La foto più recente pubblicata da Jorge Martín sui social lo ritrae in un brindisi schioccato con la Ducati Pramac numero 89, la creatura del suo primo titolo mondiale MotoGP. Lui, per l'ultima volta, indossa la felpa della squadra di Paolo Campionti, si china leggermente verso il manubrio della GP24 e dolcemente appoggia il bicchiere di spumante sul cupolino della moto viola, quasi trasferendole un bacio sulla guancia. Nella didascalia scrive: "Cin cin per l'ultima volta! Mi sento un po' malinconico".
In realtà Jorge Martín è visibilmente stanco, saturo. La sensazione è che se potesse chiudersi in casa e dormire per giorni filati lo farebbe senza pensarci due volte, spegnendo il telefono e chiudendolo in una cassaforte di cui preferirebbe dimenticarsi il codice di accesso . A separarlo da questo sogno bello e impossibile, meritatissimo ma apparentemente irraggiungibile, sono state due settimane di tour mediatici tra gli studi delle principali emittenti radiotelevisive spagnole (di come il manager Albert Valera abbia comprensibilmente cercato di massimizzare il ritorno di immagine del suo cliente dopo il titolo mondiale ne abbiamo parlato qui), prima del bagno di folla nel paese natale, San Sebastian de los Reyes. Così a Jorge, a margine dell'evento Campioni in Festa di Bologna (ultimo impegno ufficiale da ducatista per il neo campione del mondo), chiedono di assegnare alla festa di San Sebastian un posto nella classifica delle sue personalissime emozioni. Lui risponde sinceramente, dosando bene le parole che fluiscono dalle sue labbra a frequenze basse, spossate, scariche: "Sicuramente i festeggiamenti nel mio paese sono stati incredibili. C'era tanta gente che mi ha supportato per tutta la vita, tutte le cose che mi stanno arrivando sono bellissime. Ora voglio tornare a casa perché sono stanco, anche mi sto godendo questo momento. È bellissimo, non ho avuto neanche il tempo di andare un giorno a casa (Andorra, ndr), sono un po' stanco, ci sono state tante cose da fare, ma ovviamente ringrazio la vita per questa opportunità, sono un privilegiato. Sono molto felice per la mia famiglia, per il mio team, e per tutti quelli che sono stati coinvolti in questo successo".
Poi gli domandano se, tornando indietro di una decina di mesi, si sarebbe aspettato di vincere il titolo mondiale: "Ovvio, come dicevo a Gigi (Dall'Igna, ndr), se inizio la stagione pensando di non vincere starei a casa, perché tutta quella fatica mentale che serve per vincere verebbe a mancare". Un giornalista a questo punto commenta "mentalità alla Ibrahimovic" e Jorge - che ha sempre ammesso di non seguire il calcio - replica candidamente: "Non conosco la sua mentalità". Tutti i presenti ridono, prima di spostare i discorsi sulla prossima sfida del madrileno, l'Aprilia. Martín non sembra avere la forza di pensare alla "prossima partita" al momento, ma risponde da professionista: "L'obiettivo del 2025? Non lo so, all'inizio sicuramente costruire, imparare. Vediamo dove partiamo e da lì proveremo a migliorare ogni giorno. Se si parte bene magari si possono fare cose grandi, se si parte meno bene vediamo cosa viene fuori, ma penso che il potenziale sia molto alto". Gli fanno notare che, nella storia del motociclismo, solamente Valentino Rossi, Eddie Lawson e Giacomo Agostini hanno cambiato moto nella stagione successiva alla vittoria di un titolo mondiale: "Penso sia una sfida molto grande e difficile, passare da un progetto vincente ad un altro che al momento non lo è per niente mi dà ancora più motiviazione. Sicuramente restare in Ducati sarebbe stato bellissimo, ma questo nuovo progetto mi dà ancora più motivazione per provare ad essere qualcuno nel mondo del motociclismo".
Lasciando per un attimo da parte i temi agonistici, chiediamo a Jorge se abbia già trascorso una notte con il trofeo del campione del mondo della MotoGP (una spirale formata da tessere su cui sono incisi i nomi dei vincitori della top class dal 1949 ad oggi, spirale alla quale da un mese è stata aggiunta la tessera che porta il nome di Martinator) appoggiato accanto a lui, tra lenzuola e cuscino: "No, non ci ho ancora dormito (sorride, ndr), ce l'ha mia mamma a casa sua, e ancora non lo molla. Sono stato a Madrid e ho sempre portato in giro la coppa, cosa che non ho visto fare tanto agli altri piloti che hanno vinto. Io penso sia bellissima, non perché è mia ma perché è un trofeo che si costruisce con la storia, per questo mi piace tenerla vicino e portarla in giro". Infine il campione del mondo viene sollecitato ad esprimere un commento sulla sua storia con Ducati e lui, all'ultima apparizione da pilota di Borgo Panigale, si lascia sfuggire una frase nostalgica e sibillina: "Devo ringraziarla per l'opportunità che mi ha dato di lottare per il Mondiale fino alla fine, sicuramente nessuno di voi pensava sarebbe andata così. Chissà, forse nel futuro potremo ritornare insieme".