Max Verstappen è il signore di questa F1 e a Monza l’ha dimostrato ancora una volta. Una vittoria straordinaria, epilogo perfetto per un fine settimana da campione sfruttando, alla prima occasione, una Red Bull tornata in palla. Prima ha negato la prima fila alle McLaren, poi, quando tutti credevano che sarebbero bastati solo pochi giri ai due papaya per prendere il largo, ha riconquistato la testa della corsa -persa al primo giro- salutando tutti e dominando fino alla bandiera a scacchi. Eppure, a Monza non si è parlato solo di vittorie perché, al nome Verstappen, è stato associato anche quello Ferrari.

“Io in Ferrari? Solo se ci fosse la possibilità di vincere, non per altro”. È così che si era espresso l’olandese al termine della prima giornata in pista aprendo, seppur a condizioni ben precise, a un possibile futuro in rosso. E in un attimo la mente di molti è andata a Michael Schumacher, un altro che prima di arrivare a Maranello era già stato etichettato come il più grande di quel periodo. Entrambi campioni, entrambi destinati a riscrivere la storia del circus, entrambi pronti a tutto pur di vincere. Le somiglianze ci sono tutte, tant’è che anche chi Michael l’ha avuto come compagno di squadra l’ha confermato: “Ai miei tempi era considerato di gran lunga il pilota più veloce” ha commentato Eddie Irvine, come riportato da RacingNews365. “Per questo motivo in Ferrari arrivarono Rory Byrne e Ross Brawn, con tutta la squadra costruita attorno al fatto che Michael fosse di un altro mondo. Un po’ come Verstappen adesso. Se Max andasse da qualche parte porterebbe con sé molte persone. Senza l’intero sistema insieme tutti sono allo stesso livello. È dura, la Formula 1 è dura”.

Eppure, per il nord-irlandese arrivare a Maranello non è facile, come evidenziato anche dalle difficoltà di Lewis Hamilton: “Il problema con Lewis è che è arrivato un po’ troppo tardi, però ha già vinto sette Mondiali, c’è sempre un prezzo da pagare”. Difficoltà che riportano Irvine proprio ai primi anni di Schumacher con Ferrari: “Michael ha rinunciato a molto, probabilmente a due, tre, forse anche più campionati del mondo per lasciare la Benetton e andare in Ferrari. Nei primi anni la gente non ha idea di quanto fosse difficile alla Ferrari. Michael lo sapeva, ma era così superiore a tutti gli altri che decise di provarci ed è stato incredibile, ci è riuscito”.
Un successo smisurato che, però, spesso quelle difficoltà le fa dimenticare: “La gente dimentica che ci sono voluti quattro anni. Era sempre lì vicino spremendo la macchina fino all’osso”. Poi, ripensando a Verstappen, Irvine è chiaro: “Mi piacerebbe che andasse in Ferrari. Penso che loro due insieme sarebbero sensazionali. Spero che non ci arrivi troppo tardi come ha fatto Lewis”.

Un futuro tutto da scrivere, mentre nel presente ormai non c’è più solo la F1: all’olandese, infatti, non è bastata l’ennesima vittoria conquistata perché, proprio in questi giorni, è al Nurburgring per preparare il suo esordio ufficiale all’Inferno Verde. Servirà completare due gare da 4h ciascuna per ottenere il Permit, patente necessaria per correre la 24 Ore al volante di una vettura GT3 -verosimilmente la Ferrari 296-, motivo per cui l’esordio sarà su una Porsche Cayman GT4. Un impegno che sottolinea solo una cosa: Verstappen, di stare lontano dalla pista, proprio non ne vuole sapere. Vuole correre sempre e comunque, un po’ come Schumacher. E chissà che prima o poi non possa ripercorrere i passi di Michael.

