Noi a Marc Marquez vogliamo un mondo di bene, perché è un fenomeno assoluto, perché ha quegli occhi da belva affamata, perché anche quando si comporta male (vedasi siparietto con Vinales al Mugello) è uno che lo ammette e non cerca giustificazioni. Ecco perché le ultime sparate, prima sull’holeshot che non sarebbe sicuro per i piloti in pista e, poi, sulla necessità di ridurre la velocità di punta delle moto, da tutti ce le saremmo aspettate meno che da lui. Uno che ha guidato sempre quello che aveva, ottenendo il massimo e dimostrando che ci sono piloti (ormai pochissimi) che fanno la differenza colmando anche qualche lacuna tecnica del mezzo che portano in pista.
Poi, però, è arrivato l’infortunio, i fastidi al braccio che non se ne vanno, il misterioso liquido di cui ha parlato anche ieri in conferenza stampa e una Honda che non è nemmeno paragonabile a quelle del passato. Nel paddock si dice, ad esempio, che l’holeshot della Honda sia una sorta di cinesata rispetto a quello di Aprilia, Ducati e degli altri marchi. C’è, ma le performance che consente non sono distanti anni luce da quelle degli altri ed è proprio parlando di holeshot che per la prima volta Marc Marquez ha fatto appello ai regolamenti. “Va bene in partenza – ha detto qualche settimana fa – ma in gara rischia di essere pericoloso. Andrebbe vietato”. Affermazioni da piagnucolone qualsiasi, non certo da Marc Marquez, tanto che Aleix Espargarò all’epoca dei fatti glielo fece anche notare: “Marquez vorrebbe vietare l’holeshot perché quello della Honda non è performante quanto gli altri”.
Il dubbio, in effetti, era venuto un po’ a tutti, anche nell’ambiente di quelli che sono chiamati a commentare le gare e le dichiarazioni dei piloti stessi all’indomani di un qualche gran premio. Il fenomeno di Cervera l’ha detto e ridetto più volte, sempre facendo riferimento, però, ad una necessità di sicurezza per i piloti che, diciamolo senza mezzi termini, non sembrava certo essere la sua priorità quando a dominare in lungo e in largo nel mondiale erano proprio lui e la sua Honda. Poi, in questi giorni, dopo la tragedia di Jason Dupasquier, inevitabilmente i temi della sicurezza sono tornati in primo piano e anche Marc Marquez, come tutti gli altri, è stato chiamato a dire la sua. Ma non ha fatto riferimento alle vie di fuga, alle dotazioni di salvaguardia o altro, bensì alle velocità di punta. “Le moto vanno troppo forte per come sono strutturati i circuiti, forse andrebbe ridotta la velocità massima”. Ma la domanda è un’altra: caro Marc, l’avresti detto e pensato se avessi dominato ancora il motomondiale in lungo e in largo come facevi prima di quel maledetto 2020?