Dopo le concitate qualifiche del Messico che hanno visto una Ferrari in estrema difficoltà, complice la scelta del team di portare in pista una vettura con il massimo carico sacrificando il sabato in vista dei risultati della domenica, Mattia Binotto ha risposto come di consueto alle domande dei giornalisti di Sky Sport F1, spiegando le scelte della Ferrari e analizzando i risultati delle qualifiche.
Un'intervista che però non si è svolta nel paddock dell'Autodromo Hermanos Rodríguez ma da remoto, con il team principaò della Ferrari collegato da Maranello e grande assente in Messico, dove ha lasciato la gestione del muretto nelle mani del fidato ingegnere Laurent Mekies, direttore sportivo della scuderia.
Ma perché Binotto non è presente in Messico? E perché è stato assente anche nel corso del weekend di Austin? Il team principal si era recato in America per seguire con il team lo sviluppo del weekend al COTA ma, a causa di un malore, ha scelto di far ritorno in Italia prima del previsto, tornando in anticipo a Maranello. Quella del Messico è invece un'assenza programmata: nei piani di Binotto infatti già c'era già rientro a casa dopo il fine settimana di gara americano e la conseguente presenza da remoto per seguire i risultati del team dal centro di sviluppo della scuderia Ferrari. Il motivo è lo stesso che ha portato il team principal a fare questa scelta anche nella scorsa stagione: poter lavorare da Maranello al progetto della Ferrari 2023 arrivato, a questo punto dell'anno, a un momento critico e fondamentale per i buoni risultati del prossimo anno in pista.
Binotto sa di lasciare il team in ottime mani con Laurent Mekies e il fatto che entrambi i mondiali siano già stati vinti da Red Bull mette il team principal davanti a una facile scelta: è troppo importante per lui, e per tutta la squadra, lo sviluppo della vettura 2023 che si giocherà il titolo a partire dal prossimo marzo.