Le voci sulla presunta data della sentenza per il caso del doping Clostebol di Sinner si fanno sempre più insistenti. Tra chi sosteneva che il Tas di Losanna si sarebbe espresso prima o in concomitanza degli Australian Open e chi, invece, propendeva per il post Slam. Ebbene, oggi sappiamo che nel calendario delle audizioni pubblicato dal Tas non c’è traccia del ricorso mosso dalla Wada nei confronti di Jannik: nessun riferimento alla vicenda almeno fino all’11 febbraio, data dell’ultima audizione in programma. Se le cose non dovessero cambiare, allora per Sinner non ci sarebbero rischi di difendere i due titoli conquistati all’inizio dell’anno, quindi gli dire Australian Open, dal 12 al 26 gennaio, e l'Atp 500 di Rotterdam dall'1 al 9 febbraio. Nel caso in cui la sentenza fosse favorevole all’azzurro, potrebbe, qualora previsto dal suo calendario sportivo, presentarsi agli Indian Wells del 5 marzo. Se, invece, la Wada dovesse vincere il ricorso, invece, Sinner rischierebbe una squalifica non di pochi mesi come qualcuno sostiene, ma di un periodo compreso tra uno e due anni. C'è una terza possibilità, di cui ha parlato alla Gazzetta dello Sport l’avvocato Marco Consonni: il codice Tas prevede anche la possibilità di ricorrere a un procedimento di mediazione, il che vuol dire che Sinner potrebbe raggiungere un accordo che comporterebbe effetti più lievi rispetto a una decisione sfavorevole nei suoi confronti. Su quale via sarà prediletta, se quella della sentenza o quella della mediazione, spetterà ai suoi legali pronunciarsi.
A proposito della Wada, però, a parlare è il direttore generale, Olivier Niggli che su Swiatek e Sinner, ha aperto uno scenario molto utile nel valutare il caso dell’azzurro: “Oggi esiste un problema di contaminazione. Questo non significa che ci siano più casi del genere rispetto al passato, il fatto è che i laboratori sono più efficienti nel rilevare anche quantità infinitesimali di sostanza. Le quantità sono così piccole che ci si può contaminare facendo cose innocue. La verità è che sentiamo un sacco di storie e capisco l’opinione pubblica che può arrivare a pensare che assumiamo di tutto”. Con delle soglie non avremmo visto tutti questi casi. Quello che dobbiamo comprendere è se siamo pronti ad accettare il micro-dosaggio e dove sia giusto fermarsi. Proprio per questo tipo di riflessioni verrà creato un tavolo di lavoro”. Sono queste le sue dichiarazioni rilasciate al quotidiano francese L’Équipe, che ci fanno però porre due domande: la Wada, forse, ha capito di aver sbagliato nel perseguire il caso Sinner? Quanto peseranno le parole del direttore in ottica del processo?