Orgoglio. È questo ciò che più si nota parlando con Gabriele Marazzi, il team manager della Ferrari 499P #83 del team AF Corse che, meno di un mese fa, ha conquistato uno storico successo alla 24 Ore di Le Mans. Un team privato che trionfa nella più leggendaria delle gare Endurance, scrivendo una favola che ancora oggi fa brillare gli occhi, il primo a riuscirci dal lontano 2005. Ne parla con grande serenità e utilizzando sempre la prima persona plurale, perché dietro la vittoria ci sono il lavoro e i sacrifici di un’intera squadra. Yifei Ye, Phil Hanson e Robert Kubica erano al volante della 499P “giallona” e, ciascuno a modo proprio, ha saputo fare la differenza, così come lo stesso ha saputo fare il team, capace di completare una gara perfetta dall’inizio alla fine. Tagliato il traguardo, poi, le immagini di un Kubica glaciale, ma solo all’apparenza, hanno fatto il giro del mondo e, oltre a raccontarci delle emozioni di quei momenti, Gabriele sottolinea anche la straordinaria bravura degli altri due. Ce ne ha parlato in una lunga intervista in cui ha ripercorso tutto, dal primo giro al ritorno dal circuito, passando per i festeggiamenti in casa Ferrari e per qualche retroscena.

Partiamo con ordine. Vincitori alla 24 Ore di Le Mans. Cosa si prova?
“È stata un’emozione particolare, non ce lo aspettavamo. Eravamo convinti di poter combattere, ma non di riuscire a tagliare il traguardo per primi nonostante fossimo consapevoli della nostra forza. E poi vincere con una macchina che non era tra le più attese è difficile da spiegare. Nonostante il supporto di Ferrari siamo un team privato e questo, unito alla gioia di aver vinto una terza Le Mans consecutiva tutti insieme, è stato straordinario.
Lo è stato anche personalmente, perché seguo questo programma dall’inizio. Io c’ero anche nel 2023 e quella volta fu un po’ diverso perché Ferrari tornava alla vittoria dopo tanti anni. È stata anche quella un’emozione forte. Ma aver costruito, insieme agli altri miei colleghi, questa squadra fino a portarla alla vittoria è stato straordinario. È il coronamento del lavoro incredibile di tutta la squadra, dei nostri tre piloti, dei ragazzi che ci seguono da casa e dell’intera AF Corse. Abbiamo vissuto un mix di emozioni difficile da descrivere…Non so da quanti una macchina privata o considerata privata non vincesse a Le Mans. È stato un traguardo storico”.
Quand'è che avete iniziato a sognare la vittoria? C’è stato un momento in cui avete detto “Ok, ce lo possiamo fare”?
“Per come era gestita la situazione fin dall'inizio, avevamo un buon passo con tutti e tre i nostri piloti e Phil (Hanson, ndr) era partito veramente bene recuperando posizioni… Si percepiva che fossimo in grado di stare lì, ma quando inizi una gara del genere le perplessità sono tante in ogni frazione. Ci sono le Safety Car, le Slow Zone e le Full Corse Yellow. È tutto imprevedibile. Poi ci sono le penalità che puoi prendere. Il nostro risultato è arrivato anche perché siamo incappati in meno penalità degli altri. Abbiamo avuto cinque secondi e un’infrazione al Pit Stop all’inizio, poi un Drive Through per non aver rallentato sotto una bandiera gialla. Aver scontato meno penalità degli altri ha inciso tantissimo, ha rappresentato un grande vantaggio.
In gara c’è stata solo una Safety Car, che nemmeno ci ha aiutato, poi tutto regolare. Abbiamo corso tutta la notte e col passo che avevamo abbiamo preso un bel vantaggio. Poi sono accadute due o tre cose che ci hanno dato la possibilità di rimanere davanti e abbiamo finito così. L'ultima ora e mezza è stata fondamentale”.

Quant'è durato l'ultimo giro?
“Un’eternità. Però devo essere sincero, per quanto sia una una giostra di emozioni Robert (Kubica, ndr), che era in macchina, ci ha trasmesso una tranquillità e una serenità straordinarie. Quando un pilota ha tutto sotto controllo e te lo dice anche in radio…non si può essere tranquilli, ma quasi. C’è stato un bel un mix di emozioni per quello che stava accadendo intorno a noi”.
Nell’ultima fase di gara voi eravate tranquilli, ma dietro c’era quel matto di Kevin Estre che continuava a spingere. Come avete vissuto quei momenti?
“La Porsche ho fatto una gara straordinaria considerato che partivano ultimi dopo la squalifica dell’Hyperpole. Noi abbiamo cercato, soprattutto l'ultima parte di gara, di proteggerci da loro in termini di gestione gomme, gestione degli ultimi Pit Stop oltre che di gestione del passo gara, valutando il loro rispetto al nostro. I nostri ingegneri hanno gestito in maniera straordinaria.
Chi era in macchina ha gestito ancor meglio la situazione senza grandi preoccupazioni, tenendo tutto sotto controllo. L’ansia che qualcosa non possa andare per il verso giusto c’è sempre, perché basta una foratura a rimescolare tutto, poi eravamo veramente vicini. Sembra strano ma ormai queste 24 Ore sembrano gare sprint. Non c’è più il dominio di qualcuno. Si arriva alla fine sempre con pochissimo distacco, tant’è che le prime quattro sono arrivate forse a 35 secondi”.

Si realizza subito quanto successo oppure c'è bisogno di tempo?
“Si realizza immediatamente. Dopodiché, per quanto mi riguarda, io ci metto un po’ a metabolizzare perché sono in una posizione per cui finché la macchina non è sotto al podio faccio fatica a rendermi conto della situazione. Ci sono tante cose da seguire: le procedure, portare i piloti a podio, coordinare i ragazzi che devono portare i carrelli e le bombole per spostare la macchina… C’è da organizzare tantissime cose in pochissimo tempo. Fai anche fatica a godertela per certi versi. Succede dopo, ovviamente. Me la sono goduta verso le otto di sera. Ma tutti quanti si sono resi conto della straordinaria impresa che avevamo fatto”.
Ma quindi Robert si è emozionato, sì o no?
“Robert secondo me non lo dà mai a vedere, ma era stracontento. Ha raggiunto un qualcosa che gli mancava nella sua carriera. L’ha conquistata ed era molto molto contento. Posso garantire che dentro di sé aveva un grande bagaglio di emozioni”.
Lui è sembrato davvero il più calmo di tutti…
“Ma lui è così. È come se fosse sceso da una sessione al simulatore. Ha dovuto metabolizzare, ma era veramente contento. E poi penso che, a livello di carriera, questo sia un bel coronamento anche per Robert”.

In certi sensi questa vittoria è un credito con il destino. Robert e Yifei Ye l’avevano persa nel 2021 all’ultimo giro, mentre lo scorso anno per voi non è finita come speravate…
“Questa è un’altra storia nella storia. L’anno scorso ci credevamo moltissimo finché, purtroppo, per problemi tecnici ci siamo dovuti fermare a 4 ore dalla fine. Era un po’ come un sogno infranto e mai avremmo pensato di riavere l'opportunità di potercela rigiocare subito, la delusione è stata tantissima. Vincerla quest'anno, subito, è una grande rivincita anche per tutti i ragazzi che lavorano su questo programma. Poi sì, agli stessi Yifei e Robert a Le Mans gliene sono capitate un sacco. Evidentemente il destino ha tolto, ma ha anche dato”.
Adesso siete secondi in classifica piloti con una Ferrari davanti e una dietro. Ci sperate in un qualcosa di grande?
“Oddio, come al solito valuteremo gara per gara il nostro andamento. La classifica piloti varia in base alle posizioni in cui finiremo le prossime gare ma, onestamente parlando, la vittoria di Le Mans ha regalato tanto, quindi vedremo come si evolverà la situazione. Per quanto riguarda la classifica della World Cup, dedicata ai team privati, abbiamo conquistato tanti punti e dobbiamo giocare un po’ su questo”.
Com'è che avete festeggiato la vittoria? C’è qualche aneddoto?
“Vi dico la verità, è stato tutto è molto improvvisato perché non potevamo preparare nulla prima. Nelle hospitality di Ferrari e AF Corse abbiamo fatto un brindisi, le foto con le coppe e poi fatto festa tutti insieme per un po’. Ma niente grandi party o festoni blasonati. Si è creata una situazione di squadra bellissima. E non è uno stare insieme solo con chi ha vinto, ma con tutto il programma Hypercar. Ovviamente anche con i piloti”.

Possiamo dire che si festeggia partendo per un’altra gara? Quando ci siamo sentiti, un giorno dopo, stavi già facendo le valigie per Spa…
“Sì, qui è tutto un non stop e poi c’è il Brasile che ci aspetta. Non è una vita facile. Ci si deve abituare e si devono conoscere anche i vari contesti in cui si va. A volte ci sono poi le emergenze, dove si svolge il proprio ruolo ma in un altro campionato. Ci si prepara e si va… È un mondo complesso, va considerata la logistica, che è la parte più complessa, il personale oltre al circuito e gli organizzatori. Ogni campionato è diverso dall’altro, basta pensare al modo in cui si fanno i pit stop, che varia sempre. Bisogna sapersi adattare e via!”.
Quest’anno c'è stato un bel cambio di line-up, perché Robert Shwartzman ha abbracciato un altro progetto ed è arrivato Phil Hanson. Ve lo aspettavate così solido?
“Non è stata una sorpresa, Phil era stato già valutato l’anno scorso quando correva per Jota. Rispetto al 2024 ci ha dato una possibilità strategica in più, che è quella anche di partire con lui. Spesso, l'anno scorso siamo partiti con Shwartzman, mentre quest’anno è Phil a prendere il via perché è un pilota molto solido e soprattutto attento a non trovarsi in situazioni critiche. E questo è quello che ha fatto la differenza anche a Le Mans. Ci ha dato anche una differenziazione strategica su tante cose. È un ragazzo veramente incredibile, d'oro. Va molto bene e ci sta aiutando tanto, nonostante sia quello che ha guidato un po’ meno degli altri a Le Mans. Ma quello che ha fatto in partenza e nei suoi primi tre stint è stato molto importante”.

Dall'estero sembra che ci sia un'alchimia perfetta tra tutti e tre…
“Esatto, tutti e tre si sono trovati molto bene sin dall'inizio. Phil si è inserito molto bene e non era facile visto che Robert e Yifei si conoscevano bene già da tempo. Lui è arrivato un po’ all'ultimo ma si è inserito perfettamente. E anche gli altri due l'hanno accettato molto bene. Alla fine si è creato un bel feeling tra tutti e tre e questo è molto importante”.
Kubica aveva detto a un suo ex compagno, Louis Deletraz, che se avesse vinto sarebbe tornato a fare rally. Puoi dirci qualcosa in più?
“Su questo non posso dire niente. Non so neanche, perché ogni tanto lui sa come sorprendere…Al momento è con noi e intanto finiamo la stagione e vediamo come va. Per il prossimo anno si valuterà insieme. Finché ce l’abbiamo sicuramente ce lo teniamo molto stretto. È un grande personaggio e la sua storia porta ha una visibilità e un appeal diverso. Ma ha avuto il supporto di altri due compagni di squadra che hanno dato tantissimo, oltre che di una squadra che non ha commesso neanche un errore. Questo vuol dire che dietro c’è stato un lavoro mostruoso, di sacrificio di tanti ragazzi, oltre che di tutti quelli che sono in ufficio. Lavoriamo tantissimo e un riconoscimento deve andare anche a loro. Gli va dato tanto merito!”.
Per te, per la squadra, ci sarà mai qualcosa di più potente di vincere la 24 Ore di Le Mans?
“No, perché è la gara più importante che abbiamo. Chiaramente corriamo la 24 Ore di Spa, di Daytona. Per carità, le facciamo praticamente tutte, ma vincere a Le Mans, nella classe regina e con tutte le case ufficiali che sono lì…Non credo che ci sia niente di più grande che si possa fare. È stato un traguardo incredibile, così come lo è tutto quello che abbiamo fatto da quando abbiamo iniziato questo programma. Tre Le Mans vinte consecutivamente significa che tutto funziona al meglio. Questi risultati sono un premio allo sforzo, alla fatica e allo straordinario lavoro di tutti quanti, dal primo all’ultimo”.

