E poi c'è lui. Perché ci sono i Ronaldo, che se ne vanno in Arabia raccontandoci la favola dei pionieri e del nuovo mondo del calcio. Oppure i Mancini, che sbagliano tempi, modi e parole e si sentono pure vittime dei media. Infine i Lukaku, quelli che tradiscono e sono falsi e mentono prima di tutto a se stessi. Ecco, oltre loro c'è lui: Federico Dimarco. La sua storia contraddice tutto quello che si dice sul calcio: che oramai comandano i soldi, che non ci sono più le bandiere, che i calciatori sono delle teste di caz*o, che che che. Il gol che ha fatto ieri è la sua consacrazione. E poi avete visto come ha esultato? Il logo dell'Inter sulla maglia non si è limitato a baciarlo. L'ha limonato.
Una volta quelli come lui venivano definiti fluidificanti. Oggi si chiamano ala, terzino, laterale, non lo so, fatto sta che Dimarco è diventato il padrone assoluto della fascia sinistra dell'Inter, dell'Italia, forse ha ragione chi sostiene che attualmente in quel ruolo è il più forte al mondo. Federico è cresciuto poco alla volta, ed è proprio questo il messaggio che ci porta in dono: la normalità che si trasforma in eccellenza con il lavoro, l'impegno costante e un'altra qualità fondamentale, voler restare dove vuoi essere e non smettere di lottare per farlo e dimostrarlo sempre, ogni domenica, ogni partita, ogni allenamento.
Dimarco è milanese, interista di famiglia, suo padre è il fruttivendolo storico di Porta Romana, zona storica di Milano, nelle giovanili dell'Inter già si vedeva che era forte, non a caso è sempre stato convocato in Nazionale, sin dall'under 15. Ma per qualcuno non lo era abbastanza per la serie A e per una squadra di vertice. Allora via all'Empoli, al Parma e al Verona, dove fa 48 presenze e cinque gol. Nell'estate del 2021 rientra all'Inter. Per fare la preparazione e poi ripartire, credono tutti. Lui no. Infatti resta, come alternativa di Perisic. Poi Perisic parte, va al Tottenham. I soliti soloni mugugnano: ah, su quella fascia siamo più deboli dello scorso anno, cosa faremo? Non capiscono niente, come al solito: Federico Dimarco esplode e in più è una figura decisiva all'interno dello spogliatoio.
Perché lui nell'Inter non ci gioca, lui la tifa, la vive, lui è l'Inter e non ce ne possiamo rendere conto di quanto sia importante per il resto del gruppo avere uno così che trasmette a tutti, soprattutto ai nuovi arrivati, cosa voglia dire dare l'anima in campo per la squadra che hai sempre amato, quanto possa recare sofferenza perdere un derby, o come il dolore atroce di una sconfitta possa influire su una città e sui tifosi. Federico Dimarco è voglia di rivalsa, cammino imperterrito verso un obiettivo ogni volta più ambizioso, è un ragazzo di 25 anni già saggio, per l'Inter potrà essere importante come lo è stato Beppe Bergomi, un altro che sembrava già vecchio da giovane, non a caso chiamato "lo zio".
Con il gol di ieri, un tiro al volo da fuori area, palla colpita appena appena di esterno sinistro, che pareva ci fosse qualcuno a soffiare e a spingerla verso l'incrocio, ha fatto impazzire tutti. Dimarco per l'Inter è un uomo in più, è come avere la curva in campo, l'orgoglio di una città a consumare la fascia. E la cosa più impressionante è proprio ciò che ho accennato sopra: Federico gioca come se dovesse sempre dimostrare di essere da Inter, come quell'estate che doveva andare in prestito per l'ennesima volta e invece è rimasto e piano piano si è preso Milano. La sua paura è la sua forza. Dovrebbe esserlo in tutti noi. Questo dobbiamo imparare da Federico Dimarco.