Alpine, ossia la divisione sportiva di Renault che corre in Formula1 e nell’endurance, sbarcherà in MotoGP. Ovviamente non come produttore, ma come sponsor e starà, manco a dirlo, sulle carene delle Yamaha M1 del Team Prima Pramac. Sì ok, c’è stato un tempo in cui, proprio sulle Yamaha, c’era lo sponsor Fiat (e è stato pure un tempo glorioso che i tifosi di Valentino Rossi ricorderanno sicuramente), ma la vera novità questa volta è che non si tratta solo di una semplice sponsorizzazione. Ecco il perché del “manco a dirlo” per sottolineare che c’è di mezzo Paolo Campinoti. L’imprenditore e patron di Pramac, infatti, dopo aver raggiunto l’impossibile vincendo un titolo mondiale con una squadra privata, adesso è pronto a rilanciare mettendosi sulle spalle l’onere di “portare sull’altare” la MotoGP e la Formula1. E’ grande amico di Luca De Meo, CEO di Renault, e è legatissimo a Stefano Domenicali, il grande capo della F1 che, si dice, sarà l’uomo su cui Liberty Media punterà per il futuro della MotoGP.
E’ chiaro che dietro un “semplice” contratto di sponsorizzazione c’è il principio di una operazione ben più vasta che solo un innovatore, o meglio un vero genio visionario, come Paolo Campinoti poteva accogliere in un box che prima è stato culla di piloti, poi di imprese storiche e, ora, pure di progetti che anticipano una rivoluzione nel motorsport. Tutto questo, però, senza mai perdere di vista l’unica cosa che nelle corse conta davvero: vincere o provare a farlo. E senza rimetterci troppo. Ecco, sarà anche vero che lasciare Ducati è stato pesante, sarà anche vero che il trattamento riservato da Borgo Panigale al suo team storico non è stato dei migliori, ma è altrettanto vero che, al di là del mondiale vinto, Paolo Campinoti e Pramac, in questa stagione, hanno offerto una indimenticabile “lezione di reazione” a tutti.
San Gregorio Magno, giusto per scomodare un grosso (e pure santo) visionario del passato, diceva “pro veritate adversa diligere” – per la verità bisogna amare (metabolizzare) le cose contrarie – e in MotoGP quel motto lì potrebbe stare benissimo scritto sopra la saracinesca del box di Pramac. Mai una polemica, mai un lamento, al limite qualche espressione da “facciamo a capirci” anche dopo che si è saliti sul tetto del mondo e la voglia di gridare un vaffa che si sarebbe sentito forte e chiara sarà stata umanamente tanta. E sempre il sorriso, come quelli, appunto, che hanno la forza di metabolizzare le cose contrarie per trasformarle in energia e in qualche modo in nuova verità. Qualcosa di molto più potente e innovativo veramente rispetto alla tanto abusata e probabilmente sopravvalutata “resilienza”.
Campinoti e Pramac non sono stati lì passivamente a resistere e del titolo dello stoicismo se ne sono fregati ampiamente. Agire, piuttosto, è stato il verbo e il progetto che è nato – mentre vincevano un titolo mondiale - non è solo quello di una squadra che è passata a un’altra famiglia, ma che dalla nuova famiglia vuole pure rilanciare accollandosi le prime bozze di un progetto ben più grande e che non riguarderà solo il vincere o il perdere o l’essere riusciti a “riarrangiarsi” guadagnandoci sopra e ottenendo il massimo possibile (compresi due piloti che potrebbero pure dire la loro se la moto sarà all’altezza), ma il futuro del motorsport stesso. Quindi no, la notizia (lanciata dalla testata motorsport.com) che Alpine sarà il nuovo sponsor di Pramac non è solo l’annuncio di un contratto concluso e Pramac, adesso che ha raggiunto l’impensabile, ha scelto di non essere più solo un team. Mentre Paolo Campinoti, lasciatecelo dire, è rimasto sempre lo stesso: un genio visionario prima ancora che un imprenditore e un vero appassionato.