Era difficile da pronosticare, anche solo da pensare, di vedere un’altra Ferrari ancora sul tetto del mondo alla 24 Ore di Le Mans. Nel 2023, al debutto, avevano portato a casa la coppa Antonio Giovinazzi, Alessandro Pier Guidi e James Calado, dopo una sfida contro l’affidabilità della 499 P che aveva corso solo due gare prima di quel momento. L’anno dopo, sono stati Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen a vincere, con quest’ultimo che aveva portato il prototipo sotto la bandiera a scacchi in prima posizione con il carburante praticamente finito e nessuna certezza. Se le prime due sembravano essere state vittorie magiche, perfette nella cornice d’aura che si porta dietro la Ferrari, quella del 2025 è ancora più incredibile, perché è la terza consecutiva. Lo è dal punto di vista sportivo, perché vuol dire che la rossa è stata in grado di progettare una vettura consistente, come lo è dal lato emotivo, con ancora una storia unica da raccontare.

Partivano lontani, dalla tredicesima casella della griglia, e prima di arrivare a prendersi la prima posizione ne hanno dovuti fare di sorpassi. Robert Kubica, Yifei Ye e Phil Hanson però sono stati perfetti per tutti i loro stint: non hanno sbagliato, hanno mantenuto sempre un passo infallibile ascoltando anche gli ordini di scuderia, con il muretto della rossa che nelle prime fasi della 24 Ore aveva dato precedenza alle due vetture ufficiali, chiedendo alla “gialla” di farsi indietro. Dopo la notte però, la 499 P di AF Corse ha iniziato la sua corsa verso la vittoria - il suo dominio sul circuito de La Sarthe. E nemmeno la rimonta della Porsche Penske numero 6, quella di Kevin Estre che scattava dal fondo della griglia, con il francese al volante che sembrava arrivasse da un altro pianeta in alcune fasi della maratona endurance, ha osato far preoccupare la Ferrari n.83.

La quarta vittoria del Cavallino nel WEC di questa stagione di dominio, con la n. 50 prima in Qatar e la 51 vittoriosa sia a Imola che a Spa Francorchamps, è arrivata con l’emozione di Yifei Ye, con le mani tra i capelli incredulo di quello che stava per succedere, con gli occhi lucidi di Phil Hanson, che è arrivato in casa AF Corse qualche mese fa e già alla sua stagione di debutto con la 499 P vince a Le Mans, e con Robert Kubica al volante, silenzioso e glaciale anche quando gli è stata comunicata la vittoria. Perché in questi casi non ti rendi conto davvero di quello che ti sta succedendo: vedi i marshall congratularsi a bordo pista dall’abitacolo della tua macchina, ma non sai ancora davvero di aver vinto la 24 Ore di Le Mans.
Se il tuo nome poi è Robert Kubica, questa sensazione si amplifica del millepercento. Lui, che ha lottato contro tutti per arrivare a farsi un nome nel motorsport, una disciplina che tanto gli ha dato, con gli anni in Formula 1, e tanto gli ha tolto, con quel maledetto incidente nel Rally. Una tragedia che lo ha costretto a salutare le corse per un po’, perdendo anche l’opportunità di correre con la Ferrari nel mondiale. Circa dieci anni dopo però, Kubica al volante di una rossa (nel suo caso tinta di giallo) in un mondiale è riuscito ad arrivarci. E ci ha vinto anche la gara più importante del mondo, la stessa che qualche anno prima aveva perso a qualche metro dalla linea del traguardo per un guasto tecnico alla sua LMP2.
“Questa è stata una vittoria perfetta” dice il polacco una volta arrivato al parco chiuso, tra gli abbracci dei suoi compagni di squadra e gli applausi della marea di tifosi accorsi a Le Mans (332 mila secondo le statistiche). E vederlo lì, sotto al podio, con quello sguardo ancora ricco di speranza e affamato di vittoria ci fa pensare che davvero, tutto quello che la vita toglie fa in modo di darlo indietro, anche se in forme diverse da quanto aspettato. Sul podio con i tre piloti della 83 salgono anche Antonello Coletta, Global Head di Ferrari Endurance, e Amato Ferrari, team principal e proprietario di AF Corse: una rappresentanza che dice di più di mille parole e spiega come ci sia una Ferrari così competitiva nel WEC. Tripletta a Le Mans negli anni, allungo straordinario nelle classifiche di campionato: la storia che si sta scrivendo nel paddock del mondiale endurance è una di quelle che verrà tramandata di generazione in generazione, come quella di Michael Schumacher e di Ayrton Senna.
Un peccato non vedere un podio tutto Ferrari, con solo l’equipaggio della 499 P numero 51 sul terzo gradino. Per tutta la gara si è alternata di posizione con la vettura sorella, la 50, finché Antonio Giovinazzi non ha avuto la meglio su Antonio Fuoco. Davanti a loro, la Porsche Penske numero 6, che dopo essere scattata dall’ultima fila è riuscita a conquistare il secondo posto, anche se le rosse non gli hanno dato strada facile. Il problema delle due colleghe della 83 sono stati degli errori da parte dei piloti e un po’ di sfortuna con il tempismo e le strategie, infatti si chiude con un po’ di amaro in bocca questa edizione della 24 Ore di Le Mans. Orgoglio italiano anche in classe LMGT3, con Riccardo Pera davanti a tutti al volante della Porsche 911 di Manthey, seguito da Alessio Rovera sulla Ferrari 296 GT3 di AF Corse.

