Viste le ultime prestazioni con la KTM nelle wilcard di Jerez e Misano, Daniel Pedrosa nell'immaginario collettivo coincide molto di più con la figura di un campione in attività piuttosto che con le sembianze di una ex leggenda della MotoGP. A 38 anni Dani si è anche tolto lo sfizio - dopo una partenza dalla sedicesima piazza - di "salire" sul podio di una Sprint Race. Le virgolette sono d'obbligo visto che il pilota di Sabadell ha appreso a due ore di distanza dalla bandiera a scacchi di meritare la medaglia di bronzo, simpaticamente consegnatagli nel paddock da Fabio Quartararo, penalizzato per un livello troppo della pressione della gomma anteriore. Se da un lato sarebbe stato meraviglioso, per qualsiasi appassionato della MotoGP, vedere Dani festeggiato e acclamato dalle colline gremite di Jerez per l'ultimo ipotetico piazzamento d'onore in carriera (mai dire mai, anche se il 26 ha dichiarato che sarebbe felice se il weekend di gara disputato in Andalusia fosse stato il suo ultimo), dall'altro è stato gradevole osservare la serenità e la leggerezza con cui Quartararo ha dedicato e recapitato la medaglia a Pedrosa.
I podi nelle Sprint Race non vengono conteggiati nel computo totale dei podi conquistati in carriera, che per Dani sono ben 153 su 299 gare disputate tra tutte le classi. Tredici stagioni in MotoGP, tutte nel box della Honda ufficiale, che Dani ha condiviso con Nicky Hayden, Casey Stoner, Marc Marquez e Andrea Dovizioso. Si è spesso parlato della caratura e (talvolta) dell'ingombranza dei compagni di squadra con cui Pedrosa si è trovato a fare i conti, nonostante Dani abbia sempre reso equilibrati i confronti. In una recente intervista a "Last On The Brakes" - un podcast dei canali ufficiali della MotoGP - il pilota di Sabadell ha proprio passato in rassegna giudizi e opinioni su tutti i compagni di squadra della sua carriera: "Ho avuto compagni di squadra grandiosi in Honda. Nicky era un ragazzo eccezionale, super competitivo, tremendamente competitivo. Non gettava mai la spugna e questo non era piacevole…perché quando eri più veloce o pensavi di avere la situazione sotto controllo lui si presentava sempre con tanta energia per riscattarsi, era un grande. Casey era estremamente talentuoso ed era molto difficile da battere, ma per il resto è una grande persona. Marc nel box era tremendamente competitivo, ma alla fine è un bravo ragazzo, per non parlare di Dovi, bella persona. Ho imparato molto da Casey e da Marc, ma tra questi quattro non riesco davvero a scegliere chi sia stato il miglior compagno di squadra per me".