Venghino, i signori venghino, il Tiro al Pecco è il nuovo sport dentro lo sport della MotoGP e, ormai, è pure una moda inarrestabile! Viene da dirlo dopo l'ennesima mega polemica nata in seguito a alcune affermazioni di Pecco Bagnaia sul gap che c'era un tempo tra le moto ufficiali e quelle dei team satellite. Perchè è vero che il campione del mondo ha affermato che - per ritornare ai "fantastici quattro" e magari anche per ridurre gli incidenti - si dovrebbe tornare a una differenza di prestazioni tra le moto factory e quelle satellite, ma è vero pure che Pecco Bagnaia non ha mai detto che quella è la soluzione che lui vorrebbe. Però, ormai, il nuovo gioco della MotoGP, soprattutto quando c'è di mezzo la stampa internazionale, è prendere una frase del campione del mondo e trasformarla in presupposto per l'indignazione di chiunque (compreso Oscar Haro che ci ha messo di mezzo Valentino Rossi).
L'ultimo a tuonare (deliberatamente provocato sulla questione), è stato Hervè Poncharal, che è arrivato a ricordare a Pecco che se lui oggi è in un team ufficiale e è campione del mondo è perchè ha potuto mettersi in mostra in un team satellite e con una moto che era competitiva quanto quella ufficiale. Come se Pecco non lo sapesse già! Lo sa e domenica, dopo il GP di Francia, ha semplicemente risposto a una domanda sul livellamento che c'è nella MotoGP di oggi e sul maggior numero di incidenti, spiegando altrettanto semplicemente che soluzioni all'orizzonte non ce ne sono. A meno di non ritornare, appunto, al passato. Ma tanto è bastato per far passare Pecco come uno che vuole che gli altri vadano più piano così che risulti più facile per lui andare a vincere e confermarsi campione del mondo. Una sorta di gioco al massacro, dunque, cominciato lo scorso anno dopo la storiaccia di Ibiza, trasformato in tradizione consolidata dopo ogni singola intervista di Pecco e che ha toccato l'apice nell'ultimo fine settimana a Le Mans. Perchè già sabato, dopo il mezzo contatto con Marc Marquez, le parole di Pecco erano state nuovamente trasformate nella radice di un'altra polemica. Tanto che lo stesso campione del mondo s'era ritrovato nella condizione di andare personalmente da Marc Marquez a spiegare di non aver mai invocato una penalità per il 93, ma di aver semplicemente detto che i commissari devono usare sempre lo stesso metro di giudizio per consentire ai piloti di esprimersi nella maniera migliore possibile. Che poi è anche la più spettacolare.
Poi il giorno dopo, con Bagnaia a terra dopo l'incidente con Vinales e Marco Bezzecchi che è andato a vincere arrivandogli a un solo punto nella classifica mondiale, il nuovo tema è diventato "Pecco che vuole che i non ufficiali vadano più piano". Qualcosa di simile gliel'avevano messa in bocca anche a inizio stagione, quando s'è provato in ogni modo a far esplodere una rivalità mai esistita tra il campione del mondo in carica e il suo nuovo compagno di squadra, Enea Bastianini. Ci sta, probabilmente fa parte del gioco. Ma a guardare da fuori, al netto del tifo e dell'essere italiani (sempre pronti a dare addosso piuttosto che, come avviene in tutte le altre nazioni, a difendere i propri piloti), il gioco al massacro comincia a diventare bruttino da sopportare. Anche se in verità dimostra qualcosa che nessuno si azzarda ancora a dire: il riferimento assoluto di questa MotoGP è Pecco Bagnaia. Nel bene. E pure nel male. Anche adesso che Marc Marquez è tornato. E' sul campione del mondo che stanno gli occhi di tutti e è su quel numero uno della Ducati tutta rossa che, puntualmente, si "montano i casi".
Vale per tutto quello che Pecco dice e, purtroppo, vale anche per tutto quello che Pecco fa. Compreso sbagliare. Quando vince è perchè ha la moto migliore. Quando stravince (da campione vero, come a Jerez) ci si limita a dirgli che è stato bravo. E magari ci si mette lì a tirare fuori classifiche improponibili che dimostrano che Pecco non sarebbe davanti a tutti se non ci fossero state le Sprint. Che però ci stanno e fanno classifica. Quando non vince, invece, partono i processi infiniti. S'è visto anche domenica a Le Mans, con gli opinionisti di mezzo mondo che stanno ancora lì a chiedersi se Pecco ha visto o no Maverick Vinales o che, peggio ancora, stanno lì a chiedersi se l'italiano di Chivasso merita davvero l'appellativo di campione. Lo merita e, probabilmente, l'attestazione principe sta proprio nell'atteggiamento che si ha nei suoi confronti, in questo Tiro al Pecco infinito che è del tutto nuovo nella MotoGP moderna e che in passato era toccato solo a gente del calibro di Valentino Rossi, Jorge Lorenzo o Marc Marquez. Con gli ultimi campioni del mondo, Joan Mir e Fabio Quartararo, non è successo. Forse sono sempre stati considerati "di passaggio" e forse questo Tiro al Pecco è il segno di una certezza che, per molti, è allo stesso tempo timore: se c'è un pilota nella MotoGP di oggi che può ripetere quello che hanno fatto Valentino Rossi, Jorge Lorenzo e Marc Marquez, quel pilota è Pecco Bagnaia. La paura fa 63, oppure 1 periodico...