È giovedì e a Monza l’attività nel paddock inizia a farsi frenetica. Entriamo e usciamo dalle hospitality una in fila all’altra per incontrare i piloti, per cercare di captare le prime sensazioni alla vigilia del fine settimana che sta per iniziare. Ci dicono che sarà importante trovare il miglior bilanciamento possibile in curva e in frenata perché, in un tracciato del genere, il tempio della velocità, è proprio lì che si fa la differenza. A Monza si va veloce e si frena forte, più che nel resto del campionato. Tra un incontro e l’altro, però, abbiamo anche un impegno speciale: un Hot Lap organizzato da Pirelli al fianco di un pilota professionista. Non sappiamo ancora con chi e su che vettura, ma siamo gasati perché una roba del genere non capita tutti i giorni.

Pranziamo velocemente e ci dirigiamo verso il garage in cui si terrà il briefing di presentazione. Ad accoglierci c’è Davide Casati, parte dell’ufficio stampa Pirelli, che in fin dei conti ci ha fatto questo regalo. Fa gli onori di casa e ci chiede se siamo pronti, assicurandoci che sarà bellissimo. Noi gli crediamo -e spoiler, sarà così. Recuperiamo sia il nostro pass che un casco tutto nero e, un attimo dopo, quando tutti siamo ai nostri posti, da un grande schermo posizionato davanti a noi parte un video, una compilation dei momenti più esilaranti catturati in macchina. C’è chi urla, chi sorride e chi, invece, cerca di rimanere il più concentrato possibile, osservando un po’ il pilota e un po’ la pista davanti a sé.
Terminata la clip, poi, a prendere il microfono è Marc Gené, già vestito con i colori della Ferrari. Ci sarà anche lui al volante di una delle vetture che scenderanno in pista, ma prima gli tocca presentare l’esperienza. “Capirete quanto veloce si va in una pista come Monza”, afferma sorridente prima di esclamare: “A volte potreste avere il cuore in gola, ma non preoccupatevi, è tutto normale!”. Un altro signore vestito Pirelli dalla testa ai piedi, poi, ci spiega le regole da rispettare soffermandosi sul cosa fare in caso di malaugurato incidente. Ed è proprio in quell’istante che, ognuna delle persone presenti in quel box, circa 80, ha pensato: “Speriamo non capiti a me”. I sorrisi sparpagliati che hanno seguito quella spiegazione lo confermano, ve lo assicuriamo.

Finito il briefing tra una battuta e l’altra si va in pista. Percorriamo metà della pit-lane con le vetture di F1 al nostro fianco e poi, entrati in pista, torniamo indietro. La nostra macchina è l’ultima della fila presente sul rettilineo di partenza: una Alpine 110S grigia. La più piccola del lotto, ma non la meno divertente. Arriva con i dischi dei freni fumanti e l’odore della gomma bruciata, pronta a far salire la prima persona del nostro gruppetto. Al volante c’è Paul Aron, terzo pilota della squadra francese che, ventiquattrore dopo, avrebbe dovuto calarsi nell’abitacolo dell’Alpine più potente portata a Monza, quella di F1 per le prima sessione di prove libere.
Attendiamo il nostro turno, siamo i sesti a dover salire, praticamente gli ultimi. Guardiamo partire sgasando una fila di Mustang, poi arrivare alla fine del primo giro le tre 110S insieme, in parata. Giro dopo giro osserviamo anche le espressioni di chi scende dalla vettura: come nel video c’è chi è estasiato, chi non smette di ridere e chi, invece, un po’ se l’è fatta sotto tra una curva e l’altra. Il tempo passa veloce e, finalmente, arriva il nostro turno. Prima, però, una piccola pausa: dalla vettura scende Paul, sale un istruttore di Alpine. Ci chiede se fossimo pronti e la risposta, ovviamente, è solo una: Of course, let’s go!

Partiamo piano, senza sgasare e un po’ ci dispiace, ma tagliata la linea del traguardo il nostro pilota pesta pesante sull’acceleratore. L’Alpine spinge, ma la cosa che più ci impressiona è la frenata: la velocità sale fino a 150 metri dalla prima variante, poi scende in un attimo con l’anteriore della macchina che sembra schiacciarsi a terra. Saltiamo sui cordoli della chicane, poi di nuovo tutto giù fino alla Roggia. E così fino alle due di Lesmo, il Serraglio e l’Ascari: la velocità sale e poi scende di botto con la vettura che sembra incollata a terra come se fosse su un binario. C’è tempo anche per qualche battuta: “È davvero veloce nei cambi di direzione” esclamiamo, con il nostro istruttore che conferma: “Sì, questa è stabile, ma anche molto veloce”.

Dopo l’Ascari c’è tempo per un ultimo allungo prima della Parabolica, con una frenata che sembra non arrivare mai. E quando lo fa, il muso della A110 si abbassa quasi a toccare terra, ripetendo il mix di su e giù durato per tutto il giro. Il tempo di dire al nostro pilota che è stata una figata che ci tocca scendere, con Davide che ci aspetta. Ci chiede com’è andata, gli rispondiamo che effettivamente è stato bellissimo. E c’è tempo anche per un’ultima riflessione perché, se con una macchina stradale si frena così, ciò che fanno i piloti con una F1 è davvero incredibile, di un altro mondo. Fa impressione anche solo provare ad immaginarlo. Intanto, però, abbiamo capito dove fanno la differenza.
