Si parlava di 256000 pezzi invenduti nei magazzini di tutto il mondo. Oggi KTM, dopo il salvataggio in extremis da parte di Bajaj, di tutta quella montagna di invenduto è riuscita a smaltirne quasi il 50%. Il dato è positivo e in Austria l’hanno salutato tutti con grande entusiasmo, perché di fatto – nonostante le preoccupazioni restino tutte – il segnale di futuro che arriva è importante e permette anche di avere quella liquidità necessaria per riavviare completamente la produzione. Però questo segnale custodisce anche un altro segnale, che è evidente a tutti e che tutti, invece, nel delirio del politicamente corretto e dell’ecofollia che caratterizza questo tempo, sembrano voler lasciare inosservato. Quale segnale? Il fatto che i 100000 pezzi usciti dai magazzini (grazie anche a una massiccia campagna di sconti e promozioni) sono moto. Cosa resta a fare le ragnatele? Le bici elettriche e i progetti fatti a...cavo! KTM, come altri marchi più o meno grandi e importanti, soprattutto del settore auto, è stata, o ha rischiato di essere, una delle vittime della corsa all’elettrificazione ideologicizzata della mobilità. Gli investimenti faraonici portati avanti e la corsa a buttare sul mercato modelli di bici dai costi improponibili hanno fatto sì che il divario tra la voce uscite e la voce entrate diventasse insostenibile anche per un colosso come KTM.

Ok, le ragioni sono anche altre e nessuno le nega, ma appare evidente che, trovato un buon piano di marketing e posizionandosi in maniera adeguata su un mercato che vuole moto non troppo costose e di cilindrata non troppo elevata, la parte relativa ai prodotti “termici” è stata sistemata, mentre ciò che resta sul collo non va a benzina, ma a batteria. E in futuro bisognerà tenerne conto. Perché parlare solo di delocalizzazioni sì o delocalizzazioni no, nuovi modelli sì o nuovi modelli no, racing sì o racing no, rischia di diventare il modo per mettere il vero problema sotto al tappeto. Il momento di parlare chiaramente è arrivato. Soprattutto adesso che KTM ha annunciato risultati di vendita eclatanti per la prima metà del 2025: oltre 100.000 motociclette consegnate ai clienti finali a livello globale. Un dato che, a prima vista, sembra segnare una rinascita dopo la crisi finanziaria che ha portato a fermi produttivi, licenziamenti di massa e una ristrutturazione drastica. Il nuovo CEO Gottfried Neumeister ha dipinto un quadro ottimista: "Il sostegno della comunità motociclistica resta incrollabile. Siamo sulla buona strada". Tuttavia, un'analisi più approfondita rivela sfumature critiche.

La distinzione tra le 100.000 unità vendute e le 50.286 "consegnate a concessionari e importatori" è fondamentale. KTM ammette implicitamente che gran parte delle vendite è servita a smaltire le scorte accumulate – circa 130.000 moto invendute dagli anni precedenti –grazie a prezzi scontati. La produzione reale dello stabilimento di Mattighofen nel 2025 si attesta a sole 4.000 unità, mentre le consegne ai dealer derivano principalmente dai modelli 390 cc prodotti in India da Bajaj, partner strategico che ha iniettato capitale fresco. Neumeister, ora, non ha spiegato che ne sarà dell’elettrico invenduto e se KTM intenderà insistere u un settore di investimento che risponde più alle mode che ai numeri reali, ma ha annunciato nuove assunzioni e una "crescita" post-ristrutturazione. La riduzione dell'inventario è un passo necessario per risanare i conti, ma la sostenibilità del modello dipenderà dalla capacità di abbandonare strade troppo pericolose e di riattivare una produzione autonoma e dall'assorbimento dei nuovi modelli 2025 da parte del mercato. La ripresa c'è, ma la vittoria è ancora lontana.. soprattutto dalle prese di corrente elettrica.
Intanto, tra i segnali sicuramente positivi per KTM (e per tutto il motorsport in genere) c’è la notizia che è arrivata qualche giorno fa dall’India secondo cui il colosso Bajaj ha dato l’ok per mantenere invariato l’impegno di KTM nel racing. Significa, di fatto, che il rischio di un addio anticipato alla MotoGP potrebbe essere definitivamente scongiurato e che il marchio austriaco potrà continuare a correre con tutte e quattro le sue moto. Senza dover rinunciare a troppo e, anzi, garantendo ulteriore sviluppo per le RC-16 che oggi (e quasi certamente anche il prossimo anno) scendono in pista con Pedro Acosta, Brad Binder, Enea Bastianini e Maverick Vinales .
Ok, ma come sta e quando tornerà Maverick Vinales?
Maverick Viñales salterà il Gran Premio di Repubblica Ceca a Brno dopo l'incidente al Sachsenring, dove una caduta nel Q2 gli ha provocato la rottura del tendine sovraspinato della spalla sinistra. Trasferitosi d'urgenza in Italia, il pilota della KTM è stato operato con successo dal team medico guidato dal dottor Giuseppe Porcellini. "L'intervento è perfettamente riuscito" - conferma il team. Viñales, già a casa, ha avviato la riabilitazione con l'obiettivo di tornare dopo la pausa estiva. "Mi concentro sul recupero per tornare più forte" - ha dichiarato lo spagnolo, ringraziando cui social i fan per il sostegno e l’equipe medica che lo ha operato.
Enea Bastianini: pronta rimonta dopo l'appendicite
Enea Bastianini è tornato agli allenamenti dopo l'appendicite che lo ha costretto a saltare il GP di Germania. Attività in palestra e una stora su Instagram con il commento “finalmente!" segnalano la sua corsa contro il tempo per essere pronto al GP di Repubblica Ceca. Giovedì sarà il dottor Angel Charte a dover stabilire se l’italiano potrà scendere in pista o no. Sul fronte contrattuale, invece, le tensioni con KTM sembrano essersi un po’ allentate: Carmelo Ezpeleta (CEO di Dorna) ha implicitamente bloccato eventuali trasferimenti piloti sotto contratto, mentre i segnali di ripresa del brand e le garanzie di Bajaj per il reparto corse potrebbero consolidare il futuro dell’italiano in Tech3. La sfida ora è una sola: imparare ad amare la RC-16.

Pedro Acosta rimanda con Valentino Rossi e Ducati?
Pedro Acosta resta un pilota "blindato" per KTM. Nonostante il malcelato interesse della Ducati (che vorrebbe inserirlo nel team VR46) e le critiche dello spagnolo alla RC-16, il contratto con il marchio austriaco è – stando a quanto riferiscono dalla Spagna -giuridicamente quasi inattaccabile. Il manager Albert Valera – dopo la mezza bastonata presa per il caso Jorge Martìn e Aprilia – non ha commentato direttamente le difficoltà di una separazione, soprattutto dopo il via libera finanziario di Bajaj. Lo stesso Acosta, più cauto nelle ultime dichiarazioni, ha sottolineato, come avevamo già raccontato, che “i contratti sono fatti per essere rispettati". Viene da dire, al momento, che KTM considera il talento ventunenne un asset irrinunciabile nella sua rinascita sportiva che l’appuntamento con Ducati e Valentino Rossi è rimandato di un anno. Ma i colpi di scena in MotoGP sono comunque sempre dietro l’angolo.