Domenica scorsa, dopo la gara, Pecco Bagnaia si è presentato in sala stampa assieme alla sorella Carola zoppicando vistosamente: “La caviglia è così gonfia che si fa fatica a capire se c’è qualcosa”, ha spiegato subito. Poi ha liquidato la cosa con una battuta (“Mi sono fatto fare il taping, che fa figo”) ed ha cominciato a parlare dell’incidente, grande tema della gara. A una settimana di distanza invece, Pecco ha spiegato sui social che il contatto con Maverick Vinales gli è costato una piccola frattura: “Tornato da Le Mans continuavo a sentire dolore alla caviglia destra. Ho deciso di sottopormi a degli esami più dettagliati presso il centro medico di Misano che hanno rivelato una frattura incompleta all’astragalo. Questo non comprometterà la mia partecipazione al Gran Premio del Mugello tra 3 settimane. In questo periodo di pausa lavorerò per arrivare al 100% al mio GP di casa”.
Bagnaia ha parlato di ‘frattura incompleta’, dunque ci sono buone probabilità che recuperi in fretta. L’infortunio però non è dei più semplici da gestire per un pilota e si aggiunge alla lunga lista di vittime di questa MotoGP. Su tutti, Enea Bastianini (anche lui atteso al Mugello) e Pol Espargarò, che ha pensato più volte di smettere e dovrebbe riuscire a tornare ad Assen, quindi prima della pausa estiva. C’è stato poi lo stop di Marc Marquez e c’è quello di Miguel Oliveira, che di pause ne ha dovute sopportare addirittura due. E siamo solo alla quinta gara. Il motivo di tutti questi infortuni, probabilmente, l’ha spiegato lo stesso Pecco Bagnaia dopo la gara, quando ha detto che in una MotoGP senza grossi divari tra moto ufficiali e satellite gli incidenti aumentano considerevolmente: se tutti vanno forte superare diventa più complicato e così per fare la differenza bisogna prendere più rischi. Considerazioni, queste, che hanno scatenato una tempesta mediatica sul campione del mondo, anche se lui di colpe non ne ha: le cadute le abbiamo viste sia nelle sprint che nelle gare lunghe, quindi il problema non è il format. E non può nemmeno essere una responsabilità di Michelin, la quale ha costantemente migliorato il suo prodotto. Dato che anche i costruttori si sono portati avanti e che con questo regolamento siamo al limite in termini di innovazione (le cose cambieranno nel 2027) è naturale che i piloti siano sempre più vicini tra loro, e quindi costantemente in cerca di miracoli per sorpassare. L’unica certezza a questo punto è che da qui a Valencia di infortuni ne vedremo ancora molti.