Sapere di Sebastien Loeb alla Dakar è sempre una buona notizia. Il nove volte iridato nel WRC ha già partecipato a quattro edizioni, collezionando un secondo posto nel 2017 ed un terzo nel 2019, sempre sulla Peugeot 3008 DKR. Dopo aver saltato l’appuntamento nel 2020, il francese prenderà parte alla sua prima Dakar in Arabia Saudita con Prodrive assieme a Nani Roma. Il pilota spagnolo, classe 1972, di Dakar ne ha vinta una con le moto nel 2004 ed un’altra con le auto dieci anni più tardi.
Ad unire i due fuoriclasse c’è la Prodrive BRX Hunter, prototipo sviluppato per il team Bahrain Raid Extreme con l’unico scopo di vincere una delle competizioni motoristiche più estreme del pianeta.
Cominciamo col dire che se la Hunter non assomiglia troppo a qualcosa di già visto è anche grazie al regolamento della FIA, sedici pagine di indicazioni mai troppo stringenti che possono essere riassunte così: non spendete troppo, non usate troppa tecnologia e divertitevi a sperimentare. Il confronto con la Formula 1, dove il regolamento è composto da 160 pagine di regole e cavilli, è impietoso. Inoltre la macchina di Loeb e Roma è iscritta alla categoria T1, ovvero la più prestigiosa, quella con le vetture che si giocheranno la vittoria assoluta tra le auto.
Se invece la Hunter vi ricorda qualcosa di già visto è perché a curarne design ed aerodinamica è stato Ian Callum, uno dei designer britannici più quotati dell’industria automotive. È stato lui ad aver dato le linee a vetture come la Jaguar F-Type, la Jaguar I-Pace e la Aston Martin DB9. Quelle che sembrano delle generose prese d’aria per il raffreddamento dei freni all’asse posteriore sono in realtà vani per le due ruote di scorta, mentre l’imponente spoiler posteriore è stato pensato per offrire più stabilità ad alte andature, non per aumentare la downforce (e quindi l’aderenza).
Nel complesso però, la vettura è piuttosto semplice. Non ci sono paddle al volante (vietati dal regolamento), ma solo un sequenziale a sei marce che richiedono l’intervento della frizione. Non essendo possibile fare regolazioni elettroniche dall’interno della vettura, l’unico modo per cambiare la taratura delle sospensioni è manualmente, intervenendo direttamente sulla meccanica ai bivacchi. Il capo ingegnere di Prodrive ha spiegato che, per fare la differenza alla Dakar, l’importante è avere pieno controllo del veicolo nelle fasi più delicate della guida: "Pensate a queste auto come ad aerei: è importante avere una buona visibilità quando si è in aria”.
Il punto forte della BRX Hunter però è sotto al cofano. Il prototipo è infatti spinto da un V6 da 3,5 litri Twin Turbo a benzina con oltre 400 cavalli e 680 Nm di coppia massima, basato sullo stesso Ecoboost che si può trovare su Ford F-150 o Ford GT.
È anche la prima volta che un turbo benzina può accedere alla competizione: finora infatti era possibile gareggiare soltanto con motori turbo Diesel o aspirati a benzina. Per limitare il vantaggio dato dal motore turbo, gli organizzatori hanno però specificato che la curva di potenza e coppia deve riprendere quella di un aspirato. Resta il fatto che gli oltre 400 cavalli espressi dal motore sono più che sufficienti a mantenere i 180 Km/h di velocità massima imposti dal regolamento.
Per ora la Prodrive BRX Hunter che debutterà con Loeb e Roma (rispettivamente navigati da Daniel Elena e Alex Wincocq) è stata costruita per le competizioni, ma il preparatore britannico non esclude nuove varianti per scopi militari e, in futuro, una versione stradale con targa e frecce.