Marc Marquez influisce nel mondiale anche quando non c’è. Ne è convinto il suo capomeccanito, Santi Hernández, l’uomo che da undici stagioni è come l’ombra dell’otto volte campione del mondo dentro al box di Honda HRC. I due lavorano insieme, ma hanno anche un forte legame d’amicizia: si stimano, si conoscono alla perfezione. Ecco perché le parole di Hernández, che ha partecipato al podcast di Change the Map, sono particolarmente importanti e significative. Perché ha parlato di un Marc Marquez scalpitante: “Sto solo aspettando che squilli il telefono – ha detto – Si capisce da mille indizi, in questo ultimo periodo, che Marc ora è pronto e che sta aspettando solo il momento giusto per tornare”. Un momento giusto che nel caso dell’otto volte campione del mondo significa solo una cosa: piena certezza che il braccio è totalmente ristabilito. “Se ci fosse stato ancora un mondiale da giocarsi – ha proseguito Hernández – sicuramente avrebbe forzato i tempi. Ma rientrare così, solo per rientrare, non avrebbe alcun senso, anche perchè il mondiale, a rigore di logica, è un traguardo impossibile per noi”.
Ma perché Santi Hernández sarebbe convinto che Marc Marquez influisce nel mondiale anche quando non c’è? Perché il capomeccanico del Cabroncito ha una teoria sul fatto che questo campionato del mondo sia orfano di un vero leader, di un protagonista capace di affermarsi in maniera netta su tutti gli altri: “È assurdo che dopo otto gare il leader abbia così pochi punti . La sensazione che ho dall'esterno è che i candidati al campionato del mondo fossero pronti a combattere contro Marc, che è l'attuale campione del mondo. Ma all’improvviso questo pilota è uscito di scena ed è stata una doccia fredda per tutti e questo scombussolamento ha generato maggiori spazi, con piloti che hanno fatto grandi gare e hanno ottenuto la vittoria”. Il riferimento, è chiaro, è ai così detti outsider che hanno messo nel sacco qualche prestazione oltre le aspettative, tipo Binder e Oliveira. Un mondiale condizionato non solo dal Covid19, quindi, ma anche da quello che è successo nella prima gara di Jerez, con la lotta all’iride che adesso è apertissima: “Sono almeno dieci i piloti che possono conquistare il titolo – ha proseguito Hernández - Non escludo nessuno, ma Joan Mir sta crescendo molto, per me sta andando molto bene e non si può ignorare. Dal mio punto di vista è un candidato ottimo e credibile per il mondiale, anche se non ha vinto nessuna gara”.
E, a proposito di chi non ha vinto neanche una gara, Santi Hernández non si è tirato indietro neanche quando l’intervista ha toccato “l’argomento Honda”. “Con Stephan Bradl – ha detto – stiamo comunque facendo un buon lavoro. E’ chiaro che i suoi obiettivi non sono quelli di Marc ed è altrettanto chiaro che è molto difficile essere tester e contestualmente anche piloti, perché sono approcci totalmente differenti al lavoro sulla moto”. Urge, insomma, un ritorno di Marc Marquez, con l’uomo che gli sta vicino da ormai undici anni che conclude: “Marquez è una persona super positiva e pensa sempre che andrà tutto bene, ma questa volta non si possono prendere rischi, anche perché non avrebbe alcun senso. Deve essere certo di essere al 100% e c’è la necessità di valutare giorno per giorno. I medici devono vedere come si riprende il braccio e lui stesso si renderà conto di quali sono i suoi sentimenti. Sarebbe un bene per tutti se tornasse il prima possibile, ma penso ancora che quest'anno le cose siano andate così e lui deve prendersela comoda, pensando a lui e al suo infortunio. Se è una gara allora una, se sono tre è tre. La squadra è pronta. Non ha senso tornare per tornare e il campionato è già deciso per noi . Quando sentirò squillare il telefono saremo pronti per andare al Gran Premio”.