"Quando Lin Jarvis venne a trovarmi a Tavulilia capii subito che stesse per licenziarmi. Lo dissi anche a lui" - l'aneddoto è firmato Valentino Rossi, che in più di un'occasione ha raccontato ai microfoni i retroscena di un freddo pomeriggio invernale di fine 2019, tra i colli che separano Cattolica da Pesaro. Lin Jarvis, managing director di Yamaha, andò direttamente negli uffici della VR46 per comunicare al Dottore che la stagione 2020 sarebbe stata l'ultima con i colori del Team ufficiale. Valentino accettò, consapevole di un 2019 deludente, ma rilanciò argutamente mettendola sul piano della riconoscenza: "Però con tutto quello che ho fatto per Yamaha, Lin, se vorrò correre nel 2021 allora mi dovrai dare una moto ufficiale, sia pure nel team clienti". La questione si risolse più o meno così, da gentiluomini. Tanto che nel settembre 2020, dopo una prima parte di stagione decisamente tonica da parte del 46, venne ufficializzato il passaggio di Valentino Rossi al Team Yamaha Petronas per la stagione successiva, l'ultima prima del ritiro. Tuttavie questi sono solamente gli ultimi scampoli della storia tra Valentino Rossi e la Yamaha. Un'epopea nata di nascosto, di notte, sotto i tendoni della Clinica Mobile di Brno nell'estate 2003. Un romanzo durato 18 anni, tra picchi altissimi e qualche scivolata, e che per certi versi ancora non è finito.
A parlare dei "cari vecchi tempi", con una nota di malinconia, è stato lo stesso Lin Jarvis. Il boss europeo di Iwata, ai colleghi di Speedweek, ha rievocato il 2004 e il ritorno di Rossi nel 2013 dopo il biennio in Ducati. Prima di risintonizzarsi sul presente, Lin ha rivalutato positivamente un 2022 da vicecampioni del mondo per Yamaha e Fabio Quartararo: "A volte ci ripensi agli anni con Valentino Rossi. Invecchiando, ti guardi indietro, soprattutto ora che Valentino si è ritirato, e dici 'Ahh che tempi'. Ad esempio, ricordo che nei test invernali del 2013 avevamo livrea, abbigliamento e tute grigie. È stato un momento emozionante quando Valentino Rossi è tornato ed è salito sulla nostra moto dopo l'esperienza Ducati, portando di nuovo il suo giallo sgargiante. Ha cambiato tutto. In effetti da allora abbiamo avuto molti alti e alcuni profondi bassi. Ma eccoci qui, ancora in gioco. Siamo abbastanza ottimisti per il 2023. Al momento tutti hanno fame di ripartire come si deve. La situazione attuale non si può paragonare al 2004 perché nel 2003 non vincemmo gare, poi è arrivato Valentino. Eravamo davvero partiti da zero nel 2004, in tutti i sensi. Lì per rendere possibile la favola, coinvolgemmo il miglior pilota del mondo. Ora è un po' diverso. Direi che l'atteggiamento positivo e la motivazione derivano dal fatto che abbiamo visto una reazione dal Giappone nei test di Sepang. Il motivo della posizione in cui ci siamo trovati l'anno scorso era dovuto al alcune cose che non funzionavano. Non eravamo abbastanza concentrati. Penso che l'anno scorso abbiamo capito che dovevamo cambiare il nostro modo di lavorare, in termini soprattutto di velocità e frequenza nell'apporto di aggiornamenti tecnici. Nonostante tutto l'anno scorso abbiamo concluso al secondo posto, e questo non è un duro colpo per me. Tutto va analizzato in prospettiva. Non si può vincere ogni anno".