In Giappone, quando una ceramica preziosa si rompe in mille pezzi, non viene buttata. I cocci vengono rimessi insieme con l’aiuto dell’argento o dell’oro liquido, creando delle nervature sinuose, impreziosendo le cicatrici e dando vita ad un oggetto nuovo, più complesso, meno scontato. Sebastian Vettel sta cercando di fare esattamente questo con la sua carriera, esplosa in mille frammenti negli ultimi anni. Una deflagrazione, causata da una lunga serie di errori plateali, che lo ha lasciato attonito.
Sebastian è arrivato a dubitare delle proprie capacità, lo ha ammesso candidamente alla stampa. Non si riconosceva più, lui che ha vinto così tanto, in modo straripante, quando era poco più di un ragazzino, in quel pilota spento, fragile. Non accettava la sua spirale discendente, condita dallo stesso errore, ripetuto una, due, troppe volte. Testacoda che gli hanno fatto girare la testa, facendolo diventare l’ombra di se stesso nell’ambiente che aveva sognato così tanto, voluto a tutti i costi.
Sebastian è uno di noi, più italiano di tanti nostri connazionali. Vulnerabile, emotivo, assai lontano dallo stereotipo del tedesco controllato, composto. Sebastian non ha paura di piangere, di mostrare le sue debolezze. Ma nel contempo non è plateale nelle sue reazioni. Sembra voler ridurre le sue sofferenze ad una singolarità, rendendosi piccolo piccolo, senza sputare nel piatto in cui ha mangiato. Ma gliela si legge sul viso, sbattuto e stanco, la fatica che sta facendo a separarsi dalla Rossa.
Sebastian ha amato – e ama ancora – la Ferrari in modo appassionato, scellerato. Roba da perderci la testa. E lui sembra esserci arrivato molto vicino. Un cortocircuito che l’ha lasciato attonito, e con tanti rimpianti. È inevitabile. L’obiettivo principe, il titolo mondiale, non l’ha centrato. Molti lo hanno odiato per questo. Ma tanti, ora che tutto sta per finire, percepiscono la malinconia di una separazione sofferta. Perché odiare Seb è praticamente impossibile.
Non è una diva capricciosa, Sebastian. Ha solo accennato ai conflitti che pare aver vissuto all’interno della Ferrari. Ha avuto parole di stima per Mattia Binotto, anche se ha ammesso che tra loro il feeling non c’è mai stato. È un signore, Sebastian Vettel. Un gentiluomo d’altri tempi, analogico, che sembra fuori posto nella F1 attuale, fatta di immagine più che di sostanza. E, prima di tutto, è una grande tifoso della Ferrari. Che gli ha dato tanto, e fatto perdere moltissimo. Per questo è difficile avercela con lui, vedendolo così provato, sconsolato.
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Ma ora è tempo di lasciarsi alle spalle la Ferrari, guardando al futuro. Sebastian aveva già cominciato rimettere insieme i cocci, incollandoli con il metallo vivo del suo terzo posto in Turchia. E ora arriva la nuova avventura in Aston Martin, con la quale spera di rinascere. Non come il campione che era, ma come quello che potrebbe diventare. Unendo uno ad uno i frammenti con l’oro liquido della sua esperienza e delle sue sofferenze.