Nonostante tutto pare che gli stia piacendo. Danilo Petrucci, dopo la MotoGP, aveva scelto il MotoAmerica per staccare e rilassarsi, ma forse non è stato proprio così. Ha vinto le prime due gare - ad Austin, pista che conosce - e ha visto l’altro lato delle corse in moto, scoprendo che la sicurezza a cui siamo abituati in Europa è più o meno esclusiva del vecchio continente. Poi, qualche settimana fa, ha deciso che non avrebbe corso un'altra Dakar per concentrarsi sul sogno americano. Così a Laguna Seca, uno degli appuntamenti più importanti del campionato, si è presentato con una Ducati Panigale nera e cromata con tutta l’intenzione di vincere.
Venerdì è sceso dal cavatappi impennando, giusto per ricordarci che non solo sa guidare la moto come un dio, si diverte anche parecchio a farlo. E così, in gara, si è portato a casa un terzo posto che profuma di spettacolo: con il campione in carica Jake Gange in fuga già dai primi metri, Petrucci si è messo ad inseguire l’altra Yamaha di Cameron Petersen, sulla quale ha tentato il sorpasso della vita all’ingresso del cavatappi all'ultimo giro. Danilo entra stretto, spalanca la gamba in staccata per prendere la corda, Cameron allarga finendo lì dove Valentino Rossi (un po' più esterno, per la verità) aveva battezzato l’asfalto quindici anni prima in una gara da antologia con Casey Stoner. Per Valentino quello fu un momento chiave del titolo vinto nel 2008, per Danilo è stata l’ennesima dimostrazione del fatto che ha ancora moltissimo da dare al motociclismo. Come raccontano i social del MotoAmerica poi, "Proprio quando pensavi che l'azione in pista avrebbe portato a rancori o peggio dopo la bandiera a scacchi, i due piloti si sono mostrati felicissimi per aver battagliato così, divertendosi moltissimo". E noi con loro.