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Quanta strada per arrivare lì, alla rabbia di una pole mancata

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

30 ottobre 2022

Quanta strada per arrivare lì, alla rabbia di una pole mancata
La Mercedes è definitivamente tornata. E adesso i risultati che a inizio stagione sembravano regali da dover accogliere non bastano più. Non per Lewis Hamilton, che ad Austin ha lottato come un diavolo per la vittoria e non a George Russell che nelle qualifiche del Messico non si è accontentato della gioia di una prima fila

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Quando George Russell ha conquistato la sua prima e unica pole position in carriera, nel corso del weekend di gara in Ungheria lo scorso luglio, neanche lui sembrava crederci. Una gioia improvvisa in un sabato di caos, un regalo per sé stesso e per la sua Mercedes reduce da un anno complesso, una stagione difficile dopo anni di grandi vittorie, record e titoli mondiali. 

Le cose per il team di Toto Wolff però non hanno fatto che migliorare, mostrando una parabola positiva che dall'inizio disastroso del 2022 li sta portando a riprendere forza, consapevolezza e voglia di vincere in questo finale di stagione. Una pole, una vittoria, un ottimo risultato, non sono più quindi a questo punto dell'anno regali da accogliere dentro gli errori o i problemi degli altri team, non sono stranezze, gioie da centellinare con il contagoccie. 

La Mercedes, squadra dei sogni di quasi un decennio della Formula 1, sta tornando a far vedere la grinta, i risultati, le potenzialità. Ottimi segni di un 2023 che potrebbe vederla rientrare nella lotta al mondiale dalla porta principale. Non è più quindi un'assurdità vedere Lewis Hamilton lottare come un leone per cercare di vincere il Gran Premio di Austin, per poi però doversi arrendere a un secondo posto alle spalle di un velocissimo Max Verstappen. Non è un'assurdità vedere George Russell arrabbiato con sé stesso per non essere riuscito a mettere insieme un giro perfetto nelle qualifiche del Messico e accontentarsi così di una prima fila in gara. 

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La rabbia del giovane britannico inglese è un segno, un buon segno, del percorso di crescita fatto dalla Mercedes in questo 2022. Figlio di una mentalità che Toto Wolff ha sempre sposato, quella di non arrendersi mai, di non darsi mai per vinti, di non buttare via le cose a metà solo perché - già lo potevamo vedere dalla prima gara del 2022 - tutto sembrava indicare la squadra di Hamilton e Russell come quella dei grandi sconfitti di questa nuova Formula 1. 

E invece si sono messi a lavorare, a testa bassa, con Hamilton che si è caricato sulle spalle il ruolo del pilota più esperto, più competente, pronto ad aiutare il team andando per tentativi, provando ogni weekend cose diverse anche a costo di buttare via singoli risultati. E con Russell che non si è lasciato abbattere dalla situazione intorno a lui: essere arrivato in Mercedes dopo anni di successi della squadra proprio quando le cose hanno iniziato ad andare male. Aver lottato come con tutto sé stesso, aver sfiorato la vittoria in Bahrain 2020 alla sua prima gara in Mercedes, aver combattuto per quel posto in un top team che non sembravano volergli dare, aver affrontare un compagno di squadra enorme come Lewis Hamilton senza paura o timidezza. 

C'è tutto, nella rabbia di una prima fila come quella del Messico. C'è la consapevolezza, la voglia di far meglio, la speranza di poterci riuscire presto. C'è lo spirito di un intero team che presto vedremo lottare lì davanti, dove sta cercando di fare ritorno.

Lewis Hamilton, George Russell e Toto Wolff
Lewis Hamilton, George Russell e Toto Wolff

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