I piloti hanno le tutte sdrucinate (che in Italiano non si dice, ma rende bene l’idea), i meccanici, invece, hanno la morca sulla punta delle dita e a Misano c’erano 75000 persone. Sì, in 75000 pronti a fregarsene, e anzi a godere, di tute sdrucinate e unghie sporche per godersi uno spettacolo che è stato potente e per nulla distante. E’ la riflessione che viene da fare dopo tre giorni passati al marco Simoncelli World Circuit, per il round in terra romagnola (sanmarinese, ufficialmente) del World SBK. Ok, la Superbike non è più quella di una volta e sta pure morendo, ma se al capezzale ti ritrovi quasi 75000 persone, forse è il caso di ripensarci e non morire più. Oppure morire lo stesso, ma nella maniera più spettacolare possibile. Che poi è il modo per non morire mai.
C’è chi dice che in futuro si correrà con le naked o addirittura con le endurone turistiche e chi – e questa sembra vera veramente – sostiene che Discovery Channel comprerà tutto il baraccone per creare una mezza accozzaglia insieme ai campionati di Endurance. Ma i 75000 di Misano dovrebbero bastare a spiegare che in verità non c’è proprio un ca*zo da inventarsi. Perché la formula funziona e perché in Superbike ci sono storie rare come il tartufo buono, ma alla portata come le patate. Al contrario di quanto accade in MotoGP, dove le storie non è che mancano, ma quasi mai si possono davvero raccontare o ascoltare dalla viva voce dei protagonisti. Il problema, però, è che nessuno ha chiesto davvero a ognuno di quei 75000 la ragione per cui fossero lì.
C’abbiamo provato noi, non con tutti, ma con alcuni e a campione. E la risposta che hanno dato tutti è, in estrema sintesi, che sarà pure tutto più lento e opacizzato, ma è anche tutto meno distante. A Misano l’hanno ricordato anche i piloti stessi, da Toprak che guida come Dio e le vince tutte in faccia a Ducati e Yamaha, passando per Danilo Petrucci che si porta a casa tre gare a suon di “faccio un altro giro e poi mi ritiro” e finendo con un Andrea Iannone che sorride a tutti, ha una parola per tutti e che, appena messa la tuta gialla bianca e nera si trasforma in una sorta di supereroe della simpatia (sì signori miei: il pilota Andrea Iannone è simpatico, ndr). Per non metterci sopra, poi, le storie di rinascita come quella di Nicolò Bulega o quelle di declino come Jonny Rea o, ancora, quelle di uno che ha vinto tutto e si ritrova sulla croce perché troppo piccolo, quasi bullizzato e “costretto” a pesare come gli altri. Tutta gente che nel paddock della Superbike incontri in ciabatte a fare su e giù (e se è mattino presto pure in accappatoio a uscire dagli stessi bagni che usano tutti gli altri), confondendotela con quella che sta lì a caccia di selfie. Senza scooter elettrici super adesivati per fuggire via da chiunque provi a fermarli e, soprattutto, consapevoli di giocare un altro campionato. Che non è una SerieB, sia inteso. E’ semplicemente un campionato e un ambiente per gente più normale. Tanto che nel paddock possono entrarci tutti, pagando un biglietto che non costa una fortuna e abbinandolo, magari, a un posto nel prato o in tribuna. Insomma, senza pass da privilegiati che possono accedere al mondo riservato ai pochi, mentre i comuni mortali stanno fuori.
Ecco, umana normalità e umani prezzi. E’ davvero tutto quello che ci sarebbe da inventarsi, senza stare a pensare a robe troppo esotiche e senza mettere insieme discipline che insieme non possono stare. I 75000 di Misano hanno, di fatto, indicato la strada insieme ai piloti stessi: chiedendo normalità e dimostrando di apprezzarla. E, se andiamo a stringere, ciò che manca davvero sono solo le moto normali, perché le moto con cui si corre adesso in Superbike saranno pure “derivate”, ma “di serie” hanno poco o niente. Invece la richiesta degli appassionati veri sembra essere una sola: dare moto normali a questi ragazzi che sono un po’ più speciali del normale e dare prezzi normali a questi appassionati che sono un po’ più speciali del normale. Le stesse identiche supersportive che andiamo a comprare a rate e a suon di sacrifici, ma senza specchietti e targa. E basta. Significherebbe anche abbattere i costi per marchi e team. E il clamore (noi che, come tutti i giornali online, viviamo di riscontri delle visite fatte nel sappiamo qualcosa) che hanno fatto, ad esempio, le notizie sui tempi fatti da Bagnaia con la Panigale normale proprio a Misano o da Oliveira, sempre a Misano, con l’Aprilia RS660 Estrema (ma normale) dimostrano che il vero spettacolo che la gente si aspetta è uno solo: capire (e godere) - con un riscontro oggettivo e non falsato dall’evoluzione dei mezzi mandati in pista - quanto ca*zo di manico hanno persino quelli che consideriamo normali. O che abbiamo considerato di SerieB.