Gigi Dall'Igna arriva al padiglione 29 di BolognaFiere col sorriso stampato sul volto, eredità di una stagione in cui la Ducati (e quindi anche e soprattutto lui che è Direttore Generale del Reparto Corse di Borgo Panigale) ha archiviato una mole di record e successi francamente spropositata. Diciannove gare vinte su venti in MotoGP, statistica che ha spalancato le porte all'ormai celebre trovata pubblicitaria "Nessuno è perfetto", il lusso di potersi permettere un titolo mondiale anche col team satellite Pramac, un vantaggio nel campionato costruttori di quasi quattrocento punti sulla seconda casa classificata, la KTM. Eppure, quando a Gigi chiedono di individuare la statistica che lo rende più orgoglioso, lui si prende qualche istante per capire quale coincidenza numerica gli faccia più effetto, poi risponde: "Probabilmente l'aver messo tutte le nostre otto moto davanti a tutte quelle degli altri è sicuramente qualcosa di piacevole". L'evento si è verificato nemmeno due mesi fa nella Sprint Race thailandese e, no, non si è trattata di una coincendenza quanto più di una manifestazione di forza mai vista negli ultimi venticinque anni di corse mototciclistiche.
"I numeri parlano da soli, è stata una stagione bellissima dal punto di vista dei risultati, ma anche per come si sono comportati i piloti in pista e per come noi abbiamo gestito una situazione delicata" - commenta poi l'ingegnere veneto, facendo riferimento alla lotta per il titolo mondiale tra Pecco Bagnaia e Jorge Martín, il team interno (Lenovo) contro la squadra clienti (Pramac) che hanno gareggiato fino all'ultimo chilometro del Gran Premio della Solidarietà di Barcellona con gli stessi mezzi a disposizione, una filosofia che si era delineata dopo il veto posto proprio da Dall'Igna all'introduzione di un nuovo telaio provato da Pecco nei test di settembre inoltrato a Misano. Telaio largamente approvato Bagnaia e che avrebbe potuto agevolarlo nell'ultima tranche del campionato, anche perché Jorge Martín - diretto in Aprilia - non aveva neppure potuto saggiarlo. In quell'occassione Gigi aveva impedito al box rosso di montare la specifica sulla moto numero 1 nelle successive trasferte orientali, dettando una linea chiara, cristallina: armi pari fino alla fine. Una trasparenza con pochi precedenti nel mondo del motorsport, dove la storia è piena di dirigenti che hanno messo da parte l'etica sportiva e il timore di fare brutte figure in nome del soldo e della brama di vincere col team predisposto a farlo, ovvero quello ufficiale.
Team ufficiale Ducati che nel 2025, all'interno di un box le cui dimensioni sono paragonabili a quelle di un bilocale, conterà ben undici titoli mondiali. Marc Marquez più Pecco Bagnaia, una coppia più dorata che rossa e dalle prospettive decisamente rosee, anche per la collaborazione che è fruttata dal loro primo e fin qui unico giorno da compagni di squadra: "Se mi aspettavo che Bagnaia e Marquez dessero lo stesso feedback sulla GP25? Sono due campioni, due piloti che hanno tanta esperienza, quindi perché no? Un pilota alla fine dice quello che sente sulla moto e le sensazioni sono state effettivamente molto simili. Questo, come ha detto Pecco, aiuta il nostro lavoro e ci dà una conferma sulla strada da seguire". La successiva domanda rivolta a Gigi va a solleticare differenze e punti in comune tra Pecco e Marc, con il Direttore Generale che quasi scientificamente sembra replicare prendendo in mano un foglio di carta, dividendolo a metà, e incolonnando da ambo i lati somme e sottrazioni: "Io credo siano tutti e due grandi campioni, hanno tutti e due grandissima esperienza, tutti e due sono molto determinati, cosa che lo spirito del campione richiede. Dal punto di vista della differenza di guida probabilmente uno è un po' staccatore mentre l'altro percorre un po' di più in centro curva". Il risultato che emerge alla fine è solo uno, senza resti o riporti: "Però ripeto, sono due piloti che sanno cosa serve per vincere un campionato del mondo".
L'unico neo del 2024 di Ducati, rispetto alla stagione 2023, riguarda la SBK, dove il Team Aruba ha difeso il titolo costruttori e quello di miglior squadra, cedendo però alla BMW di un fenomenale Toprak Razgatlioglu il titolo piloti. L'argomento caldo riguarda le Superconcessioni, sistema che dovrebbe consentire alle Case in crisi tecnica di modificare compenenti di telaio e motore anche a stagione in corso e che - a differenza di quanto è previsto nel regolamento della MotoGP - ha parametri molto più labili nella fase in cui, dopo il conseguimento di risultati di spicco (podi, vittorie), questi vantaggi andrebbero annullati. Per dirla in parole povere, stando al regolamento attuale delle derivate di serie, Toprak Razagtlioglu e BMW usfruirebbero delle Superconcessioni (di cui godono anche Honda e Kawasaki) anche nel 2025, nonostante abbiano appena vinto un Mondiale. Situazione controversa che Dall'Igna osteggia in maniera elegante: "Io non posso forzare l'organizzatore né la federazione, ma è evidente che un dominio da parte di un costruttore che ha le superconcessioni non era nella filosofia con cui sono state pensate le superconcessioni. Quindi immagino che ci possa essere qualche ragionamento da fare per poter ritrovare quantomeno la filosofia originale che si era pensata quando erano state istituite queste superconcessioni".