Succede che pensi al Mugello, alle robe da organizzare e a cosa raccontare mentre ci si avvicina al GP d’Italia e poi succede che la testa ti va a finire su qualcosa che purtroppo sapevi da un pezzo, ma che solo in quel momento esatto lì ti sembra vera veramente: cazzo, Giò Di Pillo è morto! Sarà il primo buongiorno Mugello senza quella voce che accordava il cuore ai giri dei motori. Come se a una partita di calcio mancasse il fischio d’inizio, ma non un fischio qualsiasi. Proprio quello lì. Allora succede pure che sale un po’ di tristezza e magari finisci per chiederti non tanto come andranno le moto, chi sarà il favorito, come si stanno preparando i piloti, ma come potrà essere questa volta. Questa prima volta col groppo in gola e un’assenza nelle orecchie. Tanto da avere voglia di chiederlo a chi avrà il compito più difficile: pronunciare quelle due parole magiche al posto del maestro che non c’è più. A farlo sarà Ringo, l’amico di una vita di Giò Di Pillo, quello che con il Dipi ha condiviso la cabina di commento negli ultimi anni e una quantità esagerata (e a volte anche non raccontabile) di storie moto, velocità e passione vissuta di pancia e di sangue.
“La Voce del Mugello resterà sempre e solo una: quella di Giò – ci ha raccontato proprio Ringo, raggiunto telefonicamente nel pomeriggio di oggi – Io ero la sua spalla e la sua spalla voglio restare anche adesso che non c’è. Sai che non so nemmeno io come farò e che non voglio neanche pensarci? E’ strana questa cosa, perché ci tenevo tantissimo a essere io a gridare il primo Buongiorno Mugello senza Di Pillo. Ci tenevo e ci tengo, sono emozionatissimo per questo. Però non voglio programmare niente. L’unica promessa che voglio provare a fare è quella di non piangere, ma già lo so che farò una fatica terribile a strozzarmele in gola”. Strozzarmele, solo il verbo, l'oggetto, anche se è chiaro che è a quelle emozioni che spesso, quando ci sono di mezzo i sentimenti e le mancanze, si trasformano in lacrime. “Che cosa mi mancherà più di tutti? Non lo so. Come faccio a rispondere a una cosa così? Di sicuro mi mancherà il nostro dietro le quinte. Le cazzate che ci dicevamo e poi la rassegna dei messaggini che ci inviavano. Ogni volta e da anni, infatti, dopo il Buongiorno Mugello delle otto in punto ci arrivava una sequela infinita di messaggini di insulti da parte dei piloti o degli altri del paddock che ci dicevano che li avevamo svegliati. Passavamo ore a rileggerci quei messaggi perché, anche se spesso non era vero che eravamo stati noi a svegliarli, era diventato tipo un gioco a chi ce ne diceva di più. E, ovviamente, noi godevamo”.
Ricordi che ritornano e che finiscono in qualche modo anche per addolcire una mancanza che si sente, con Ringo che racconta anche un po’ di quel motociclismo che non c’è più. E, inevitabilmente, di quel Mugello che è cambiato insieme al motociclismo. “Io non voglio fare il passatista – spiega ancora Ringo – Non voglio dire che prima era meglio, ma non possiamo nemmeno fare finta che sia ancora tutto sullo stesso livello. Il talento dei piloti non si discute, la qualità delle moto nemmeno e rimane difficile pure discutere lo spettacolo in pista, viste le velocità che si raggiungono e quello che questi ragazzi riescono a fare. Però, forse, a mancare è tutta quella parte di MotoGP che si viveva senza casco in testa. Biaggi, Stoner, Valentino, lo stesso Lorenzo sono stati personaggi che, ognuno a modo suo, hanno saputo far innamorare delle corse un sacco di ragazzi. Adesso, vuoi perché devono stare più attenti a quello che dicono e a tutto quello che fanno, di personaggi non se ne vedono”. Forse, ammette Ringo, ce ne è rimasto uno solo: Marc Marquez.
“Anche al GP di Francia ha dimostrato di essere un fenomeno – conclude – Secondo me se gli mettono a posto la moto può ancora mettere in difficoltà chiunque. E’ fortissimo in pista e riesce a essere argomento di discussione anche a moto ferme. Da questo punto di vista mi piacciono molto anche Enea Bastianini, che però abbiamo purtroppo visto poco quest’anno a causa dell’infortunio, e Marco Bezzecchi, un altro che sembra mattacchione un bel po’. E poi mi manca Fabio Quartararo, anche lui se avesse una moto starebbe lì a giocarsela con i primi e quando a lottare al vertice sono molti anche lo spettacolo finisce per beneficiarne. Quindi, se andiamo a stringere, mica lo so se mancano i personaggi, forse a mancare per questi ragazzi è la possibilità di essere personaggi e di esprimersi per come sono veramente. Purtroppo sono tempi in cui non si può dire e fare più quasi niente…”