Pietro Bagnaia ha quella roba lì. È una persona piacevole, attenta, leggera in superficie. È diventato padre giovane Pietro, forse così giovane da restare per sempre un figlio perché un’esperienza così, più grande di te, ti aiuta ad accogliere quello che ti accade, a capire che andrà bene. Succede al punto che alla fine non cresci più, rimani con la meraviglia negli occhi. Quest’uomo sulla cinquantina, il tatuaggio di una lumaca sul braccio e una famiglia che ha sempre praticato equitazione, gira per i circuiti di tutto il mondo per seguire il figlio. “Ero un po’ cazzone, da piccoli portavo Carola e Pecco a fare di tutto, anche robe estreme”, dice lui con un sorriso. Siamo ad Assen, in Olanda. Registriamo all’interno del Panama Peak P10+ con cui siamo arrivati in circuito dall’Italia. Di fatto, oltre a un mezzo di trasporto, il P10+ è diventato un ufficio e una casa, tutto assieme.

Quando chiediamo a Pietro Bagnaia di come va suo figlio in moto gli ridono gli occhi: “Riconoscerei Pecco anche se tutti i piloti fossero vestiti di nero. Quando guida è come vedere una meravigliosa ballerina. È aggressivo, ma accompagna tutto con grande dolcezza. Lui quando prende il freno spacca la leva, però con dolcezza. E la sua postura, quando esce dalla carena per andare in frenata, l’ingresso della curva… Ci sono piloti che strappano le manopole, lui no”.
È, forse, il momento sportivo più complicato per Francesco Bagnaia, che un anno davvero difficile l’aveva vissuto soltanto una volta, all’esordio nel motomondiale nel Team Italia. “Piuttosto che pensare a ciò che è stato, meglio pensare a ciò che è e farlo funzionare”, dice suo padre. Non solo però: “La faccio troppo semplice, come chi scrive qualunque tipo di cattiveria sui social il lunedì. Il livello è talmente alto, è talmente complesso… perché un pilota ha perso due, tre decimi al giro? Non stiamo parlando di secondi. Io ho la certezza che questi ragazzi facciano tutti paura. E per andar forte basta una certa cosa, ma per volare…”. Per volare serve la magia, come avrebbe detto un vecchio dj.
Quello che abbiamo davanti, con tutte le probabilità, è un uomo fortunato che non vuole darlo a vedere. Si concede di rado alla stampa, anche se poi quando lo fa riesce ad essere sempre intenso. Quando gli mandiamo la clip con l’intervista ringrazia, dice che parlando con certe persone non c’è bisogno di mettersi al riparo. E poi: “Però l’ultimo pezzo, in cui dico agli ascoltatori di essere buoni, l’avrei tenuto!”. Gli abbiamo risposto che non serviva. Pietro Bagnaia ha quella roba lì e passarci del tempo assieme è un grande privilegio.
