E’ arrivato il giorno che si temeva potesse non arrivare mai: oggi, 28 luglio, dopo mesi di incertezze e un complesso processo di ristrutturazione, la KTM AG ha riavviato la produzione su tutti e quattro i reparti delle sue sedi storiche di Mattighofen e Munderfing, in Austria. Dovrebbe essere (salvo clamorosi e per ora improbabili colpi di scena) il passo che segna il punto di svolta per il marchio austriaco, che ha affrontato una crisi finanziaria senza precedenti, culminata nell’apertura di un procedimento di insolvenza alla fine del 2024. La ripresa operativa, attesa con ansia da migliaia di dipendenti e partner commerciali, avviene in un contesto di rinnovato ottimismo, sostenuto da una domanda per i prodotti che, bici elettriche a parte, ha tenuto nonostante la crisi grazie anche a significative campagne promozionali con sconti arrivati addirittura intorno al 30% per alcuni modelli di moto che erano rimasti nei magazzini.

La produzione, riattivata nella fascia oraria 6-14, non coinvolge più il solo centinaio di lavoratori che da alcune settimane preparavano il terreno in fase di pre-produzione, ma migliaia di dipendenti che sono tornati ai loro posti di lavoro, anche se con una spada di Damocle sempre appesa sopra la testa. La fine della cassa integrazione, prevista per agosto, segnala il ritorno alla piena occupazione, un segnale positivo per un’azienda che ha ridotto drasticamente i livelli di inventario, portando alcuni modelli addirittura carenza.
Dal punto di vista finanziario, il primo semestre ha registrato un fatturato più che dignitoso, con oltre 100.000 motociclette vendute ai clienti finali. La partnership con Bajaj Auto, il nuovo azionista di maggioranza, ha giocato un ruolo cruciale nel sostegno alla ripresa, con un incremento delle vendite in India del 8%, un mercato strategico per la diversificazione geografica del gruppo, ma ha anche, e soprattutto, portato alla consapevolezza che spingere troppo sulla mobilità elettrica avrebbe significato morte certa, come dimostra il fatto stesso che gran parte di ciò che è ancora invenduto nei magazzini di KTM è proprio fatto di veicoli elettrici.

Meglio, quindi, concentrarsi su altri settori che possono realmente rivelarsi strategici. Parallelamente alla stabilizzazione industriale, infatti, KTM ha annunciato che manterrà un impegno ferreo nel motorsport. In MotoGP, come già detto, il team ha confermato la presenza nel 2026 con quattro moto, come dichiarato dal direttore Pit Beirer durante il GP della Repubblica Ceca a cui, per la prima volta, è stato fisicamente presente anche il CEO Gottfried Neumeister.
L’orizzonte quindi è definito? Troppo ottimismo sarebbe pericoloso, perché la transizione verso le nuove norme richiederà investimenti significativi, e sebbene Bajaj abbia garantito il sostegno al motorsport, non è ancora chiaro se KTM manterrà la presenza attuale su tutto ciò che è racing. Il riferimento, è chiaro, è alla possibilità che il marchio austriaco possa smettere di essere fornitore per la Moto3 e che possa contenere gli investimenti anche per quanto riguarda la Rookies Cup. Resterà tutto invariato, invece, per quanto riguarda Dakar e off road in genere, con KTM che non intende rinunciare ai tasselli come cromosoma principale del proprio DNA.
