“Sinner non è ancora lo sportivo italiano più popolare di sempre, ma quello più ricco sì”: questo il titolo di un articolo della Gazzetta dello Sport. Ma è proprio così? Dopo aver sottolineato che Jannik non è ancora l’atleta italiano più amato della storia (ammesso che si possano fare delle classifiche del genere), citando i vari Alberto Tomba e Valentino Rossi, Coppi e Bartali, Pellegrini e Mennea, oltre a calciatori come Roberto Baggio, Paolo Rossi, Francesco Totti e Alessandro Del Piero e una frase dello stesso tennista altoatesino sul tema (“Ho solo 23 anni e non si possono fare paragoni con atleti che hanno avuto una carriera incredibile. Alla fine, io ho fatto una sola buona stagione. Bisogna vedere come andrà tutta la mia carriera. Adesso non ha proprio senso parlarne”), nell'articolo si dice che “una cosa si può affermare: Sinner è già lo sportivo italiano che ha guadagnato di più nella singola stagione. In questo fantastico 2024, il numero 1 del tennis mondiale ha incassato circa 65 milioni di euro: 16 dai premi del circuito Atp, 6 dall’esibizione a Riad, 42-44 da sponsorizzazioni e merchandising-licensing. I 65 milioni di Sinner rappresentano l’apice mai raggiunto”. È vero? Forse, ma sembrano esserci degli aspetti che non sono stati presi adeguatamente in considerazione.
Sponsor di lusso e un marchio personale in espansione
“Spulciando negli archivi della classifica degli introiti annui degli atleti, stilata da Forbes, troviamo un italiano nella top ten mondiale: Valentino Rossi. Il pilota raggiunse il massimo dei guadagni nel 2008 e nel 2009: 35 milioni di dollari a stagione. Con il cambio e l’attualizzazione dei prezzi, quei 35 milioni di dollari – si legge nel testo della Gazzetta (e si vede nella grafica) – equivarrebbero oggi a 32 milioni”. Questo è vero solo convertendo in euro (cioè col cambio dell’epoca i 35 milioni di Rossi sarebbero stati circa 23,8 milioni di euro, che con la rivalutazione monetaria oggi equivarrebbero circa, appunto, a 32 milioni di euro (contro però 62 milioni di euro e non 65 come nella grafica del giornale, che mischia dollari ed euro). Premesso che sono sempre calcoli discutibili (perché tra stime, cambi, riconversioni e epoche diverse è tutto molto aleatorio), il gap è tangibile ma non tiene conto di altri aspetti: per esempio del fatto che l’unica parte fissa degli introiti di Sinner è quella dagli sponsor, mentre il resto è (molto) variabile (nonché meritocratico) e deriva dai tornei vinti o comunque dai piazzamenti. Altra differenza è che un tennista è un “uomo azienda”, quindi dai suoi guadagni vanno tolte (oltre che le tasse) anche le spese per lo staff, gli spostamenti e tutto il resto, cosa che non accade in altri sport, in cui gli sportivi sono sostanzialmente dei dipendenti di una squadra o di un team e percepiscono uno stipendio come da contratto (anche se magari perdono ogni partita o arrivano ultimi a ogni gara), senza dover poi sborsare nulla per la propria attività, dove hanno tutto compreso a cura della società di appartenenza. Il gap reale con Rossi diminuisce quindi di molto, così come diminuisce (forse anche di più) quello con i calciatori.
Il testo della Gazzetta cita Baggio e Totti: “Negli annali di Forbes compaiono due calciatori italiani. Roberto Baggio, nel 1994, fu il calciatore più pagato al mondo: 5,3 milioni di dollari tra stipendio ed entrate commerciali. Oggi sarebbero 8 milioni. Francesco Totti, nel 2007, si spinse a 16,2 milioni di dollari, cioè 16 milioni di euro ai giorni nostri”.
Oltre alle differenze di sport, di modalità e di epoca, va anche considerato che storicamente in quasi tutti gli sport i guadagni sono cresciuti esponenzialmente col passare degli anni. Per esempio ci sono giocatori di basket “ordinari” che oggi guadagnano cifre enormemente superiori a quelle che venivano riconosciute all’epoca ad alcuni tra i più grandi giocatori della storia, come Michael Jordan, Magic Johnson o Larry Bird (per non parlare di quelli delle epoche precedenti). E sempre rimanendo nel mondo del basket, la tabella degli sportivi italiani che hanno guadagnato di più dovrebbe comprendere anche Danilo Gallinari, che nella stagione 2019-2020 in Nba aveva 22,6 milioni di dollari solo di stipendio annuale, che rivalutati sarebbero oltre 24 milioni di euro di oggi. E questo senza contare sponsor né altri introiti, avvicinandosi quindi verosimilmente molto al livello di Valentino Rossi al suo apice economico.