Se il post di Ralf Schumacher ritratto al tramonto insieme ad Etienne, il suo compagno da due anni circa, ha fatto sorridere tanti degli appassionati del mondo dei motori, c’è chi invece ha subito voluto mettere le mani avanti per ricordare quanto nel 2024 un gesto del genere non dovrebbe fare notizia. Al di là della genuinità e dell’orgoglio che può esprimere il passo fatto dall’ex pilota di Formula 1, c’è però da rimarcare quanto in realtà un argomento del genere nel mondo del motorsport sia spesso lasciato tra le righe, se non emarginato direttamente, e quanto sia importante che faccia notizia per sensibilizzare una realtà tanto giusta quanto poco comune nei paddock. Ralf Schumacher è solo il secondo pilota nella storia della Formula 1 a fare coming out e forse c’è da chiedersi se il mondo che lo ha sempre visto protagonista in un ruolo o in un altro sia abbastanza aperto da rendere possibile ciò.
Perché è vero, nel 2024, in un mondo ideale, il coming out di un personaggio pubblico non dovrebbe più fare notizia. Purtroppo però le realtà che ci circondano e che effettivamente esistono non permettono all’ideale di diventare concreto, perché i pregiudizi esistono ancora e in un piccolo grande mondo come quello del motorsport è ancora difficile poter immaginare solo l’ideale. Soprattutto negli ultimi anni, perché ormai il pubblico non si affeziona più solo al pilota, ma anche al personaggio che rappresenta e punta costantemente i riflettori sulla vita privata di chi si espone nel circus della Formula 1. Che poi, più o meno era già una notizia conosciuta all’interno del panorama, viste anche le dichiarazioni ambigue rilasciate dalla ex-moglie circa vent’anni fa, ma per Schumacher evidentemente non era arrivato ancora il momento giusto per dichiararsi apertamente.
Il primo ex pilota di Formula 1 a fare coming out era stato Mike Beuttler, attivo in pista all’inizio degli anni settanta, e poi nessun altro nell’ambiente del mondiale. Già questo dice tanto, perché forse va proprio a rimarcare quanto il circus della Formula 1 sia ancora un ambiente da questo punto di vista chiuso. Si ricordano ancora i commenti fatti a Lewis Hamilton per aver scelto dei caschi arcobaleno, o la multa data a Sebastian Vettel per aver indossato una maglietta sulla griglia di partenza a supporto della comunità LGBTQ+, come i nasi storti per lo stemma della Mercedes arcobaleno sfoggiato sulla vettura durante la scorsa stagione. Certo, nel paddock non mancano i sorrisi e le braccia aperte, che superano chi invece ha ancora un muro alzato verso la diversità, ma forse in un mondo come quello del motorsport non è così scontato che un coming out sia accettato “come dovrebbe essere nel 2024”. Il paddock è come una grande città itinerante, con i suoi pregi e i suoi difetti e tante persone diverse che hanno vissuto scenari e vite differenti: non è automatico pretendere che sia sempre tutto rose e fiori.
Il coming out di Ralf Schumacher fa notizia nel 2024 per lo stesso motivo per cui Justin Fashanu, il primo calciatore dichiaratamente omosessuale, negli anni ‘90 venne tanto discusso. Perché fa parte delle conseguenze di essere un personaggio pubblico in un ambiente che cresce e si trasforma continuamente e che impara ad adattarsi a tutto quello che lo caratterizza. E sicuramente non sarà una notizia a tema sportivo, come può esserlo un pacchetto di aggiornamenti portati in pista da una determinata scuderia o l’aggiunta di un nuovo circuito nel calendario, ma è un argomento di cui bisogna parlare in quanto dietro allo sport ci sono delle persone che vivono quotidianamente un mondo che non rispecchia solo quello che succede in pista.
Un gesto come quello di Ralf Schumacher deve fare notizia in un mondo che si prepara ad accogliere le nuove generazioni e a tenersi strette invece quelle che già lo vivono ogni giorno perché sensibilizza il tema della diversità. Perché aiuta l’ideale a diventare concreto e ad aprire una porta che finora era socchiusa. Quindi sarebbe sicuramente bello vivere in un 2024 in cui un coming out non fa più notizia, ma allo stesso tempo è importante dare valore al coraggio di chi, per primo, ha trovato il modo di sentirsi libero.