Se lavori in MotoGP non ti puoi fermare. Schopenhauer avrebbe detto che la tua vita diventa un pendolo che oscilla incessantemente tra il circuito e l’ufficio, passando per l’intervallo fugace, e manco sempre, del parco chiuso e del Prosecco. Mancano dieci giorni a Natale, ho mezz’ora di tempo con Gino Borsoi, pilastro del titolo vinto da Jorge Martín con la Pramac di Paolo Campinoti in cui lavora come Team Manager dal 2023. Lo scorso anno, dopo un mondiale perso all’ultima gara, Gino mi aveva concesso una lunga intervista nel suo camion, a Valencia, con L’Arte della Guerra sulla scrivania in duplice copia, una in italiano e l’altra in spagnolo. L’aveva presa sportivamente, tanto che in Malesia, a Sepang gli ho strappato la promessa di una seconda chiacchierata di fine stagione. Lui aveva risposto di sì, che l’avrebbe fatta volentieri. Anche se, aveva aggiunto, stavolta sperava di farla da vincitore. Così è stato.
Allora Gino, come stai?
“Intanto sono seduto, il che è importante: dopo ottanta milioni di viaggi siamo finalmente tornati a casa, anche se con una quantità di lavoro che onestamente sta diventando esagerata”.
L’anno scorso hai letto l’Arte della Guerra in due lingue e non era bastato, evidentemente in questo 2024 devi aver trovato di meglio. Con che libro si vincono i mondiali?
“Intanto l’Arte della Guerra l’ho riletto, perché se l’anno scorso abbiamo perso significa che non ci ho capito granché. Tra l’altro ho riletto la versione spagnola, forse la capisco meglio di quella italiana. Onestamente mi sono interessato al mondo della meditazione e… beh, ho letto questo libro che si chiama Cambia l’abitudine di essere te stesso. La fisica quantistica nella vita quotidiana. Mi ha aiutato, anzi è stato molto utile in certe cose”.
Offri sempre grandi spunti, voglio approfittarne. Hai realizzato un sogno enorme, la storia di una vita, però ti sei trovato a viverlo tra DANA, che ha distrutto completamente Valencia, e Yamaha con cui avete dovuto iniziare a lavorare immediatamente e da cui siete sommersi. Come l’hai vissuta?
“L’ultima gara è stata stupenda, bellissima, specialmente il festeggiamento nel box dopo aver vinto il mondiale, una cosa così la ricordo solo quando Valentino ha lasciato la MotoGP, era pieno di gente e mi ha fatto molto piacere, ho visto il calore e l’affetto del paddock. Molti sono venuti anche da altri team e abbiamo fatto la doccia tutti quanti: abbiamo aperto più di 220 bottiglie, una gran bella cosa. Ecco, la domenica è stata bellissima e la premiazione meravigliosa, poi però il lunedì ci siamo trovati a lavorare con Yamaha e non è stato per niente facile”.
Immagino.
“Eh sì, la prima difficoltà è stata essere quantomeno accettabili, perché la festa è stata importante (ride, ndr). Però era fondamentale esserci per iniziare subito in Yamaha. È vero, però, che abbiamo avuto pochissimo tempo per fermarci e realizzare quello che abbiamo fatto, io spero di riuscirci a Natale quando tornerò dai miei e magari faremo quei tre o quattro giorni di pausa… meritati, credo. Mi siederò a prendere una birra con gli amici e inizieremo a parlare. Ma onestamente è stato poco il tempo per riflettere”.
Davide Tardozzi mi ha raccontato che nel vostro lavoro c’è più da mandar giù rospi che essere felici, ed è per questo che bisogna celebrare ogni occasione. È così anche per te?
“Mi piace questa esternazione del vecchio Davide Tardozzi… no aspetta, togli vecchio! (ride, ndr). Mi è piaciuta questa esternazione del Davide Tardozzi da-me-chiamato-Penna-Bianca, vedi che è maestro anche in questo. Ha ragione, dovrei fare come lui anche in questo caso”.
Chiunque, in Italia, ha saputo che Jorge Martín, un ragazzo spagnolo di 26 anni, ha vinto il titolo mondiale in MotoGP con la Ducati del Team Prima Pramac perché c’è questo video diventato virale in cui cita Silvio Berlusconi. Come gli è uscita?
“Credo che questa cosa l’abbia imparata prima ancora che arrivassi in Pramac, dev'essere stata una frase che piaceva a Paolo Campinoti, anche se io non l’ho mai sentita dire direttamente da lui. Paolo l’avrà detta in qualche occasione prima del mio arrivo e a Jorge dev’essere piaciuta, mi ricordo che l’aveva usata anche l’anno scorso in più di un'occasione. Quest’anno gli è uscita così, in un momento speciale… ma non se l’è ricordata nemmeno tutta, infatti c’è un momento in cui si ferma prima di dire la terza cosa e si butta in un ‘...abbiamo vinto!’. Forse è stato anche più bello così”.
Senti, l’ultima volta che un team privato ha vinto il titolo mondiale è stato 23 anni fa, con Valentino Rossi sulla Honda NSR 500 Nastro Azzurro. Ho l’impressione che dovremo aspettare almeno altri 23 anni prima che accada di nuovo, diciamo nel 2047. La vedi così o pensi che ormai il motociclismo sia cambiato per sempre?
“Beh, 23 è il mio numero! (ride, ndr). Ma direi di no, non credo che ci sarà bisogno di aspettare così tanto. Con il rapporto che abbiamo con Yamaha, se riusciamo a migliorare la situazione - e sono abbastanza convinto di sì - credo che quando ci sarà la moto e il pilota sarà pronto avremo un’altra possibilità”.
La sensazione è che lo scorso anno lo abbiate perso per gare come Indonesia e Australia, dove Jorge era più veloce ma un po' arrogante (a Mandalika scivola con tre secondi di vantaggio, a Phillip Island sbaglia la gomma per umiliare Bagnaia, ndr). Invece è come se quest’anno avesse avuto pazienza, ha misurato i risultati, un lavoro che magari Pecco non ha fatto, puntando alla vittoria più che sulla costanza di rendimento.
“L’anno scorso abbiamo parlato tanto di costanza di rendimento e nel 2024 siamo partiti con un mindset differente: se tu vedi certe gare, la velocità e l’esplosività di Jorge non erano più quelle dell’anno prima, era leggermente meno aggressivo e probabilmente meno veloce in alcune qualifiche. Però è stato anche molto più costante nella prestazione, lo hanno visto tutti. Abbiamo cercato più la stabilità che la performance, è stato così dalla prima gara. Era il nostro obiettivo, abbiamo cercato di non ripetere certe cose che l’anno prima ci avevano complicato un po’ la vita durante il weekend. Iniziare così ha reso questo processo più naturale e a fine stagione eravamo già preparati a gestire questo approccio. All’inizio è stato un esercizio, verso fine stagione è diventata la normalità”.
Come si fa a convincere uno esplosivo come Jorge Martín a stare calmo, a rimanere un po’ più freddo?
“La classifica lo ha anche aiutato a capire che effettivamente avevamo ragione perché siamo stati sempre in testa al mondiale a parte due gare, e questo succedeva anche senza cercare le vittorie. Da lì, facendoglielo notare più di qualche volta - anche se la sua indole sarebbe stata quella di andare a cercare sempre la massima prestazione, o comunque la vittoria - gli fai digerire questa cosa mostrandogli dati e risultati. Quando ha capito che eravamo primi nel mondiale pur senza gli exploit dell’anno prima, per altro con un certo vantaggio, si è convinto e tranquillizzato. Poi c’è stato anche un lavoro suo da casa con altre persone (lo psicologo, ndr) che assieme a me e alla squadra gli ha fatto capire determinate cose”.
Pensi che, al contrario, Pecco Bagnaia abbia fatto un piccolo passo indietro in termini di approccio, dimostrandosi troppo impulsivo? O è stato più questo vostro salto in avanti a cambiare la storia?
“No, assolutamente. Pecco ha fatto un passo in avanti, lo dimostrano le prestazioni in gara e nei tempi. Entrambi hanno fatto un passo avanti importante e penso che alla fine il mondiale si sia giocato sui dettagli, non voglio entrare nel merito del perché Pecco non l’abbia vinto, io lo considero - come Jorge - uno dei migliori degli ultimi anni. È chiaro che quando ti giochi il titolo ad un livello così alto… la Ducati è stata veramente portata al limite, penso alla Malesia quando entrambi si stavano giocando la gara sorpassandosi a ogni curva e Marc Marquez dietro non riusciva a stare con loro. Ci sono state gare in cui hanno finito quaranta secondi più veloci rispetto all’anno prima: sono cose impensabili. A volte migliori di cinque secondi e già è un risultato incredibile. 20 secondi sono spaventosi. Ma quaranta secondi… È un’altra categoria. È vero che sono migliorate anche le gomme, però questi due ragazzi ci hanno fatto vedere un livello esagerato. Pecco farà le sue riflessioni, noi abbiamo fatto le nostre rispetto all’anno prima quando abbiamo perso, credo dovesse andare così. Ma Pecco è un grande campione e credo che ci sia poco da insegnargli”.
Beh, da due anni diciamo che meriterebbero di vincerlo entrambi, sia Pecco che Jorge, e alla fine è quello che è successo, anche se chiaramente l'annno vinto uno alla volta.
“Questo mi fa piacere perché è vero, lo meritavano entrambi sia nel 2023 che quest’anno: uno a uno, palla al centro e tutti contenti”.
Nel frattempo Paolo Campinoti ha omaggiato Donald Trump pubblicando una foto con un cappellino su cui c’è scritto Make Yamaha Great Againg… Cosa ci vorrà per farcela? È una follia pensare che alla fine dell’anno prossimo, a fine 2025, Yamaha possa diventare il primo nemico di Ducati?
“Non è assolutamente una follia, anzi: sono abbastanza convinto che sarà così. Non lo dico perché adesso siamo in Yamaha, ma nelle ultime gare e nel test… se vedi la velocità di Quartararo ti rendi conto che la moto è migliorata parecchio, poi con un team in più, quattro piloti, le indicazioni che aumentano durante il weekend… metti a posto la moto molto più in fretta. Quindi sì, io credo che Yamaha a fine stagione potrà diventare la seconda forza in campo”.
È stato impressionante vedere gli ingegneri Yamaha lavorare sia il lunedì di Barcellona, quando gli altri riposavano, che il martedì, con il box di Miguel Oliveira invaso di ingegneri.
“In effetti penso sia venuta tutta la Yamaha di Europa e Giappone, erano nei due box e forse addirittura ce n’erano di più nel nostro, si vedeva più blu che i colori Pramac. Questo ovviamente fa piacere, denota l’interesse di Yamaha nel far funzionare le cose e ci ricorda che il nostro team è allo stesso livello dell’ufficiale in termini di materiali e supporto. Ci hanno fatto capire subito tante cose. Il test poi è stato molto interessante, i piloti hanno dato da subito indicazioni praticamente identiche, che rispecchiano anche le necessità di Yamaha su dove dovranno migliorare. Parlando dei nostri, credo che Oliveira si adatterà un po’ più facilmente rispetto a Miller per una questione di stile di guida”.
Che idea ti sei fatto di questa enorme crisi di KTM?
“Ah, che ti devo dire. Probabilmente so quello che sai tu, leggo gli articoli e ovviamente anche internamente, con Campinoti, ne parliamo. È un po’ una sorpresa, un gran peccato. Speriamo che non creino problemi al normale svolgimento dell’attività in pista, anche se non credo perché comunque in questo progetto ci sia anche Red Bull, assolutamente coinvolta nel racing con KTM. Più di questo, onestamente, non saprei che dire”.
Si parla tanto del fatto che Pedro Acosta è stato contattato da Ducati. C’è chi dice portarlo a Borgo Panigale sarebbe un disastro per l’equilibrio del campionato, sia considerando la bontà della moto che quella dei piloti già ingaggiati, a partire da Marc Marquez e Pecco Bagnaia. Che ne pensi?
“Secondo me effettivamente è così… Ducati ha già sei moto, perché non lo mettiamo su di una Yamaha? (Ride, ndr). Se non c’è posto di là Pedro da noi un posto lo trova di sicuro, guarda!”.
Mi toccherà metterlo nel titolo. Le ultime due cose: partiamo da una tua previsione sul 2025 di Jorge Martín.
“A Jorge l’ho detto tante volte, secondo me lui con l’Aprilia sarà in grado di giocarsi il mondiale. Col talento che ha… e poi la moto va molto bene, in questo momento la seconda forza in campo è l'Aprilia. Noi cercheremo di avvicinarci il più possibile durante la stagione e spero anche nel sorpasso in termini di prestazioni. Poi chiaramente Jorge è Jorge, è sicuramente uno dei migliori”.
Il tuo euro su chi lo metti per il 2025?
“Su Pecco”.
E Marc Marquez? Pensi che avrà delle difficoltà?
“Secondo me Pecco in questo momento è quello più equilibrato con la Ducati. A Marquez magari ci vorrà un po’ di tempo per mettersi a posto con la squadra nuova e per trovare l’approccio giusto. Ma è un otto volte campione del mondo, non serve che io aggiunga molto. Sarà una gran guerra tra loro due, l’ago della bilancia secondo me è un po’ spostato verso Pecco perché conosce sia l’ambiente che la moto e i risultati del 2024 l’hanno portato ad un livello altissimo. Ecco perché l’euro me lo gioco su di lui, anche se penso che staremo tutti a vedere chi farà primo e chi invece secondo”.
Quindi se avessi un altro euro lo metteresti su Marc.
“Sì. Però sai, magari un altro euro non lo trovo”.