Valentino Rossi frustrato e deluso dalla mancata possibilità di correre in Hypercar il prossimo anno. È questo il cuore di un’intervista (riportata da Fanpage) che ha iniziato a girare sul tardo pomeriggio della giornata di ieri, martedì 18 novembre. Leggendola Rossi sembra preoccupato, ma soprattutto duro nei confronti di BMW che, dopo avergliela fatta provare quella macchina, per un motivo o per un altro non gliela concede in vista del 2026. Toni strani, specie per uno come Rossi: “Per tutto l'anno abbiamo cercato di gareggiare con l'Hypercar per la prossima stagione, ma purtroppo non è stato possibile. Sembra difficile gareggiare con l'Hypercar. Non so se accadrà mai. È una delusione”.
A colpire è soprattutto l’ultima frase, che fa coppia con il titolo dell’intervista: “Valentino Rossi frustrato dalla mancata promozione nel WEC: “Non so se accadrà mai. È una delusione”. Continuiamo a leggere, ma i dubbi di una traduzione non proprio fedelissima specie in alcuni passaggi aumentano: “Il nodo, spiegano al box BMW, è la presenza di molti piloti giovani già inseriti nel programma ufficiale. Un dettaglio che Rossi conosce bene e che alimenta il senso di occasione mancata, nonostante l'ottima impressione lasciata alla guida del prototipo. L'italiano, infatti, considera la Hypercar “più vicina a una moto” rispetto alla GT3 e quindi più adatta al suo stile”.
Che Valentino consideri il prototipo che gareggia nella top class del mondiale Endurance più vicino al proprio stile non c’è dubbio, tant’è che a Imola, seconda gara della stagione 2025, l’aveva confermato anche a MOW. Il primo passaggio - quello sulla concorrenza -, però, suona strano: posto che sia vero, davvero nel box WRT - che della figura di Valentino ha beneficiato a dismisura - direbbero apertamente una cosa del genere? O forse, con grande consapevolezza del proprio percorso, dei giovani già sotto contratto con la casa bavarese ne ha parlato lo stesso Rossi?
Ci prendiamo un attimo, rileggiamo tutto da capo e poi confrontiamo l’intervista con l’originale, pubblicata sabato 15 novembre sul portale inglese Motorsport.com. Basta entrare nella sezione dedicata che già nel titolo notiamo una prima grande differenza: Valentino Rossi still harbours hope of racing in WEC’s Hypercar che tradotto diventa “Valentino Rossi nutre ancora la speranza di correre nella classe Hypercar del WEC”. Il senso è l’opposto, ma andiamo avanti.
Dopo una prima introduzione fatta dall’autore, ecco cosa dice davvero Valentino sulla possibilità di correre in Hypercar: “È più simile a una moto [rispetto alle GT3] e mi piace. Quindi, sin dal test del Bahrain abbiamo cercato di correrci quest’anno, ma non è stato possibile. Per tutta questa stagione abbiamo poi provato a correrci nel 2026, ma purtroppo non è stato possibile. Sembra che sia difficile. Non so se accadrà, è un peccato”.
Sì, un peccato e non una delusione visto che, in inglese, it’s a shame si traduce proprio così. Rossi parla poi della possibilità di correre nella classe regina soltanto per alcune gare, un’ipotesi che, però, non sembra realistica, parte riportata correttamente. Segue poi la questione giovani che, come avevamo ipotizzato, è frutto di parole di Valentino e non del box WRT (che è comunque diverso da BMW, a cui si dovrebbe far riferimento solo in relazione ai piloti ufficiali): “Ha molti piloti, di cui molti giovani. Ed è un peccato perché mi sento bene con la macchina e potrebbe essere interessante correre lì. Ma non so se accadrà l’anno prossimo. Comunque, sono anche aperto a fare qualche gara”.
Una speranza che poi viene rimarcata parlando del campionato IMSA e della 24 Ore di Daytona, seppur non in vista dell’edizione del prossimo gennaio: “Potrebbe essere un’opportunità perché WRT l’anno prossimo gestirà anche il programma IMSA. Quindi, forse, potrebbe essere possibile. Non lo so, lo spero”. Nello specifico, si parla di Daytona perché, vista la durata, i piloti sui prototipi sono quattro e non due: “È nella lista perché è una grande gara di 24 ore. Penso che per il prossimo anno sarà difficile, gennaio è già vicino. Ma forse in futuro”.
Speranza rimarcata in più passaggi - come d’altronde riportava il titolo originale - e non scomparsa del tutto. E soprattutto, è inutile parlare di frustrazione quando il concetto centrale è, semmai, quello del dispiacere. È diverso, e anche parecchio.