Voto 10 e lode. A Johann Zarco, perché ha una faccia da matto che Hannibal Lecter scansati e perché è stato sempre quello un po’ controcorrente che sta sulle balle a tutti. Adesso che ha una moto più Hannibal Lecter di lui ci farà divertire e ha cominciato proprio da Losail. Diamo anche la lode, solo perché gli invidiamo l’essere andato a 362,4 Km/h: d’altra parte con quella fidanzata ad aspettarci all’arrivo avremmo avuto una gran fretta anche noi. Famelico.
Voto 10. Ai medici di Marc Marquez. In Qatar sono andati forte e la lotta, almeno là davanti, è stata maschia. Se davvero Magic Marc non è perfettamente a posto hanno avuto il coraggio (decisamente impopolare) di non correre neanche un minimo rischio. Per resistere alle pressioni hanno, probabilmente, dovuto armarsi di ogni corazza e dotarsi pure di un cuore di pietra. Di Marquez a metà ce ne è già uno, noi rivogliamo quello che fa per due. Stoici.
Voto 9. A Pecco Bagnaia, perché dopo tanti anni ci ha fatto rivedere lo spettacolo del pilota che chiude le porte pur avendone tanto di meno. Era da tempo che sembrava aver preso piede la politica del “se quello dietro è più veloce bisogna scansarsi”. E anche perché non s’è nascosto dietro a una scusa: “A Valentino devo tanto, lo aiuterò ogni volta che potrò”. Rivoluzionario.
Voto 8. A Valentino Rossi. Alla sua età e con il suo nome quando le cose non vanno per il meglio potrebbe anche piantare la moto a bordo strada, mettere il cavalletto (fatto montare di proposito) ed esclamare: “Ma andatevene affanc… tutti”. Invece sta lì, cerca soluzioni, prova a dare spiegazioni. Fa il pilota quando potrebbe tranquillamente fare il Ponzio Pilota e lavarsene le mani. Il tutto senza lasciarsi paralizzare dall’idea di congelare il ricordo di uno che ha perso per tanti anni quanti ha vinto. Non un podio, ma è un po’Dio.
Voto 7. A Ducati. Perché quello che sono riusciti a fare Enea Bastiani e Jorge Martin alla prima assoluta in MotoGP non è da tutti. Aggressivi, sfacciati, senza alcun timore reverenziale e nessun tremore alle ginocchia. E, in attesa di capire se Losail è stato l’anticamera di un successo o di un ennesimo fallimento per quelli di Borgo Panigale che devono vincere per forza, il futuro è già cominciato. Occhio a non rovinarli.
Voto 6. A Maverick Vinales. Ma come? Ha vinto! Ha fatto quello che doveva e con ampio ritardo, se si considera che Yamaha ha puntato (anche in termini economici) su di lui e non è mai stato in grado di cavare un ragno dal buco. Adesso è nell’anno del dentro o fuori ed è come a scuola: quando prendi quasi sempre quattro, quella volta che, più o meno casualmente, più o meno fortunosamente, meriti otto, non ti danno più di sei. Il pregiudizio resta.
Voto 5. Alla Suzuki. Perché non si prende per il culo la gente così, facendo finta di essere la brutta copia di quelli dell’anno scorso e puntando, piuttosto, sull’effetto WOW. Noi siamo per l’effetto MOW. Anche qui torna il paragone con la scuola: hanno evocato quei secchioncelli che ti dicevano sempre “non ho studiato niente, non so niente” e, poi, chiamati alla lavagna, tornavano a posto, ridacchianti, con un sette. Non si fa.
Voto 4. A Fabio Quartararo, perché i mesi passati dallo psicologo, a quanto pare, sono serviti veramente a poco. Un paio di gesti di stizza nelle prove e un altro ancora in gara. Il diavolo sul casco s’è squagliato, però, appena il compagno di squadra ha messo la freccia per il sorpasso. Spento per tutta la fase centrale della gara, come se gli avessero ammazzato il gatto. Salvo poi riprendersi nel finale. Epifanio vestito da machoman.
Voto 3. A KTM, scomparsa a Losail dopo un’invernata di grandi promesse. Sentire di essere arrivati è il modo migliore per non arrivare. Per carità, sarà solo la prima gara e ci auguriamo che dopo il Qatar il vero valore potrà venire fuori. Ma per ora il giudizio non può essere che ampiamente insufficiente. Belli che non ballano.
Voto 2. A Alex Marquez e Danilo Petrucci. Ok che non ci si vedeva per tanto tempo, ma abbracciarsi in quel modo alla prima curva è roba brutta. E uno s’è pure steso. L’altro, comunque, l’ha raggiunto poco dopo sulla ghiaia. Livrea nuova, per entrambi, ma pessimo inizio a completamento di un fine settimana da dimenticare ed in cui sarebbe stato importante arrivare; magari anche ultimi, ma arrivare. Daje, cacchio!
Voto 1. A tutti i no-vax del paddock. Sembra, infatti, che siano stati parecchi (e non ci riferiamo ai soli piloti) quelli che hanno rifiutato il vaccino contro il Covid19. Per carità, ognuno avrà pure le sue convinzioni personali, ma c’è chi pagherebbe per avere una dose pronta e se Ezpeleta dovesse buttarli fuori a calci nel culo farebbe più che bene. Incoscienti.
Voto 0. Perché lo zero evoca un cerchio e perché sul cerchio ci si montano le gomme. Quelle che, ancora una volta, non sono state all’altezza delle moto: gnocche pazzesche, ma con le infradito. Ogni volta che sentiamo parlare di Michelin e Taramasso ci torna in mente un vecchio striscione apparso nella curva dell’Inter qualche anno fa: “Con Burdisso e Cambiasso non è cambiato un casso”. Senza speranze.