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Rafa Camara, golden boy Ferrari, a MOW: “Il titolo era l’obiettivo e l’abbiamo vinto, corro perché lo faceva mia nonna. Il Brasile mi manca, mi ispiro a Senna”. E per il 2025…

  • di Luca Vaccaro Luca Vaccaro

17 dicembre 2024

Rafa Camara, golden boy Ferrari, a MOW: “Il titolo era l’obiettivo e l’abbiamo vinto, corro perché lo faceva mia nonna. Il Brasile mi manca, mi ispiro a Senna”. E per il 2025…
Un titolo conquistato nel 2024, ma gli occhi già puntati al 2025: Rafael Camara, pilota della Scuderia Ferrari Driver Academy, ci ha raccontato del percorso che l’ha portato al titolo di quest’anno, confermandosi come uno degli osservati speciali della categoria, di cosa significhi essere parte della famiglia Ferrari, oltre che del Rafa fuori dalla pista quando, a motori spenti, la priorità è “essere un ragazzo normale”

di Luca Vaccaro Luca Vaccaro

Vincere e ripetersi, per lanciare un messaggio forte e chiaro e confermarsi tra i giovani prospetti più interessanti del motorsport: era questo l’obiettivo di Rafael Camara, diciannovenne membro della Scuderia Ferrari Driver Academy che quest’anno ha corso, e dominato, il Campionato Europeo di Formula Regional insieme al team Prema. Al termine dell’anno la classifica parla chiaro: su 20 gare disputate, Rafa ne ha vinte 7, conquistando altrettante Pole Position, giri veloci oltre a 12 podi, bottino che gli ha permesso di conquistare il titolo con due gare d’anticipo, migliorando quanto fatto nella scorsa stagione, in cui alla fine dell’anno si classificò terzo. Un’annata dominata dall’inizio alla fine che gli ha aperto le porte dalla F3, campionato che disputerà insieme al team Trident, ormai tra le squadre di riferimento della serie, visti i due titoli conquistati di fila negli ultimi due anni, prima con Gabriel Bortoleto che, a sua volta, il prossimo anno esordirà in Formula 1 e poi con Leonardo Fornaroli.

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Una scalata iniziata da lontano nel suo Brasile, tra la famiglia e l’ammirazione per Ayrton Senna. Poi il kart, il primo vero capitolo della carriera di Rafa: dopo i primi anni tra Brasile e America, nel 2019 conquista il secondo posto nel Campionato del Mondo CIK-FIA in categoria OKJ, nel 2020 è terzo nel “Champions of the Future” mentre nel 2021 arrivano altri quattro grandi riconoscimenti: vince due titoli WSK, il “Champions of the Future” oltre al secondo posto nel Campionato Europeo CIK-FIA. Anni di battaglie, che peraltro lo hanno visto spesso contendersi podi e vittorie contro Andrea Kimi Antonelli, poi diventato suo compagno di box nei primi due anni di monoposto. Risultati che gli sono valsi la chiamata di Ferrari, che come afferma sorridendo, “è stato come un sogno che si realizza”. Un ragazzo umile e gentile, che quando parla del suo Brasile sembra quasi emozionarsi ma che, quando invece il discorso vira sulle gare, sembra avere le idee chiarissime, in vista di un futuro tutto da scrivere.

Rafa Camara e Kimi Antonelli
Rafa Camara con Kimi Antonelli.

Rafa, quest’anno hai vinto il titolo in FRECA insieme a Prema e Ferrari. Facciamo però un passo indietro. Com’è che ti sei innamorato del motorsport?

“Mia nonna gareggiava in Brasile e credo sia stata una delle prime a farlo! Non ricordo bene con che macchina e all’inizio non conoscevo molto di quel mondo. Poi a 7, 8 anni ho iniziato in Karting, anche perché mio fratello, che è più grande di me di 5 anni, in quegli anni correva, ma non gli piaceva molto (ride, ndr.) Ogni weekend ero con lui e quando smise, chiesi a mio papà di provare: avevo cinque anni e in quel momento, non convinto del tutto mi disse ‘quando compirai 6 anni potrai provare’. Ovviamente non appena compiuti glielo richiesi e da lì in poi non mi sono più fermato, amavo il kart. All’inizio era solo un divertimento, poi è diventato tutto più serio…”.

Rafa Camara Ferrari
Rafa Camara, 2024.

Ricordi la tua prima vittoria o la tua prima gara “importante”?

“Non molto (ride, ndr.) Onestamente non ricordo bene, ma sono sicuro che fossi molto felice, altrimenti non sarei qui”.

Dai primi giri in kart alla conquista del titolo in FRECA grazie a 7 vittorie, 7 Pole Position e 12 podi. Raccontaci come l’hai vissuta.

“È stata una grande annata. Siamo partiti molto forte e siamo stati capaci di mantenere il buon passo durante tutto l’anno. Era la mia seconda stagione in FRECA, sempre con il team Prema ed è stato bello poter continuare a lavorare con i miei due meccanici, gli ingegneri…credo fossimo come una famiglia e questo è stato importante, perché ha fatto sì che il tempo passasse sempre velocemente. A ogni gara, quando fai ciò che ami il tempo vola, ed è stato un bell’anno anche per questo”.

Nonostante la vittoria con due gare d’anticipo, ci sono state difficoltà che hai dovuto affrontare e superare?

“Ogni weekend ha le sue difficoltà, ogni gara, qualifica o sessione ha le sue ostilità che devi superare, non importa se il problema è il setup, le condizioni metereologiche o altro. A volte non ti senti al meglio con la macchina ma devi rimanere concentrato per fare il tuo massimo. Quando le cose non vanno nel verso giusto è importante rimanere calmi, crederci e non mollare”.

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La famiglia Ferrari e la SFDA: cosa significa per te esserne parte?

“È fantastico. Quando è arrivata la chiamata è stato un sogno che si è avverato, già da bambino sai cos’è la Ferrari. Far parte della SFDA è un qualcosa di unico e anche il supporto che mi danno affinché sia pronto il più possibile ai weekend è molto importante. In Ferrari tutti mi sono molto vicini: è come una famiglia e io cerco di fare sempre del mio meglio per renderla orgogliosa”.

Qual è la relazione che hai con gli altri piloti della SFDA?

“Siamo tutti molto vicini gli uni gli altri soprattutto quando non corriamo, perché io non sono nei weekend di F1 e in FRECA c’era solo Tuukka Taponen con me. Quando invece siamo tutti a Maranello passiamo del tempo insieme, ci si diverte, si va a cena. È bello avere questo tipo di relazioni. A volte parliamo delle gare, ma in genere cerchiamo di avere conversazioni “normali” e - sorride - buone cene…”

La stagione sportiva è ormai terminata. Qual è stata la lezione più importante che hai appreso?

“Affrontare le difficoltà senza mai pensare di non potercela fare. Dare sempre il massimo dentro e fuori la pista. Poi, l’importanza di essere costanti: per vincere il campionato bisogna accettare che a volte è meglio finire secondo o terzo piuttosto che rischiare di buttare tutto all’aria. È strano per un pilota e devo dire che è stata anche la cosa più difficile da imparare, dal momento che vorrei sempre vincere”.

Sei brasiliano, una nazione con una grande tradizione motoristica ma che hai dovuto lasciare per inseguire il tuo sogno: come si gestisce lo stare per lunghi periodi lontani da casa?

“Ho iniziato a viaggiare quando ero molto piccolo e mi ci sono dovuto abituare. Stare lontani da casa è difficile, amo il Brasile e mi manca la mia famiglia, i miei amici. Allo stesso tempo però, faccio ciò che amo e questo mi aiuta, oltre a rendermi felice. A volte capita di essere tristi, di sentire la mancanza, ma cerco di ricordare a me stesso perché sono qui, degli obiettivi che voglio raggiungere. Mi aiuta molto”.

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Chi è Rafa lontano dalla pista?

“Mi reputo un ragazzo normale. Quando non sono in pista sono molto rilassato, tranquillo. Mi piace passare del tempo con la famiglia, i miei amici. Poi, soprattutto quando torno in Brasile durante la pausa, mi piace mettere le gare in stand-by, non parlare troppo di motorsport. Cerco di godere al massimo di quei momenti perché essere con loro rende tutto più bello per me”.

Hai un idolo o in generale un pilota a cui ti ispiri?

“Il pilota che da sempre ho guardato e ammirato è Ayrton Senna, già da bambino. Di lui mi ha colpito non solo l’Ayrton pilota ma anche la persona che era fuori dalla pista, il suo modo di comportarsi e tutto ciò che ha fatto per il Brasile. È la mia ispirazione”.

Il prossimo anno sarai in F3 insieme al team Trident. Quali sono le aspettative e gli obiettivi in vista della stagione?

“L’obiettivo sarà lottare per il titolo. Non sarà semplice, il livello del campionato è alto e ciò rende la categoria molto difficile ma i primi test prestagionali insieme al team sono andati molto bene e credo nella squadra che ho. Ci sarà una nuova specifica di auto, perciò è difficile dire dove saremo a inizio anno ma cercheremo in tutti i modi di arrivare alla prima gara al meglio, anche in termini di comprensione della nuova vettura. Da parte mia c’è molto lavoro da fare, anche se finora tutto è venuto fuori in maniera naturale: ogni volta che sono salito in macchina mi sono sentito più a mio agio. Sarà poi importante prepararsi bene anche dal punto di vista fisico, per essere nella migliore forma possibile. Sono però convinto che saremo lì a lottare ogni weekend. Vedremo alla fine come andrà".

Sarà speciale per te correre nei weekend di F1?

“Si, sarà un qualcosa di nuovo per me e credo sarà bello. Sarà “figo” correre negli stessi weekend della F1, ma alla fine ogni volta che sali in macchina tutto ritorna uguale: fai ciò che sai fare al meglio e la differenza non conta più”.

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