l GP di Germania al Sachsenring non è stata certo nel segno della Ducati, fatta esclusione per la Pole Position di Johann Zarco che aveva provveduto a calmare gli animi: “Vado bene sul giro secco, ma in gara sarà un’altra cosa”. Aveva spiegato prima di chiudere la corsa all’8° posto. Per Pecco Bagnaia invece è stato l’esatto contrario: dopo qualifiche rovinate a causa del traffico e una partenza dalla decima casella, il torinese ha chiuso quinto dimostrando di avere il passo dei primi. Jack Miller è nel mezzo, quarto in partenza e sesto all’arrivo. Se è vero che Fabio Quartararo ha allungato in classifica, è altrettanto vero che ad oggi ci sono tre Ducati in 10 punti, a dimostrazione del fatto che a Borgo Panigale hanno spinto per rendere il missile rosso un po’ più democratico. E che in Yamaha, di contro, rischiano l'egemonia. Ne abbiamo parlato con Michele Pirro, da sempre un punto di riferimento per lo sviluppo della Ducati in MotoGP. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Michele! Ci sono tre piloti Ducati in 10 punti. La Desmosedici è diventata la moto più versatile in MotoGP?
“Sono i risultati a parlare, sicuramente avere tre piloti nei primi quattro è segno di una competitività del pacchetto e dei piloti. Non era mai successo, quindi vuol dire che abbiamo fatto un bel lavoro. L’obiettivo però è il mondiale e dobbiamo spingere forte”.
È bello però che questi tre piloti vadano forte con uno stile diverso. La moto, rispetto al passato, si adatta molto.
“È stato il nostro obiettivo in questi anni: evitare che succedesse quello che era accaduto a Ducati con Stoner o alla Honda con Marquez. È vero che dobbiamo raggiungere il mondiale, ma è anche vero che di Stoner ce n’è sono solo uno, ma anche di piloti che riescono a guidare in un certo modo non ce ne sono poi tanti. Rendere i piloti veloci e competitivi è sempre una cosa bella, poi il prossimo anno ci saranno otto Ducati: vuol dire che abbiamo fatto un gran lavoro”.
Se tu dovessi puntare su uno di questi tre piloti (Johann Zarco, Jack Miller e Pecco Bagnaia) per il 2021, chi sarebbe?
“Tutti e tre hanno delle caratteristiche diverse. Chiaramente se mettessimo assieme i punti di forza di ognuno saremmo a posto. Ma credo che potremmo cominciare a pensare a queste cose dopo Misano. Ognuno ha i suoi pregi, l’importante è che il risultato finale sia quello giusto”.
Anche quest’anno ci sarà una doppia gara in Austria…
“Vediamo, anche il Mugello era la nostra pista. Non poniamo limiti alla provvidenza! Comunque credo che Bagnaia possa fare la differenza. Se riuscisse a ritrovare il modo per partire un po’ più davanti… Ieri ha dimostrato di avere un passo spaventoso”.
Qualche anno fa nessuno avrebbe detto che la Ducati è una moto versatile. Sembra che vi siate scambiati di posto con Yamaha, che va forte solo con Fabio Quartararo.
“Difficile da dire, bisognerebbe essere lì. Siamo concentrati sui nostri problemi e vogliamo migliorare su quelli. I momenti difficili capitano, loro hanno la fortuna di avere un Quartararo in palla che riesce a sfruttare tutto quello che ha”.
Quindi tu pensi che sia lui a fare la differenza, guidando sopra i problemi con uno stile che si adatta alla moto?
“Si, esatto. Come fa Marc Marquez. Perché se in Germania non ci fosse stato lui non avremmo mai capito il livello di competitività della Honda. A volte il limite è veramente sottile, soprattutto quando hai piloti che fanno la differenza”.
A proposito di Marc Marquez: che sapore ti ha lasciato questa sua vittoria al Sachsenring?
“Credo che tutti gli sportivi, i tifosi, gli hater, i complottisti… Devono tutti inchinarsi e fare i complimenti ad un ragazzo che ieri ha fatto qualcosa di incredibile. È venuto fuori da problemi veramente grossi. Quando è così bisogna mettere da parte la tifoseria e dire grazie. Lui fa bene al nostro sport, perché è un talento incredibile, e tutto quello che ha fatto dopo un anno difficilissimo merita rispetto”.
Se Valentino ti chiedesse come va la Ducati… Che gli risponderesti? Lo vedresti bene nel suo team l’anno prossimo?
“Io credo che Valentino sappia… Ha avuto solo la sfortuna di usare la Ducati in un momentaccio. Credo che questa sia un’altra Ducati, con cui potrebbe comunque divertirsi. Però non so, penso che in fin dei conti anche l’età faccia la sua parte. Sicuramente magari mi piacerebbe che la provasse un giorno, ma non sono convinto che fare una stagione possa essere per lui - tra virgolette- una cosa positiva. Mi piacerebbe, ma credo che ci siano tanti altri fattori in ballo”.
Ad aver stupito, dal Mugello, è stata la KTM: dal Mugello hanno cambiato passo e Miguel Oliveira ha portato a casa tre podi di cui una vittoria. Tu come la vedi?
“Mah, la KTM ha avuto un’accelerata incredibile nell’ultimo mese. Bravi loro, si vede che hanno trovato qualcosa di positivo per far funzionare il tutto. Sono passati dal fare fatica a stare nei primi dieci a lottare per la vittoria. Bravi, dobbiamo cercare di lavorare per stargli davanti comunque”.
Può essere il nuovo telaio a fare tutta questa differenza? Nel live con Giovanni Zamagni, per moto.it, hai parlato di qualcosa che non torna.
“Magari il telaio dà più confidenza ai piloti. Quello avrà fatto il suo, ma credo sia un’insieme di cose. Quando ho detto che qualcosa non torna intendevo che, dovendo provare a batterli, dobbiamo capire cosa hanno trovato di positivo. Non intendevo che abbiano fatto qualcosa di strano, ma che sono stati bravi. C’è qualcosa che ci sfugge, ma sono stati bravi a risolvere i problemi in poco tempo. Nella MotoGP di adesso è tutto molto complicato”.
Recentemente hai parlato anche con Andrea Dovizioso, che conosci bene. Che idea ti sei fatto del suo rapporto con Aprilia? Forse non ha voglia di tornare?
“Sai, per un pilota come lui che è abituato a vincere non è facile. Il prossimo anno compierà 36 anni e rimettersi in gioco a quell’età… Ci sono tanti fattori che vanno valutati. Non è corretto dire torni e basta. Perché dopo da un pilota come Dovi ci sono delle pretese e non è facile”.
Certo. Anche per Marc Marquez, nonostante l’infortunio, una parte delle difficoltà vengono sicuramente dall’anno di stop.
“Si, esatto. È vero che Andrea corre nel motocross, ma la MotoGP è tutta un’altra cosa”