Enea Bastianini vince in America, è la seconda vittoria in una stagione appena iniziata e lui presenta all’intervista del parco chiuso con il cappello da cowboy che hanno soltanto lì. Guarda Simon Crafar e, chiaro come la livrea della sua moto, gli dice “I push like a bastard”, che è tutto quello che vogliamo sentire da un pilota che ha appena vinto una gara. Un momento di spontaneità che ha svegliato la solita intervista pensata per fare contenti gli sponsor che scalpitano per vedere il loro uomo in un primo piano televisivo.
Tre settimane dopo, a Jerez, qualcuno ha portato ad Enea una maglietta personalizzata così, nera con caratteri alla Jurassic Park, con la frase bene in evidenza sul petto. E ora vogliamo tutti quella maglietta e non soltanto perché ci ha fatto ridere. La vogliamo per dire che così le corse ci piacciono di più, che questa è la roba che deve passare in televisione. E poi è senza sponsor, colori e numeri, non è una di quelle polo che fanno sembrare i piloti un manipolo di studenti da college americano: push like a bastard, stronzi. Puoi parlare dell’assetto, del posteriore che scivola e delle mappature per il carburante, ma se guardi una gara di MotoGP vuoi sapere che a guidare le moto c’è un gruppo di squilibrati che gira la manopola del gas finché non va in battuta, che spinge fino a 350 chilometri all’ora con l’ossessione di andare un po’ più forte degli altri. Like a bastard se serve.
Enea Bastianini ha quella che Paolo Cevoli, traduttore internazionale di romagnolo, chiama ignorantezza, e probabilmente è quello che ha convinto Carlo Pernat a lavorare con Enea dopo la morte di Marco Simoncelli. Serviva uno veloce davvero, un talento smisurato, ma anche un pilota leggero, che sapesse divertirsi e scherzare. Così Pernat l’ha messo in una squadra, il Team Gresini, che è un pozzo di passione per le corse, la squadra (dicono) con l’hospitality in cui si mangia meglio e i meccanici che scelgono con attenzione che mutande mettere prima della gara. Sono bravi a far andare forte le moto, sono bravi coi social ed evidentemente anche col marketing se la cavano bene. Ecco, adesso serve pensare in grande: mettete quelle magliette nel merchandising di Enea e fatecene avere un paio.