Vladimir Putin è a Pechino, dove oggi siederà più o meno accanto al presidente cinese Xi Jinping per applaudire la propagandistica cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali, quelle che si svolgono in una metropoli e in montagne senza neve, in una bolla senza contesto e in impianti senza pubblico. Assisterà alle coreografie studiate da Zhang Yimou, e nel frattempo la retorica olimpica - quella della famosa tregua - racconterà che i Giochi avranno rallentato l’escalation della crisi russo-ucraina. Sarà, intanto però allo Ziggo Dome di Amsterdam, alle sette della sera, verrà dato il fischio d’inizio alla partita proibita, quella che non s’aveva da fare e, invece, si giocherà, e incidentalmente proprio nel momento peggiore. Palla al centro ed ecco Ucraina-Russia, semifinale dell’Europeo di futsal, ovvero l’incrocio che da otto anni la Uefa tenta di evitare in ogni modo, escludendo da sorteggi e tabelloni la possibilità che le nazionali e i club dei due paesi si possano sfidare all’interno delle sue competizioni. Motivi di sicurezza, perché da quando la Russia ha occupato la penisola di Crimea nel 2014 la tensione diplomatica tra le due nazioni è diventata allarmante e proprio nelle ultime due settimane ha quasi raggiunto il punto di rottura.
Sino a pochi giorni fa le mosse dell’Uefa erano filate lisce: l’ultima sfida tra le nazionali calcistiche risale al 1999, in Europa club russi e ucraini non si affrontano dal 2011, nel futsal i precedenti sono appena tre e la separazione in questi anni è stata netta. La palla però, per quanto a rimbalzo controllato, resta tonda, e così agli Europei nei Paesi Bassi i risultati hanno condotto le due nazionali del calcio a 5 entrambe nella parte bassa del tabellone, sino a questa semifinale. Mentre ai confini i movimenti delle truppe non consentono di escludere un’aggressione russa e della successiva guerra - gli Stati Uniti stessi hanno inviato un contingente in Europa orientale per prepararsi ad una eventuale operazione - gli atleti e le delegazioni delle due nazionali predicano calma e minimizzano la portata di quella che dovrebbe essere solo una partita di futsal, ma sanno bene che il rischio di provocazioni non è da sottovalutare.
Politici, media, social network, nulla di più facile: i pericoli vengono da lì. E così, mentre una testata sportiva ucraina (Tribuna) su Twitter ha già correlato la sfida alla questione della Crimea, a proposito di provocazioni il Moscow Times, lo scorso 24 gennaio, ha scritto che il ministro dello Sport ucraino Vadym Hutcajt (già olimpionico nella sciabola Barcellona 1992) avrebbe suggerito agli atleti ucraini presenti ai Giochi di Pechino di evitare di avvicinarsi e farsi fotografare assieme ai colleghi della delegazione russa, e questo nonostante la bandiera della Russia non possa essere presente alle Olimpiadi a causa della perdurante squalifica per doping. Ricordare poi le polemiche sorte la scorsa estate per l’utilizzo da parte dell’Ucraina, a Euro 2020, di una divisa sulla compariva la silhouette dei confini nazionali - Crimea compresa, essendo ucraina de iure - aiuta a capire che no, per chi vorrà specularci sopra, non sarà solo una partita.