Semaforo verde, iniziano le FP1 della MotoGP a Portimaõ. Esce Oliveira, escono le Aprilia. Esce Valentino Rossi. Marc Marquez, tuta e sorriso, aspetta. Poi toglie il cappello per mettere il casco. Infila i guanti, sale sulla sua Honda in mezzo ad un capannello di giornalisti e fotografi. Io mi emoziono. Mi emoziono perché le cose si sistemano. Perché è la vita. Anche se è Portimaõ, anche se l’asfalto è pieno di chiazze, l’importante è ripartire. Riprendersi un po’ delle proprie cose, del proprio modo di essere. Uscire. Per Marc è stato come bruciare le mascherine, buttare i gel, dimenticare il coprifuoco e trovarsi libero.
Fa un primo giro lentissimo Marc Marquez, vuole vedere la pista e sentire la moto. Affronta le curve come un amatore, così è difficile anche scaldare le gomme. Dentro il casco però lo immaginiamo vivere un momento solo suo, non dei tecnici e nemmeno della stampa. Solo lui, la moto e la cosa migliore che gli riesce fare a questo mondo. Fa un secondo giro veloce, quasi velocissimo, da quarto tempo. Poi rallenta di nuovo, mentre al box lo stanno aspettando dall’istante in cui è uscito.
Sta ancora prendendo dei farmaci perché l’infezione non è passata del tutto, il medico dice che è al 90%. Gli auguro di tornare a farsi odiare l’anno prossimo, non questo. A vincere da cannibale, da mostro. Senza rispetto e solo fame, ma dall'anno prossimo. Vederlo così concentrato, veloce ma attento, è stato un momento di felicità. Le cose si aggiustano quasi sempre. È vero che quelli bravi, quelli che fanno la differenza, sono quelli in grado di rialzarsi. Non è retorica e nemmeno marketing per i social, il problema è che nella vita non succede quasi mai. Nello sport solo a pochissimi.
Marc torna dentro dopo una prima uscita chiusa con il secondo tempo, a 61 millesimi da Pecco Bagnaia dopo 7 giri. Altro capannello, il padre Julià copre la telcamera per dare un po’ di privacy al figlio. Si sistema con calma Marc, rimette il cappello e comincia a parlare. Parla della moto, di come ha trovato il lavoro fatto da Bradl, delle sue sensazioni. La pista comincia ad asciugarsi e il tempo della prima uscita a scendere dai piani alti.
Poi finalmente rientra in pista per un secondo turno e sembra già quello che aveva lasciato. “Va come una bestia” sintetizza Guido Meda a 7 minuti dalla fine delle libere.
Chiude terzo. E ride, ma solo alla fine. Tutto intorno è silenzio, chi lo aveva previsto lontano raccoglie i cocci e chi aveva pronosticato un ritorno graduale si dice colpito. La gara è domenica ed il ritmo è un’altra cosa. Ma il ragionamento imponeva pensare che ci sarebbe voluto del tempo, perché è comunque un essere umano. Invece no, Marc Marquez è ancora capace di andare oltre, di stupire e ridefinire lo standard di fuoriclasse.
E quindi si, è proprio il Marquez di sempre.