Sarebbe veramente assurdo che la dirigenza juventina non confermasse Andrea Pirlo sulla panchina, dopo che il medesimo ha arricchito la bacheca della nona Supercoppa e della tredicesima Coppa Italia, nonché arraffato il quarto posto utile per giocarsi l’anno prossimo la Champions League, sempre che non si valuti più attraente un infinito triangolare con Real Madrid e Barcellona.
Mi sembra di sentire l’eco in lontananza di José Mourinho, a proposito, ben tornato Special One: “Roma, zero tituli; Milan, zero tituli; Napoli, zero tituli”. Juve, due tituli. Insomma, dopo nove scudetti consecutivi, la Juventus non abdica del tutto. Altrove festeggerebbero una settimana, da noi danno tutto per scontato e illustri tifosi parlano di fallimento e vorrebbero un nuovo cambio di panchina, il quarto in quattro anni, manco fossimo il Toro di Cairo, il Genoa di Preziosi o il Palermo del mitico Zamparini. Un nuovo allenatore dimostrerebbe che la società non sa più programmare, che le idee sono confuse e che la coraggiosa proposta di un tecnico giovane andrebbe abortita dopo appena una stagione così così ma non proprio fallimentare. Sarebbe un altro passo falso: cacciato Allegri in nome del bel gioco, preso Sarri, delegittimato e silurato per scarsa empatia con la squadra nonostante lo scudetto, preso Pirlo per inaugurare una nouvelle vague in prospettiva con i giovani De Ligt, Chiesa, Kulusevski e ora di nuovo lì a storcere il naso perché non ha vinto il decimo consecutivo e perché è uscito male in Europa, manco fosse una novità recente l’allergia alla Champions League.
Da settimane impazza il totoallenatore. Prima i big che non arriveranno perché non ci sono più soldi: il sogno impossibile Antonio Conte, a patto che cambino presidente e direttore generale perché con Andrea Agnelli non si parla da tempo, il sogno possibile Max Allegri che rancoroso non è, ha voglia di tornare ad allenare ma lo chiamassero a Madrid o a Londra ci andrebbe subito, l’utopia Zinedine Zidane che invece farà il nuovo tecnico della nazionale francese dopo gli europei. Le candidature di secondo piano fortunatamente (per noi tifosi) sono già tramontate. Hanno parlato di Rino Gattuso (fuori dalla Champions perché ha sbagliato la partita più facile, dimostrando così la solita fragilità), Simone Inzaghi (perfetto aziendalista, ma non entusiasmante), Sinisa Mihajlovic (troppo lontano dallo stile Juve). Nessuno dei tre giustificherebbe la sostituzione di Pirlo; se contano i titoli e la mentalità vincente, qualcosa il Maestro ha già dimostrato e perdere la pazienza dopo una sola stagione, la più assurda di sempre con gli stadi vuoti e un calcio ridotto a simulacro postmoderno, sarebbe ripeto una follia.
Invece di ipotesi balzane, Agnelli e Paratici o chi ci sarà al loro posto in caso di avvicendamento dirigenziale pensino a ringiovanire la squadra, abbassare il monte ingaggi, investire su giovani italiani. In ogni reparto la Juve 2021 presenta qualche criticità. Il portiere non è certo della riconferma, ha mercato e a Torino vorrebbero Donnarumma. Via Buffon, si cerca anche un secondo e potrebbe tornare Perin. In difesa chissà se ci sarà ancora Chiellini - ottimo il finale di stagione - forse un centrale in più servirebbe, certo urge un terzino sinistro. Metà centrocampo va cambiato, ammesso di trovare ammiratori per Bernardeschi, Ramsey, Arthur e Bentancur. Fosse per me via anche McKennie e conferma certa per Rabiot che Pirlo ha quasi trasformato in un giocatore vero. Davanti manca una punta, potrebbe essere Icardi, ma il nodo vero è rappresentato dal rebus CR7: resterà o andrà via? Senza Champions la risposta era scontata, così è assai probabile che Ronaldo onori l’ultimo anno di contratto che gli valgono oltre 30 milioni netti di stipendiuccio. Da una parte sembra fantascienza discutere l’autore di oltre 100 gol in tre stagioni, dall’altra pensare a una Juve senza Cristiano è un’eventualità certa, solo rinviabile e non di molto. Di mio, avendo sopportato la dipartita calcistica di Platini e Vialli sono comunque pronto a tutto.
Al termine della partita di domenica sera a Bologna Andrea Pirlo ha ancora ribadito di sentirsi lui l’allenatore della prossima stagione. Ha ragione, lo merita e spero che a nessuno vengano in mente ulteriori avventurismi. Non vedo l’ora di tornare allo stadio e voglio vedere il Maestro seduto in panchina, per credere ancora che nel calcio contino il valore, i risultati, l’onestà e la si smetta di usare a sproposito termini come “comunicazione” che l’allenatore non è un mestiere da buffoni ma da persone serie. A proposito, non vorrei ritrovarmi come ai tempi di Dino Zoff, cacciato dopo due coppe per far posto a Gigi Maifredi. Allora la scelta fu di Montezemolo, il calcio champagne. Ecco, i visionari si occupassero della Ferrari, lì si che c’è bisogno di qualche idea folle.