Fermi tutti, Luca Marini sta bene e non c’è da toccare ferro. Anzi: il titolo è solo un modo per buttarla a ridere sulla realtà dei piloti della MotoGP, chiamati prima a ritmi frenetici per nove mesi e poi, quando possono tirare il fiato, costretti a nuovi ritmi frenetici per mettersi a posto esattamente come i meccanici gli mettono a posto le moto nei box. Sono anni, ormai, che appena finisce la stagione sull’asfalto si inaugura quella nelle sale operatorie, tra chi deve contenere i sintomi della sindrome compartimentale (che prima o poi tocca a tutti) e chi, invece, deve rimuovere qualche “rimasuglio da infortunio precedente”. Ne sa qualcosa Fabio Di Giannantonio, ne sa qualcosa Fabio Quartararo e, ora, ne sa qualcosa anche Luca Marini.
Il pilota di Honda, infatti, è tornato sotto i ferri per rimuovere la placca che gli era stata applicata nel 2023, dopo la caduta nella Sprint del GP d’India che gli era costata una precedente operazione. Niente di particolarmente difficile o che richiederà lunghi tempi di recupero, ma comunque un intervento chirurgico che lo ha costretto a un pit stop in ospedale e a cui, ora, dovrà seguire un piano di riabilitazione per poter essere nella migliore condizione fisica possibile in vista dei prossimi test con Honda e di quelli ufficiali previsti per il 31 gennaio e poi per il 5 febbraio a Sepang. “Mi sento già meglio – ha scritto il pilota della Honda in una storia pubblicata su Instagram insieme all’ormai immancabile foto dal letto di ospedale - Grazie a tutti coloro che mi supportano. Ho appena rimosso la placca dalla clavicola e va tutto bene”.
E adesso per il periodo di riposo e vacanza? Beh, le cose da fare a Luca Marini non mancheranno, visto che da pochissimi mesi con la moglie Marta Vincenzi sono diventati genitori della piccola Angelina Luce e che in ospedale, probabilmente, dovrà ritornarci anche da zio, con la seconda bimba del fratello Valentino Rossi e di Francesca Sofia Novello che dovrebbe nascere a giorni. Ma c’è anche dell’altro. Sì, perché Marini – che da sempre è un appassionato di lingue (ha imparato anche il Polacco) – s’è messo in testa di imparare il Giapponese. L’aveva detto già lo scorso anno, dopo la notizia che sarebbe diventato pilota ufficiale di Honda e adesso s’è messo a farlo davvero. Il motivo? Riuscire a dialogare in maniera più diretta con gli ingegneri giapponesi nel suo box, così da poter fornire indicazioni non filtrate sullo sviluppo della RC213V. Trovare il modo di lavorare, quindi, anche in vacanza e magari con “la scusa” di un intervento chirurgico appena affrontato per armarsi di vocabolario, anche in questo modo decisamente originale e rimasto fino a ora intentato da tutti, della sua squadra.