Jake Paul ha esagerato. Troppe categorie di differenza fra lo youtuber statunitense e l'ex campione del mondo dei pesi massimi Anthony Joshua. Forse la vittoria, ai punti per split decision, contro la salma di Mike Tyson alla soglia dei sessanta anni lo aveva illuso. Paul non è un pugile, quantomeno non un professionista capace di gareggiare contro atleti di prima fascia. Ce lo si poteva immaginare ma nella notte Anthony Joshua ha messo il sigillo definitivo.
Sono serviti a poco i campioni ingaggiati come sparring partner, gli allenamenti sfarzosi e all'avanguardia, accuratamente documentati sul web. Il ring è un'altra storia, i chili di differenza, i quindici centimetri di allungo e la classe di un ex campione del mondo e medaglia d'oro olimpica hanno pesato sul gancio esploso al sesto round.
C'è chi alla vigilia prospettava una tragedia, un massacro, il ko è stato a dir la verità anche piuttosto tardivo. Joshua ha scherzato al gatto col topo nei primi quattro round piuttosto fiacchi, poi l'accelerazione al quinto round, dove lo statunitense è finito al tappeto per due volte. All'inizio della sesta ripresa il match è già scritto, Joshua fiuta il sangue e Paul è già allo stremo, finisce a terra prima con una combinazione di colpi alla testa, poi riesce a rialzarsi ma le ultime speranze si infrangono contro un micidiale gancio destro al volto.
Il referto dice doppia frattura alla mascella, con tanto di foto della lastra pubblicata sui social unita alla battuta-provocazione “give me Canelo in 10 days”.
È la seconda sconfitta in carriera subita da Paul. La prima, guardacaso, fra figuranti ed ex atleti di altre discipline da combattimento, era arrivata contro l'unico pugile dignitoso affrontato, Tommy Fury, fratello dell'ex campione Tyson.
Joshua torna invece alla vittoria dopo il pesante ko subito più di un anno fa da Daniel Dubois. Un modo per rilanciarsi, senz'altro sul piano mediatico. Pugilisticamente l'inglese è apparso a dire la verità poco brillante. Ci sono voluti quattro round di riscaldamento per mettere al tappeto un atleta di tutt'altra categoria rispetto alla sua. Lo ha ammesso lui stesso ai microfoni dopo il match: “Ci è voluto un po’ più del previsto, ma il destro è finalmente andato a segno”. Sempre dal ring di fronte agli oltre 19 mile spettatori del Kaseya Center di Miami ha lanciato il guanto di sfida a Tyson Fury. Dopo un paventato ritiro ad inizio anno infatti The Gipsy King quest'estate ha annunciato che ritornerà sul ring. Da qualche tempo ha iniziato a beccare il connazionale sui social network, definendo Joshua un “perdente senza classe”. AJ vuole rispondere con i fatti: “Se fa sul serio, vediamoci sul ring e lasciamo parlare i pugni”. Wembley si prepara al derby britannico?
Poca boxe tanto show dunque nella notte a Miami. Per Jake Paul rimane il merito di aver lottato, di essersi rialzato per ben tre volte e di aver catalizzato soldi e attenzione ad un mondo in crisi come quello del pugilato. L'incontro è stata anche una vetrina per i pugili che hanno combattuto nel resto della card. L'oro mondiale Jahaml Harvey ha combattuto e vinto il suo secondo match professionistico contro Kevin Cervantes, mentre la campionessa Alycia Baumgardner ha mantenuto le sue cinture dei pesi superpiuma contro Leila Beaudoin. Da segnalare infine la 34enne di Latina Camilla Panatta, uscita sconfitta ai punti dall'inglese Caroline Dubois nel mondiale dei leggeri Wbc.
Del faraonico compenso di 92 milioni di dollari a testa almeno qualcuno è riuscito a raccogliere le briciole. La lezione, scontata, della serata è sempre una: i soldi e il followers valgono poco una volta indossati i guntoni...