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Randy Mamola, Michael Schumacher, la Ducati biposto e le minacce di morte di Claudio Domenicali

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

19 luglio 2021

La sua è stata, praticamente, una seconda carriera dopo la prima, gloriosa, storia scritta come pilota da corsa. L’avventura di Randy Mamola al manubrio della Desmosedici biposto, infatti, è durata diciassette anni e il pilota statunitense ha raccontato alcuni aneddoti adesso che ha deciso per la seconda volta di appendere il casco al chiodo. Al suo posto, Franco Battaini e Fonsi Nieto

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Se dici Ducati Biposto dici, automaticamente, anche Randy Mamola. E’ stato lui, per diciassette lunghissimi anni, il pilota che ha fatto divertire (e terrorizzare) circa seimila fortunati che hanno potuto salire a bordo della Ducati Desmosedici biposto per provare le emozioni di una vera MotoGP in un vero circuito del mondiale. Un giro a vita persa con uno che nella sua carriera aveva fatto delle manovre al limite e del funambulismo uno dei suoi punti di forza. “Ci sono stati fine settimana – ha raccontato – in cui ho fatto anche cento giri. Tanti vip, ma anche tanti passeggeri paganti che hanno sborsato cifre dalle 1200 alle 2500 Euro, poi donate tutte in beneficienza a Riders for Health”. Il Mugello, manco a dirlo, il circuito su cui si registrava puntualmente il maggior numero di richieste, anche con passeggeri di prestigio ed a cui non si poteva certo rischiare di far male.

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Tanto che lo stesso Mamola, nel ricordare alcuni aneddoti di questi ficiassette anni, ha raccontato di quella volta che Claudio Domenicali, all’epoca patron di Ducati, arrivò a minacciarlo di morte. “Eravamo al Mugello – ha spiegato – ed era previsto un giro con Michael Schumacher sul sellino posteriore. All’epoca si stava giocando il mondiale con la Ferrari e la settimana successiva il pilota tedesco avrebbe dovuto gareggiare a Silverstone. Claudio Domenicali mi si avvicinò e mi disse testualmente, scherzando ma non più di tanto, ‘se torci un capello a Schumi ti ammazzo’. Fortunatamente non successe niente, anche se andammo davvero forte”.

Ma Michel Schumacher non è stato certo l’unico che Randy Mamola ha portato a spasso in questi anni e a scorrere i nomi dell’elenco vengono i brividi: Keanu Reeves, Marc Gené, Martin Brundle, Mark Cavendish, David Bisbal, Bernie Ecclestone, Matt Leblanc, Prince Harry e Allan McNis, tanto per citarne alcuni. Solo in due occasioni l’americano se l’è vista brutta: “Due cadute su circa 6000 uscite sono una buona media dai” – ha scherzato Mamola, spiegando quand’è che con la sua Desmosedici biposto ha conosciuto l’asfalto insieme al passeggero di turno: “Erano otto o nove anni fa. La Bridgestone aveva una gomma posteriore che è stata rimossa perché piloti come Casey Stoner o Ben Spies se ne sono lamentati. Questo pneumatico ci è arrivato per errore. Sono caduto con il mio copilota a Barcellona e poi di nuovo a Silverstone. Da allora abbiamo sempre avuto con noi un gommista, prima Bridgestone, e ora Michelin”.

Un paio di brutte esperienze, quindi, e tanti personaggi portati in sella a velocità pazzesche, girando, di media, una ventina di secondi più lenti dei piloti in gara. Tranne in due circostanze che Mamola ricorda come le più emozionanti di questi diciassette anni trascorsi al manubrio della Ducati biposto: “Mi hanno permesso di fare due giri veloci con Luca Cadalora al Mugello. Nel secondo giro ho spinto più che potevo e entrambi toccammo il ginocchio a terra. Luca disse in seguito che pensava che a quella velocità non saremmo sopravvissuti in sicurezza, ma se il passeggero si comporta perfettamente, non lo percepisci come un peso o una zavorra, tutto va in armonia. Un’altra volta invece ho ottenuto il miglior tempo sul giro con un VIP, a Valencia, con l'attore Richy Muller. Era talentuoso, forte, non molto alto e in cerca di una sfida. Chiudemmo il giro a soli 9 secondi dalla pole”.

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