Joan Mir e Marc Marquez sono andati (relativamente) forte in India perchè in un tracciato del tutto nuovo il gap tecnico tra le moto si è livellato un po' di più e ha potuto così emergere il vero talento dei piloti. E' la spiegazione più logica al terzo posto di Marc Marquez nella Sprint di sabato e al quinto posto di Joan Mir nel GP di domenica. Però quello che è successo si presta pure a qualche malizia che va oltre la logica: da quando Honda, sapendo che potrebbe perderlo, ascolta di meno Marc Marquez, la moto ha cominciato a andare più forte. Ok, l'abbiamo già detto, è una malizia, però un sospetto viene davvero. Soprattutto dopo una frase di Joan Mir.
L'ex Suzuki, infatti, nel commentare la sua prestazione di domenica, s'è lasciato andare a un "ora che la squadra comincia a capire il mio potenziale, forse potremo cambiare le cose". Volendo tradurre dal politichese al concretese (che non esiste, ma è l'unica lingua comprensibilissima per tutti9, Mir ha sostanzialmente detto che fino a oggi non ha mai sentito la fiducia di Honda e che probabilmente ogni sua istanza è caduta nel vuoto. Poi cosa è cambiato? E' cambiato che l'ipotesi di un addio a Marc Marquez s'è fatta concreta e che gli ingegneri giapponesi, che sono sempre molto pragmatici, potrebbero già aver voltato pagina. Si segue, adesso, un indirizzo di sviluppo diverso rispetto a quello seguito fino a ora: accontentare Marc Marquez. E viene pure il dubbio se sia davvero Marc Marquez, a questo punto, a voler lasciare la Honda o se sia la Honda che, infastidita dalle dichiarazioni del nove volte campione del mondo e da un atteggiamento che non appare certamente collaborativo, possa essersi stancata di lui. una sorta di 'vuoi Ducati? Vai pure e voltiamo pagina, nessuno è indispensabile".
E' chiaro, infatti, che come ha detto anche Alex Rins, Marc Marquez in queste settimane ha molto giocato a alzare la posta, ma la bocciatura senza appello fatta a Misano per la RC213V 2024 potrebbe essere stata fuori luogo. Anche perchè sia Joan Mir che Stefan Bradl si sono espressi in maniera diversa, e più positiva, verso quella moto e il nuovo progetto di Honda. Ci vorrà tempo e è un dato di fatto, ma un colosso industriale che ha scritto la storia del motorsport può anche non poterne più di un pilota che dice sempre e solo "no" e che non vuole (dal suo punto di vista anche giustamente) aspettare il tempo necessario. Marc Marquez, in estrema sintesi, vuole la rivoluzione, ma la rivoluzione per gli ingegneri giapponesi è un concetto che non esiste. In HRC si sono prestati a cambiare metodo, ma non si presteranno mai a stravolgere qualcosa che è radicato nella loro cultura.
Ecco perchè quella frase di Joan Mir, soprattutto adesso che la MotoGP farà tappa proprio in Giappone, suona sempre più sibillina. E il risultato messo nel sacco da Honda, grazie a Marquez nella Sprint e allo stesso Mir nel GP, dimostra che proprio tutto da buttare non è. Con il paradosso che con quel terzo posto Marc Marquez potrebbe essersi in qualche modo fatto male da solo. Il fenomeno di cervera, probabilmente, l'ha anche capito, cambiando subito atteggiamento rispetto alle domande sul mercato e sul suo futuro. Se prima sembrava tutto deciso, adesso è stato proprio Marquez a dire che in Giappone non comunicherà proprio niente. Visto mai che aveva ragione Rins e che stava solo alzando la posta? E visto mai che Honda s'è stancata?