista delle cose da fare per il giorno successivo. Salvo poi svelare che il lavoro, invece, sarà tanto e l’elenco è lungo. Componenti nuove o meno, il pilota romano – che ha praticamente saltato tutti i test invernali – approfitterà per mettere qualche chilometro sotto le ruote e macinare un po’ di esperienza in più. Magari buttando anche un occhio ai dati di tutti gli altri. “Marc la differenza la fa a sinistra – ha raccontato – Gli riesce sempre qualcosina in più e lo scorso anno questa cosa non era così evidente, invece quest’anno riesce a massimizzare ancora di più la sua caratteristica facendola diventare un punto di forza. In alcune piste fa la differenza in due o tre curve a sinistra e nel resto del tracciato fa le stesse cose che fanno gli altri. Se guardi Pecco, invece lui frena meglio di tutti e anche Marc fa peggio di lui in frenata. Poi c’è Alex che è un po’ un mix e in questo momento sembra quello più completo. A me? A me manca solo un po’ di feeling, stiamo andando bene: podio a Austin e anche qua potevamo fare molto bene. Ma non parto mai con un superfeeling e c’è da lavorarci sopra, ma sicuramente è perché mi manca un po’ di esperienza con questa moto”. E’ quello che gli interessa, al di là del quinto posto di oggi che sicuramente è un ottimo risultato, anche perché gli ha permesso di tenere d’occhio da vicino la KTM di Vinales.
“Maverick andava molto forte, io ho provato a attaccarlo e lui mi ha riattaccato – ha raccontato – abbiamo fatto una bella battaglia un paio di giri, ma questa volta, secondo me, io ho rotto un po’ le scatole alla sua gara perché alla fine si è rivelato più veloce di me. E’ stato bravo: aveva più passo e era tutto un filo meglio. Non c’era una differenza grande e sappiamo che le KTM quando vanno bene hanno nell’uscita di curva il loro punto di forza, ma anche io su questo sono sempre andato bene. Però in questo fine settimana non ho mai avuto un feeling perfetto e è per questo che non sono riuscito a risalire o dare ancora qualcosa negli ultimi giri, ma era, appunto, come se per Maverick fosse tutto un pochino meglio. Avranno sicuramente lavorato meglio di noi”.