Non è un buon momento per Jannik Sinner, anche se rimane indiscutibilmente il numero uno al mondo nel tennis. Il caso Clostebol, che sembrava archiviato dopo la decisione dell’Itia di non sanzionarlo, è tornato a minacciare il campione in seguito al ricorso della Wada. L’agenzia mondiale antidoping ha deciso di impugnare la sentenza e di spingere per una revisione al Tribunale Arbitrale dello Sport. L’esito del ricorso è atteso per febbraio, proprio dopo gli Australian Open. Sul caso è intervenuto Tim Fuller, un avvocato australiano esperto di controversie antidoping, famoso per aver vinto un ricorso contro la Wada. Fuller aveva difeso con successo Shayna Jack, una nuotatrice che, come Sinner, era stata trovata positiva a una sostanza dopante, nel suo caso il Ligandrol. Il lavoro di Fuller le permise di dimostrare la contaminazione accidentale, pur non evitando una sospensione temporanea che le costò i Giochi di Tokyo. Purtroppo per Sinner però, l'avvocato non fa delle previsioni del tutto confortanti sul suo caso.
In un’intervista rilasciata al Sydney Morning Herald, Fuller ha spiegato che secondo lui il Tas ribalterà la decisione dell’Itia, portando a una sanzione contro Sinner: “La Wada riconosce che l’assunzione del Clostebol non è stata intenzionale, ma insiste sulla responsabilità oggettiva dell’atleta. Jannik, come tutti i professionisti, ha la responsabilità finale su ciò che entra nel suo corpo. Questo implica che c’è stato un grado di negligenza che verrà valutato in appello”. Pur non avendo assunto il Clostebol in maniera volontaria, Sinner ha agito in una maniera distratta che potrebbe costargli cara in sede giudiziaria. Secondo l’avvocato, l’elemento decisivo sarà quello di determinare il livello di negligenza nei comportamenti adottati dal campione. Se si trattasse di un caso di minima responsabilità, Sinner potrebbe vedersi infliggere una squalifica di un anno. In scenari più gravi, la pena potrebbe arrivare fino a due anni, compromettendo una fase cruciale della sua carriera. "La questione è capire quanto fosse evitabile l’errore e se ci siano state misure insufficienti da parte dell’atleta o del suo staff,” ha aggiunto Fuller. Ma cosa succederebbe alla carriera di Sinner se le previsioni dell'avvocato fossero giuste?
Cosa succede in caso di squalifica a Sinner?
L’udienza d'appello, come accennato prima, non si terrà prima di febbraio 2024, lasciando libero Sinner di difendere il titolo all’Australian Open. Tuttavia, il Tas potrebbe pronunciarsi prima del Roland Garros, minacciando la partecipazione del campione al torneo parigino. Un’eventuale squalifica, anche breve, avrebbe conseguenze devastanti per la sua carriera: con tre mesi fuori dai giochi, Sinner rischierebbe di saltare Open di Francia, Wimbledon e Us Open, con un crollo inevitabile nel ranking mondiale. In caso di estromissione dai giochi per sei mesi o più, invece, è ovvio che la stagione sarebbe praticamente finita. Figuriamoci nel caso della squalifica di due anni ipotizzata da Fuller. Un disastro, insomma. Nel frattempo Sinner scaccia via le mosche con la racchetta, puntando sulla fiducia. Dopo il trionfo in Coppa Davis ha dichiarato: “Abbiamo avuto tre udienze, tutte positive. Spero che anche questa volta vada così. La cosa più importante per me è che chi mi conosce si fidi di me. Certo, ci sono stati momenti difficili, ma a volte la vita ti mette davanti a delle sfide che devi affrontare”. Certo, anche un campione infallibile come lui rimane un essere umano, e confessa di aver patito la vicenda: “Ho avuto alti e bassi, ero giù di morale. Ma ho continuato a lavorare con chi mi supporta, cercando di mantenere il livello competitivo”. Il pericolo sembrava scampato, ma l'ultimo set è ancora da giocare. Metaforicamente parlando, perché in caso di sconfitta al tribunale Jannik Sinner non potrà fare altro che rimanere a Montecarlo per allenarsi, o dedicarsi a tempo pieno alla pubblicità.