La MotoGP corre veloce anche fuori dalla pista e la storia del team satellite Yamaha ne è la prova. La squadra di Razlan Razali si era presentata nella massima serie quattro anni fa, forte di un main sponsor abituato a vincere (Petronas) e di due piloti giovani da far crescere assieme ai risultati: Franco Morbidelli da un lato e Fabio Quartararo dall’altro. Nel giro di tre stagioni il francese è passato nel team ufficiale sostituendo Valentino Rossi e Franco è subentrato ad un Maverick Vinales diretto in Aprilia. E, di colpo, sono finiti i giorni in cui il team malese riusciva a portare a casa risultati migliori della squadra ufficiale. Sempre più in difficolta e con un Valentino Rossi prossimo al ritiro, nel 2021 Razali si è trovato ad affrontare una stagione decisamente avida di risultati, culminata con l’addio del main sponsor e di alcuni storici componenti del team.
Il manager malese però è corso in fretta ai ripari, piazzando due scommesse forti che hanno già fatto discutere. Va detto che i posti in MotoGP sono estremamente limitati dal Dorna e avere due moto a disposizione, a prescindere da chi le guida e chi le paga, è comunque una fortuna da amministrare. A dover risollevare il team nel 2022 sarà Andrea Dovizioso, che dopo un lunghissimo corteggiamento con Aprilia ha preferito tornare ad una situazione più conosciuta (aveva corso in Yamaha Tech3 nel 2012) al quale verrà affidata una moto con specifiche 2022. Al suo fianco ci sarà invece Darryn Binder, trapiantato direttamente in MotoGP dalla Moto3 in una scelta che ha fatto alzare più di un sopracciglio.
Ora la squadra, presentata in un evento a Verona, si chiama WithU Yamaha RNF. Davanti c’è il nuovo sponsor, la società che si occupa di energia (luce, gas, fibra ottica e telefonia) di Matteo Ballarin, già approdata nel paddock con il team VR46, mentre a chiudere troviamo la sigla RNF, le iniziali dei tre figli del manager malese: Razlan, Nadia e Farouk. L’obiettivo, più o meno dichiarato, è quello di tornare in alto il più in fretta possibile per confermare l’impegno in MotoGP e tornare a ricoprire un ruolo importante.
Le critiche, indubbiamente, non sono mancate: il team di Razali doveva essere un vivaio per i giovani talenti, invece si trova con un veterano - Andrea a 35 anni è il pilota più ‘anziano’ di tutta la MotoGP - e con un ragazzo non più giovanissimo (24 anni, ndr.) che in sette anni di Moto3 ha vinto una gara soltanto. Il manager però, in un'intervista pubblicata su MotoGP.com, ha risposto a tono: "Alcuni fan o scettici faranno paragoni e diranno che potrebbe essere un'altra stagione come quella di Valentino. La gente dimentica che abbiamo avuto Valentino quando aveva 42 anni. Dovi ne ha 35. Se guardate dov'era Valentino a quell'età, era ancora al top. Quindi penso che non sia un confronto da fare. È vero che ora è il più vecchio sulla griglia, leggermente più vecchio di Aleix Espargarò (32 anni, ndr.) Ma Dovi ha fatto molto nei suoi anni in Ducati. Ha chiuso tre volte secondo e prima era con Tech3 sulla Yamaha. E la cosa più importante è che ha completato tutte e cinque le gare l'anno scorso”.
Secondo il manager, con una moto aggiornata e più chilometri in sella alla M1 Andrea sarà in grado di competere per la parte alta della classifica: “Sì, ha guidato una moto di due anni fa, ma penso che gli abbia dato il feeling e quello che serviva per tornare competitivo. Non stava spingendo, ma ora con lo stesso pacchetto degli ufficiali penso che potrà essere uno dei piloti in grande di lottare per il campionato”.
Infine, Razali dedica un passaggio a Valentino Rossi: "Abbiamo imparato molto da lui, a cominciare da come gestire un pilota del suo calibro. Ci ha anche dato un nuovo modo di valutare le cose su cui è meglio concentrarsi, quelle belle da avere rispetto a quelle di cui si ha veramente bisogno. Penso che questo sia importante. Un punto di partenza inestimabile su cui lavorare ora insieme a Dovizioso”.