KTM continuerà con le corse? La risposta fino a oggi è stata sì, ma a darla non era mai stato chi è davvero titolato a farlo. Però fermi tutti, perché la risposta, almeno per adesso, non è neanche “no”. E’, di fatto, tutto congelato e a dirlo, finalmente, è l’unico che in questo momento può davvero prendere decisioni, ossia Peter Vogl, l’avvocato chiamato a prendere il timone del piano di ristrutturazione. Una sorta di “curatore fallimentare” per dirla all’italiana che avrà il difficilissimo compito di provare a salvare KTM, anche con l’aiuto (già offerto almeno a parole) da parte del Governo austriaco. Dopo mesi di notizie che si sono rincorse in ogni modo, di proclami puntualmente smentiti nelle ultime settimane, quindi, adesso c’è una prima verità assoluta: le corse costano a KTM circa 100 milioni di Euro l’anno e qualsiasi attività straordinaria è inevitabilmente sospesa almeno fino al prossimo 25 febbraio.
Significa, per entrare nello specifico, che è vero che la società che si occupa del racing non è tra quelle i cui libri contabili sono stati portati in tribunale e che è vero pure, come Pit Beirer ha già detto anche a tutti gli uomini che lavorano a qualche titolo nelle corse, che quella realtà è sana e senza problematiche particolari, ma anche che rappresenta una voce di spesa significativa (i 100 milioni di Euro sono riferiti a tutte le attività nel racing, Dakar e off road compresi) che oggi rischia di essere tagliata perché permetterebbe di risparmiare in un colpo solo un quinto del debito da ripianare entro marzo. A KTM servono immediatamente 500 milioni di Euro e 100 se ne potrebbero già trovare semplicemente chiudendo team, squadre, centri di sviluppo e non presentandosi al via di nessuna competizione. Vogl l’ha sostanzialmente ammesso, spiegando pure, però, che questa non è la volontà di nessuno, nella convinzione che restare in qualche modo nel racing aiuterà a vendere più moto, soprattutto adesso che c’è la necessità di smaltire un parco invenduto di circa 140000 motociclette.
Discorso diverso, però, è come KTM resterà nel racing. Anche perché Vogl – sul suo profilo LinkedIn - ha ribadito che fino al 25 febbraio, data in cui si saprà se il piano di ristrutturazione sarà approvato o meno, nessuno muoverà un dito, contrariamente a quanto invece sostenuto da Pit Beirer anche nella lettera inviata a tutti i piloti in cui ribadisce che il lavoro andrà avanti in maniera autonoma. Questo, entrando specificatamente nella MotoGP, inevitabilmente non fa dormire sonni tranquilli a Pedro Acosta, Enea Bastianini, Brad Binder e Maverick Vinales, perché significa che nei prossimi test invernali rischiano seriamente di trovare la stessa moto guidata nel test di fine stagione a Barcelona e senza neanche una vite cambiata. E che il lavoro per migliorare la RC-16, se riprenderà, riprenderà solo dopo il 25 febbraio. Quando, cioè, mancherà meno di una settimana all’inizio del mondiale 2025.
C’è la possibilità che le cose si sblocchino prima? No, per adesso è impossibile anche solo pensarlo a meno che l’avvocato Peter Vogl, con tutto quello che avrà da fare in questi giorni (tra cui pretendere che il patron di KTM Stefan Pierer intervenga con il proprio capitale personale e i continui incontri con i rappresentanti del Governo, che chiaramente non vogliono che la più grande industria d’Austria chiuda i battenti) non decida di prendersi del tempo da tutto il resto che è sicuramente più importante delle corse (quindi dal salvare posti di lavoro, contenere le perdite e riorganizzare stabilimenti produttivi) per mettersi a pensare alla MotoGP, magari trovando un modo per scorporare definitivamente l’attività del racing e renderla totalmente autonoma. Se anche dovesse riuscirci, però, quale fornitore, di beni o di servizi, accetterebbe di mettersi a disposizione senza garanzie? E anche la stessa Dorna se la sentirà? E’ in questo, forse, che lo sponsor RedBull, al di là di tutto quello che si è detto e scritto nei mesi scorsi, potrà dare un ulteriore e concreto aiuto.