Dopo la vittoria della Coppa Davis per il secondo anno consecutivo da parte dell'Italia di Filippo Volandri, sono diversi gli interrogativi che il mondo del tennis si sta ponendo. La prima questione è quella del doping Clostebol che riguarda Jannik Sinner, in merito alla quale il Tas di Losanna dovrebbe pronunciarsi proprio a inizio 2025. Per gli azzurri, invece, la competizione di Malaga ha evidenziato due aspetti non indifferenti: il ritorno in grande stile di Matteo Berrettini e la pessima prestazione di Lorenzo Musetti. In entrambi i casi i giudizi sono affrettati e le dichiarazioni eccessive? Ne abbiamo parlato con l'allenatore di Lorenzo Sonego, Fabio Colangelo, in un'intervista totale, in cui ci ha raccontato quali sono gli obiettivi che ha con il suo giocatore, i retroscena sul loro avvicinamento e la separazione di Lorenzo dal suo precedente coach. Come si costruisce un rapporto ex novo? Poi non abbiamo tralasciato la polemica su tasse, residenza a Montecarlo e le dichiarazioni di Sinner dopo il Six King Slam in cui disse di non giocare per soldi. È davvero così?
Fabio, subito dopo la vittoria della Coppa Davis si è tornati sul caso del doping Clostebol di Sinner.
Provo solo gioia, ti dico la verità. Purtroppo, sul discorso del doping di Jannik bisogna solo aspettare quello che decideranno, ed è inutile stare ogni giorno a fare dichiarazioni, tra uno che dichiara che lo squalificheranno e uno che lo smentisce. Noi non lo possiamo sapere, non lo sa neanche lui, ma quando sarà il momento ce lo dirà lui, che sa di non avere nessun tipo di colpa, ed è in attesa come tutti noi. È un trionfo, i ragazzi sono stati bravissimi, se lo meritano.
Si può dire che il vero vincitore della Davis è Berrettini?
Il tennis è particolare, perché è uno sport individuale dove ogni tanto ci sono delle competizioni a squadre; quindi, è chiaro che viene sempre da pensare al singolo. L'anno scorso era stata la Davis di Sinner, quest'anno quello che dici ci può stare, perché alla fine Matteo ha sempre vinto nel girone, ha vinto sempre in finale, e in più anche quel doppio che era molto importante. È chiaro che i punti li hanno portati Jannik e Matteo, sono fatti e non bisogna prendersi in giro. Però non ci si deve nemmeno dimenticare che c'è un gran lavoro dietro quindi è definirla la Davis di Matteo mi sembra un po' riduttivo nei confronti degli altri, anche di Bolelli e Vavassori che alla fine non hanno giocato.
Ma come hanno preso loro due il fatto di non aver giocato il doppio? È vero che c’è stato un po’ di malumore?
Come l'abbiano presa non lo so, ma è chiaro che secondo me non erano contenti. Sono stati felicissimi della vittoria della Nazionale, ma è ovvio che avrebbero voluto giocare quella partita, perché si tratta di sportivi di altissimo livello e vogliono essere tutti protagonisti. Loro erano lì per giocare il doppio, quindi è chiaro che nel momento in cui non sono stati scelti sicuramente non avranno fatto i salti di gioia. Sarebbe stato strano il contrario. Ma sono sicuro che loro abbiano dato il loro contributo. Io li vedo quasi tutte le settimane, loro studiano veramente i loro avversari nei minimi particolari, per questo sono convinto che loro abbiano dato un sacco di informazioni preziose sia a Volandri che a Matteo e a Jannik, che non conoscevano quasi per niente i loro avversari.
Un neo della Coppa Davis è stata la prestazione di Musetti.
Con Musetti siamo su un terreno difficile perché io ho più di un debole per quel ragazzo; quindi, lo difenderò davanti a tutto e tutti, a meno che proprio non succeda qualcosa di gravissimo. È stata una giornata storta, anche se è vero che non è la prima volta in Davis. Però alle Olimpiadi credo che abbiano dimostrato ampiamente che di fronte alle pressioni di giocare per la nazionale abbia retto più che bene. Aveva un po' di pressione addosso che l'ho portato a non essere al meglio. Sottovalutiamo sempre un pochino troppo gli avversari, perché Cerundolo gioca veramente molto bene, soprattutto quando è in giornata come contro Lorenzo. È stato un peccato, mi è dispiaciuto, però io la vedo semplicemente come una giornata in cui le cose non hanno funzionato bene.
Credi che quello di Matteo sia stato un exploit momentaneo o una vera rinascita?
Bisogna capire il ritorno a che cosa: se si pensa che possa tornare tra i primi otto a giocarsi le Finals, o gli Slam, allora è chiaro che può essere difficile, però per me Matteo è molto forte. A differenza degli altri, non mi ha per niente stupito che abbia vinto queste partite, è più forte di tutti gli avversari che ha battuto sia a Bologna che a Malaga, pur non giocando al meglio. Un rientro nei primi trenta, invece, se sta bene lo vedo prossimo. Diciamo che non mi stupirebbe vederlo tra i primi venti nel giro di qualche mese.
E da Sonego che cosa ci dobbiamo aspettare? Non viene da un momento semplice.
Sì, sicuramente per lui è stata una stagione a dire poco complicata a partire dalla separazione dal suo allenatore storico. Una persona che non era più solo un allenatore, ma una figura molto più importante visto che lo seguiva da diciotto anni. Nonostante Lorenzo abbia avuto il coraggio di prendere questa decisione, che a suo modo di vedere era quella giusta per la sua carriera, poi non basta e ci sono stati strascichi più che comprensibili che sono durati parecchi. Il suo stato psicologico ne ha risentito e in più ha patito il fatto di non poter giocare le Olimpiadi perché erano un suo grande obiettivo. Però adesso abbiamo la possibilità di allenarci per un mese, che è un gran successo, in modo da mettere un pochino d'ordine. Quest’anno ci sono stati momenti in cui ha dimostrato che può tranquillamente tornare più su in classifica. Ormai sono quasi tre anni che è intorno ai cinquanta più o meno, ma secondo me può fare assolutamente di meglio, altrimenti forse non avrei neanche accettato quest’avventura.
Come si fa a costruire un rapporto con un giocatore che è stato legato così profondamente a un altro allenatore?
Non è stato facile. Mi ha fatto piacere che lui abbia sottolineato in più occasioni come io e il resto del suo team gli siamo stati vicini dal punto di vista umano e per lui questa è stata una cosa molto importante, ancor più dell'aspetto puramente tennistico che poi c'è stato. Ma lui ha sottolineato quella parte perché in quel momento lui non aveva più bisogno solo ed esclusivamente di una guida tecnico-tattica. Però posso dire che con lui non è difficile, ha un carattere talmente buono, bellissimo che non è per niente difficile instaurare un rapporto.
Voi però avevate un rapporto già da prima.
Sì, per fortuna. Ho iniziato a collaborare con lui da qualche tempo, quindi, c'era già anche una certa confidenza. Poi da un giorno all'altro è diventato tutto e subito, e non nego che per me non sia stato facile, perché ho ricominciato a fare una vita che avevo smesso di fare da anni solo per lui, che si è dovuto rapportare con una persona totalmente diversa da quella che era prima, per una serie di motivi. Vedevo che lui non era sereno, proprio lui che ha sempre dimostrato grande gioia nel giocare, nel divertirsi, gli piaceva. C’è una cosa che colpisce sempre di lui.
Quale?
Quel sorriso che ha sempre e vederlo non divertirsi in campo era la cosa che a me faceva più male, indipendentemente dal fatto che non vincesse tante partite. Se lui non riesce a divertirsi non vince tante partite.
Che obiettivo vi siete dati per il 2025?
Lui rientra oggi dalle vacanze e domani ricominciamo ad allenarci, per cui di obiettivi pratici non abbiamo ancora parlato, ci siamo focalizzati su quelli tecnico-tattici. So che lui vorrebbe tanto fare un gran risultato in un torneo dello Slam ed è una cosa che approvo. Lui alla fine ha vinto una Davis, ha vinto un titolo Atp in ogni superficie, una cosa molto speciale che però è stata un po’ sottovalutata. Quando ho iniziato lui mi ha chiesto esplicitamente di esplorare delle cose nuove, pur avendo ottenuto dei risultati secondo me eccezionali, ma c'è bisogno di un po' di tempo. Poi è chiaro che quel numero che c'è in classifica vorremmo che crescesse.
È di nuovo polemica sulla questione tasse e residenza a Montecarlo dopo le parole del ministro Abodi. Effettivamente, detta in modo sincero, quanto pesa la questione fiscale e quanto quella lavorativa?
Lorenzo risiede a Torino, per farti capire. Non è un segreto: se sei residente in Italia rispetto a essere residente a Montecarlo, a Dubai, piuttosto che in questi paesi paghi molte più tasse. È piuttosto evidente che Montecarlo è un posto ideale per allenarsi. Lì hai la possibilità di avere tutte le strutture di cui hai bisogno, di giocare in ogni momento dell'anno all'aperto, che è una cosa fondamentale. Noi adesso dovremo andare dieci giorni a Mallorca ad allenarci per trovare delle condizioni non uguali a quelle dell'Australia, perché non farà così caldo, però simili, perché qui a Torino non possiamo fare un mese di preparazione giocando al coperto a due gradi per poi andare in Australia dove ci saranno trenta gradi. Un po’ come il discorso dell'esibizione di Sinner in Arabia al Six King Slam, in cui ha guadagnato sei milioni di dollari e qualcuno ha detto che non bisogna prendersi in giro. È lavoro, tutti lavoriamo per degli obiettivi, per passione, ma tutti poi dobbiamo mangiare a pranzo, a cena e poterci permettere le bollette.
Non avrei riaperto il discorso, ma siccome l'hai detto, allora ti chiedo se non stride con il fatto che Sinner dice che non lo fa per soldi e poi salta il Parigi-Bercy.
Ho letto una dichiarazione di Cahill in cui ha fatto capire che forse a Jannik non è uscita benissimo l’esternazione, perché tutti lavorano. Anche lui, ma è giusto, sarebbe sbagliato il contrario. Ti offrono la possibilità di vincere sei milioni di dollari andando a fare un torneo e sei già in Cina, sei quasi di passaggio. Credo sia stata una cosa fantastica. Perché no? Su Bercy, invece, non credo che lui l’abbia saltato perché è andato a fare l'esibizione in Arabia. Da quel punto di vista lui è sempre stato piuttosto coerente. Ha saltato anche Roma, perché non stava bene.
Sinner con Sonego che rapporto ha?
Molto buono.
Chi è un tennista che è stato vicino a Lorenzo in questo momento di difficoltà?
Lorenzo ha un buonissimo rapporto con quasi tutti gli italiani. Spicca sicuramente Matteo, perché sono cresciuti insieme, hanno solo un anno di differenza, hanno fatto un certo tipo di percorso e hanno una persona, Umberto Rianna, che in una parte di carriera ha aiutato moltissimo entrambi, quindi hanno condiviso tante cose. So che anche Jannik a suo modo gli è stato vicino e ha cercato di aiutarlo. Poi ha un buonissimo rapporto anche con Vavassori, anche per questioni anagrafiche.