Sorridere per un decimo posto in qualifica sembra il colmo per un quattro volte campione del mondo di Formula 1 come Sebastian Vettel. Ma la verità è che un risultato così gli serviva come l’aria. È un’iniezione di fiducia che, se confermata da un buon risultato domani, potrebbe essere l’inizio dell’emancipazione di Sebastian da se stesso. Dalla parte che continua a indurlo in errore, che lo fa mancare di lucidità nei momenti cruciali.
Che lo porta a esitare, come se incespicasse nello svolgere manovre che per lui erano naturali, come un gesto involontario.
Sembra poca roba, un decimo posto. Per la situazione attuale dell’Aston Martin, però, non è oro colato, ma quasi. Vettel è approdato alla Q3, mentre il suo compagno di squadra, Lance Stroll, non ha nemmeno passato il taglio della Q1, nonostante disponesse di un fondo piatto che Seb potrà sfruttare solo da Barcellona. Il team di verde vestito sta attraversando un periodo cupo, che i detrattori della ex Racing Point, ancora scottati dalla guerra dei cloni dello scorso anno, non esiteranno a definire karma. Indotto dagli altri team, che, volendo indebolire la Mercedes delle meraviglie, hanno deciso per un taglio al fondo piatto che ha reciso di netto la competitività della Aston Martin.
In questo modo, Vettel si è ritrovato una vettura con il retrotreno scomposto, esattamente ciò che non gradisce. E si è perso per l’ennesima volta. Ma nelle prime gare è emerso qualcosa di più della semplice mancanza di feeling con una monoposto sgradita. Una sorta di inquietudine, un'ombra assai difficile da decifrare. Di qualsiasi cosa si tratti, Sebastian è artefice del suo destino. E il risultato di oggi, per quanto possa sembrare modesto agli occhi degli scettici, è pur sempre un passo nella direzione giusta.
La strada è lunga, però. E la bussola la può ritrovare solo Seb. Già dato con un piede nella fossa da chi pensa che la presenza di un terzo pilota come Nico Hulkenberg possa impensierirlo. Parliamoci chiaro: se Vettel avesse timori su Hulkenberg, sarebbe davvero finita. Non perché Nico sia scarso, anzi. Ma perché Seb rimane un quattro volte campione del mondo. Le risorse che gli servono sono tutte dentro di lui. Ci sono ancora.
Da qualche parte il ragazzino pigliatutto esiste. Deve solo ritrovarlo.
Il problema è che è più facile a dirsi che a farsi, ovviamente. E solo il tempo ci dirà se quello di oggi sia un vero vento di cambiamento, o se siano state solo le raffiche di Portimao a destabilizzare le gerarchie in pista. Un dato di fatto c’è: in una giornata in cui molti hanno sbagliato, o hanno sofferto parecchio il vento dell’Algarve, lui si è lasciato trasportare, senza perdere il controllo. È questo il Seb che vorremmo rivedere, in pianta stabile. E non solo come un lampo di qualcosa che è stato e non è più.